Natalino Melis, la Freccia Rossa della Wilier Sassari
Sabato 15 la società sassarese ha celebrato i 75 anni di vita con una serata al Teatro Astra
Sassari Non ha potuto partecipare fisicamente ai festeggiamenti per i 75 anni della squadra dove ha dato i primi calci a un pallone, la Wilier, che sabato 15 ha celebrato la ricorrenza al Teatro Astra, ma certamente era presente con il cuore l’ex calciatore Natalino Melis.
Classe 1960, nato a Li Punti e detto il Rosso per il colore inconfondibile dei suoi capelli, simili a suo fratello Cenzo che è stato calciatore nel Porto Torres, in serie D, e nel Sorso, in serie C.
Natalino Melis, senza ombra di dubbio, è stato il miglior talento cresciuto nella società giallorossa, la più antica di Sassari dopo la Torres. Una storia calcistica fulminea, una carriera luminosa stroncata solo da una malattia, che lo ha sorpreso a 20 anni, ma i cui sintomi si erano manifestati anche prima. Una malattia affrontata da Natalino con coraggio e dignità, senza lamentarsi mai. Natalino Melis vive da tanti anni a Cagliari, ha 64 anni, è sposato con Patrizia ed è padre di Erika e Claudia, 41 e 37 anni.
Natalino arrivò nelle giovanili del Cagliari a 16 anni, ma le ossa se le fece con la maglia giallorossa della Wilier. Nato in via Cosseddu, a Li Punti, da bambino è un portento. Gioca in strada e al campo della Wilier. È il più bravo dei giovanissimi, allenato da Mario Ruiu, nella società fondata e presieduta da Giovanni Farina.
Signor Gnocchi, lo scopritore di talenti, lo porta a Cagliari, soffiandolo ai rivali della Torres, che ci avevano puntato gli occhi sopra. Natalino è un mezzo sinistro completo, velocissimo, un trascinatore in campo. Quando è in giornata non lo ferma nessuno. Nel 1977, al torneo internazionale di Santa Teresa di Gallura, viene giudicato miglior calciatore del torneo. Dietro di lui rimangono futuri campioni del calibro di Franco Baresi. Nella sua squadra c’è gente come Sandro Loi, Fabio Todde, Tonio Ravot: tutti esordiranno in serie A col Cagliari.Natalino, pupillo di Gigi Riva, nella foresteria di via Aosta qualche volta si sente strano: «Ho la gamba fredda, dopo i tiri non mi sento i piedi. Forse la stanchezza». Riva lo incoraggia, i compagni pure.
Ma non è la stanchezza. Purtroppo. È una malattia allora sconosciuta, una forma di sclerosi. A soli 20 anni, quando lo mandano a Quartu Sant’Elena a farsi le ossa in serie C, ha la gamba totalmente bloccata. All’improvviso. Rimane un anno fermo. Poi riprende con l’Iglesias in serie D Ma è inutile, il male lo blocca ancora. A soli 21 anni, Natalino Melis abbandona il calcio. È stato una stella cometa dello sport in Sardegna.
«I tempi della Wilier non li ho mai dimenticati – dice lui da Cagliari -. I miei idoli erano Gesuino Pilo e Franco Maninchedda, “il sinistro di Dio”. Ho smesso presto, è vero, ma amo sempre il calcio e le mie soddisfazioni me le sono prese: in primis la mia famiglia. La gioia più grande nel pallone? La vittoria in finale a Santa Teresa contro l’Hayduk Spalato. Cinque di loro finirono nella nazionale jugoslava. Mi voleva anche il Milan, qualora avesse preso Pietro Paolo Virdis».
La vita ha voluto invece che Natalino smettesse. Ma i più anziani a Li Punti ricordano quel bambino dai capelli rossi, che correva felice con un pallone e sembrava avesse le ali ai piedi.