La Nuova Sardegna

Sassari

Il processo

Spray al peperoncino per proteggersi dall’ex marito, una 57enne sassarese a processo

di Nadia Cossu
Spray al peperoncino per proteggersi dall’ex marito, una 57enne sassarese a processo

L’accusa: eccesso colposo di legittima difesa. L’imputata: lui aveva il divieto di avvicinamento e quando mi è venuto incontro ho avuto paura

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Sassari In un precedente procedimento penale – dove la persona offesa era sempre l’ex marito – era stata assolta dal reato di turbativa d’asta. In quell’occasione, secondo l’accusa, durante la vendita della casa coniugale in seguito alla separazione, l’imputata – una 57enne sassarese, difesa dall’avvocato Stefano Porcu – avrebbe ostacolato le operazioni creando trambusto e usando uno spray urticante contro l’ex coniuge che era anche lui presente in quel momento nello studio dell’avvocato che seguiva la pratica.

Ma non era l’unico reato che le veniva contestato. Secondo la Procura, infatti, l’aver usato quello spray era stato un “eccesso colposo di legittima difesa”, come lo definisce il codice penale nell’articolo 55. Ossia una reazione di difesa eccessiva: in sostanza non c’è la volontà di commettere un reato ma viene meno il requisito della proporzionalità tra difesa e offesa.

E questo per l’accusa sarebbe accaduto a ottobre del 2021 quando l’imputata, vedendo l’ex coniuge andarle incontro nelle scale condominiali del palazzo dove aveva sede lo studio legale e dove si stava tenendo l’asta, gli aveva spruzzato contro lo spray al peperoncino “con l’intenzione – era scritto nel capo di imputazione – di difendersi da una ipotizzata aggressione, eccedendo colposamente i limiti stabiliti dalla legge per l’esercizio della legittima difesa e non riuscendo ad attingere la persona offesa perché il getto nebulizzato non raggiungeva il volto della vittima grazie alla distanza e alla protezione offerta dalla mascherina indossata”.

In realtà, come è poi emerso, all’uomo era stato applicato il divieto di avvicinamento alla moglie in seguito a un procedimento per stalking e maltrattamenti. Lei quel giorno – come aveva raccontato al giudice durante l’esame cui si era sottoposta nell’altro processo – si era spaventata moltissimo. Aveva spiegato di essere andata nello studio legale «per vedere chi avrebbe comprato la casa. Non volevo affatto turbare lo svolgimento dell’asta. Poi mi hanno detto che mio marito forse sarebbe stato presente e così avevo deciso di andare via».

Ma mentre usciva sarebbe successo il finimondo: «In quel momento è arrivato lui e io mi sono spaventata. Gli ho subito detto che non poteva stare a meno di 200 metri da me e che quindi doveva andare via o farmi andare via. Invece ha continuato a salire le scale quasi per venirmi addosso. E allora ho preso lo spray e l’ho spruzzato, ma l’ho fatto per difendermi non per impedire l’asta».

Versione alla quale aveva creduto anche il giudice che non aveva accolto la richiesta di condanna a sei mesi fatta dal pubblico ministero e aveva invece condiviso la tesi del difensore Stefano Porcu e, soprattutto, la sua richiesta di assoluzione.

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