Sassari, ricettavano dentro gli oro service: condannata la banda dei furti in appartamento
Dieci condanne, tre patteggiamenti, un rinvio a giudizio e un’assoluzione per le quindici persone indagate nel 2018 per riciclaggio, ricettazione e una raffica di colpi in casa
Sassari Dieci condanne, tre patteggiamenti, un rinvio a giudizio per affrontare il processo con il rito ordinario e un’assoluzione. È quanto stabilito ieri mattina dal giudice dell’udienza preliminare Gian Paolo Piana nei confronti di una presunta banda di quindici persone, quasi tutte sassaresi, finite sotto la lente d’ingrandimento della Procura della Repubblica di Sassari nel 2018 con l’accusa di riciclaggio, ricettazione e una raffica di furti in abitazione.
La pena più alta ieri mattina è stata inflitta a Davide Melki, condannato con il rito abbreviato a tre anni e dieci mesi di reclusione.
Il 34enne, originario di Tempio, difeso dagli avvocati Andrea Piroddi e Paolo Spano, doveva rispondere di una serie di furti commessi - secondo le indagini eseguite dalla squadra mobile - in vari appartamenti della città, alcuni dei quali con altri imputati. Tre anni e cinque mesi sono stati inflitti a Davide Azzu e due anni e dieci mesi a Angelo Fadda Mereu. Condanne più lievi sono state inflitte a Elisabetta Branca (un anno a e dieci mesi), Alessandro Cargiaghe (un anno e dieci mesi) Antonio Puggioni (un anno e dieci mesi) Fabio Fois ( un anno e dieci mesi), Claudio Sechi (un anno e dieci mesi) Massimo Daniele Meloni (10 mesi), Queen Oldani (dieci mesi e 20 giorni di reclusione con la sospensione condizionale della pena) Manolo Fois, Valentina Boe e Omar Pintus hanno patteggiato due anni di reclusione.
È stata invece assolta Maria Grazia Solinas. Il rinvio a giudizio è stato disposto invece per Laura Pischedda. Il collegio difensivo comprendeva anche gli avvocati Marco Palmieri, Massimiliano Tore, Patrizia Marcori.
Le richieste di condanna ieri mattina sono state formulate dal pubblico ministero Gianni Caria. L’indagine della squadra mobile era durata due anni. Alcuni componenti della banda - avevano accertato gli investigatori - rompevano i vetri delle finestre di appartamenti che solitamente si trovavano ai primi piani dei palazzi e, una volta dentro l’abitazione, facevano razzia di gioielli.
Un modus operandi che si ripeteva come un copione e che aveva determinato, a partire dalla primavera del 2018, una pioggia di denunce in questura e anche nella caserma dei carabinieri. Quattro anni fa erano stati notificati quindici avvisi di conclusione delle indagini preliminari ad altrettante persone considerate responsabili, a vario titolo, di furto in abitazione, riciclaggio dei proventi dell’attività illecita e truffa.
Ieri in aula l’accusa di riciclaggio è caduta. Il lavoro della polizia era partito nel 2018 quando l’ufficio della questura di Sassari ha iniziato a ricevere numerose denunce di furto in abitazione, in città ma anche nell’hinterland.
L’attenzione degli investigatori si era subito concentrata sul fatto che ci fosse un’identica tipologia di azione. Le indagini erano state orientate sulla ricerca di versamenti dei gioielli rubati nei compro oro e questo aveva permesso di individuare una rete di personaggi che gravitavano nel mondo della microcriminalità cittadina, riconducibili agli autori dei furti.
A questo punto la polizia aveva avviato una minuziosa ricostruzione dei movimenti dei sospettati attraverso l’attento studio di numerosissime registrazioni provenienti dagli impianti di videosorveglianza. Erano poi state sentite le vittime dei furti che avevano riconosciuto gran parte dei preziosi recuperati nei compro oro e sottoposti a sequestro.