Allarme tubercolosi al carcere di Sassari, il garante: «Troppa omertà»
La rabbia di Gianfranco Favini: «Nessuna comunicazione ufficiale». Il Sappe: «Vite a rischio, servono risposte immediate»
Sassari Continua a montare la protesta degli operatori per il presunto focolaio di tubercolosi nel carcere di Bancali.
Il Sappe Alla denuncia degli avvocati sassaresi dell’altro ieri, con Danilo Mattana presidente della Camera Penale “Enzo Tortora” di Sassari che ha parlato di «situazione non chiara, si è aggiunto ieri l’intervento del segretario regionale del Sappe Luca Fais, che oltre a sottolineare la presenza di «diversi casi di Tbc sia tra i detenuti che tra il personale di polizia penitenziaria», ha rivelato che: «molti detenuti, pur manifestando tutti i sintomi riconducibili alla malattia si rifiutano di fare i controlli necessari per escludere il contagio».
La rabbia del garante Situazione confermata dal garante dei detenuti comunale Gianfranco Favini che attacca: «Su questa situazione c’è una inaccettabile omertà. Nonostante il mio ruolo ufficiale e la mia frequentazione quotidiana nell’istituto, che per ovvi motivi ho sospeso da una decina di giorni, né la direzione del carcere né quella sanitaria della Asl mi hanno informato ufficialmente di una situazione sanitaria che rischia di essere esplosiva, e che lede il diritto alla salute dei reclusi e dei tanti operatori che lavorano in carcere. Se non avessi così a cuore il mio incarico mi sarei già dimesso per protestare contro questo inqualificabile comportamento».
Il vertice Ed effettivamente di ufficiale c’è ben poco. E per avere il quadro più chiaro della situazione bisognerà attendere mercoledì mattina, con una riunione richiesta dallo stesso Favini nella sede della direzione generale della Asl di Sassari alla presenza del direttore sanitario e del presidente del Tribunale di sorveglianza.
I numeri Per ora gli unici numeri sono quelli resi noti dagli avvocati. Giovedì pomeriggio, dopo aver chiesto informazioni, il personale presente nell'ufficio colloqui di Bancali un avvocato che doveva incontrare un cliente detenuto, ha ricevuto un documento della Asl di Sassari datato 20 giugno 2024, nel quale si fa riferimento a un numero di detenuti risultati colpiti dalla Tbc e la direzione strategica dell’azienda sanitaria specifica che sta procedendo alla stesura di una procedura per lo screening dell’intera popolazione detenuta. Il primo caso fa sapere la Asl nella nota si era verificato lo scorso 12 aprile e il secondo cinque giorni dopo. Secondo gli ultimi dati a disposizione della Asl su 78 test eseguiti 37 detenuti sarebbero risultati positivi. Sempre giovedì sera è stata allertata la Procura della Repubblica che potrebbe già avere disposto i primi accertamenti.
L’allarme L’allarme Tbc era già stato lanciato qualche giorno fa dai sindacati quando un poliziotto era risultato positivo alla tubercolosi. Il contagio è avvenuto a seguito del contatto con un detenuto infetto. «L’agente – spiegano i sindacati – ha iniziato le cure per la Tbc e dovrà sottoporsi dopo 30 giorni di controlli ematici per monitorare eventuali danni al fegato. Abbiamo scritto alla direzione, all'assessore alla Sanità e per conoscenza al provveditore dell'Amministrazione Penitenziaria. Vorremmo sapere quali sono gli interventi che stavano mettendo in atto».
Vite a rischio Richiesta reiterata ieri dal Sappe: «Come risaputo – spiega Fais – la tubercolosi è una malattia infettiva che, se non trattata adeguatamente, può portare al decesso. Per questo gli interventi devono essere concreti e repentini. Se questo appreso fosse confermato sarebbe quantomai allarmante per tutte quelle figure che si trovano all’interno del carcere e per le rispettive famiglie». «Ancora una volta – chiude il segretario regionale del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria – chiediamo un urgente riscontro sullo stato dei fatti e chiediamo di potere conoscere quali interventi sono eventualmente già stati fatti a tutela dei poliziotti e di tutte quelle figure che vario titolo sono presenti all’interno della struttura».
La malattia La tubercolosi è una malattia infettiva e contagiosa, causata da un batterio, il Mycobacterium tuberculosis, chiamato comunemente Bacillo di Koch (dal nome del medico tedesco che lo scoprì). Nella maggior parte dei casi interessa i polmoni ma possono essere coinvolte altre parti del corpo. Se non trattata la Tb può portare al decesso. Si trasmette per via aerea, attraverso le secrezioni respiratorie emesse nell’aria da un individuo contagioso, per esempio tramite saliva, starnuto o colpo di tosse. Le persone nelle vicinanze possono inspirare i batteri e infettarsi. Attraverso le vie aeree i batteri raggiungono e si depositano nei polmoni dove cominciano a crescere e moltiplicarsi. Da lì in alcuni casi i batteri possono diffondersi attraverso il sangue ad altre parti del corpo.