La Nuova Sardegna

Sassari

Corte d’assise d’appello

Sassari, «Movente economico e gelosia»: per questo Farci uccise Speranza Ponti

di Luca Fiori
Sassari, «Movente economico e gelosia»: per questo Farci uccise Speranza Ponti

Depositate le motivazioni della sentenza che ha confermato l’ergastolo al 56enne di Assemini. Per i giudici di secondo grado il compagno della 50enne di Uri tentò di cancellare le prove

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Sassari Aveva due moventi, quello economico e quello legato alla gelosia. È per questo, accecato dalla rabbia per aver scoperto che la compagna aveva riallacciato i rapporti con l’ex marito, e spaventato dall’idea di perdere il denaro che la donna aveva in banca, che Massimiliano Farci uccise la fidanzata Speranza Ponti e fece sparire il suo corpo, impedendo agli inquirenti «di ricostruire nell’immediato epoca e causa certa della morte.

Sono racchiuse nelle 132 pagine della sentenza - depositata i giorni scorsi dalla corte d’assise d’appello - le motivazioni che hanno portato i giudici di secondo grado a confermare l’ergastolo nei confronti del 56enne originario di Assemini, accusato di aver ucciso la 50enne di Uri il 5 dicembre 2019 ad Alghero, facendo ritrovare il suo corpo in un campo alla periferia della città catalana alla fine di gennaio del 2020.

«Il Farci – hanno scritto i giudici nella sentenza – non solo si è disfatto del cadavere di Speranza, ma, attraverso la mistificazione della realtà, ha posto in essere un comportamento tendente ad impedirne, o ritardarne il più possibile, il ritrovamento, così che non è stato possibile trovare, per esempio, il solco tipico dell’impiccamento nel collo della vittima, oppure i traumi conseguenti all’aggressione. Un comportamento, anche questo, finalizzato a eliminare ogni prova del delitto da lui commesso».

Farci, che sta già scontando un ergastolo per l’uccisione nel 1999 dell’imprenditore Renato Baldussi di San Sperate (ma dal 2017 era in semilibertà e aveva aperto una pizzeria ad Alghero), si era sempre dichiarato innocente, sostenendo di aver trovato la compagna morta in casa ad Alghero, impiccata con un lenzuolo alla porta della camera da letto.

«La versione proveniente dal Farci – si legge nelle motivazioni della sentenza – secondo cui Speranza si sarebbe suicidata, risulta, alla luce delle risultanze processuali, anche intrinsecamente inverosimile. Impossibile – scrivono i giudici – che la donna sia tolta la vita: sono incredibili le modalità scelte, con un lenzuolo matrimoniale, del quale Farci si era immediatamente liberato, fatto passare sul colmo della porta. Così come non è verosimile – scrivono ancora i giudici – che il Farci, dopo avere pianto e vegliato sul cadavere della donna, non abbia fatto verificare il suicidio da terzi testimoni, quali i vicini di casa o le forze dell’ordine».

Pressato dai carabinieri dopo la scomparsa della donna, quasi due mesi dopo, aveva ammesso di avere occultato il cadavere, portandolo in una collinetta con vista sul promontorio di Capo Caccia, spiegando di averlo fatto sia perché era un desiderio di Speranza, sia perché aveva paura di non essere creduto dalle forze dell’ordine.

«Farci sapeva che Speranza aveva delle somme depositate in banca, oltre che danaro contante – si legge ancora nelle motivazioni dell’ergastolo – e aveva provveduto, dopo la sua morte, a effettuare prelievi e versare sul suo conto del denaro contante della vittima, a riprova del fatto che non risponde al vero che parte delle somme versate sul conto corrente postale della donna provenivano dal guadagno della pizzeria, in quanto non era opportuno che egli versasse somme sul suo conto che sarebbero state destinate a coprire il debito nei confronti dello Stato e delle parti civili costituite nel processo per il precedente omicidio».

Il collegio presieduto da Maria Teresa Lupinu (a latere Marina Capitta) ha anche spiegato per quale motivo, ribaltando la decisione del primo grado, Farci sia stato condannato a risarcire anche Manlio Prainito, l’uomo da cui Speranza era separata, ma non divorziata. «Esaurendo il plafond mensile di dicembre e gennaio attraverso dieci prelievi da 500 euro ciascuno - hanno scritto i giudici - Farci aveva aggredito la massa ereditaria, cagionando un pregiudizio patrimoniale anche (e principalmente) a Prainito».

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