Faradda, basta con i ritardi record: «Tempi precisi per il percorso»
L’Intergremio al lavoro dall’autunno con una commissione tecnica che ha elaborato una proposta firmata da tutti i gremi
Sassari La sterminata processione si snoda lungo il percorso che conduce da piazza Castello a Santa Maria di Betlem, il ritmo frenetico dei tamburi cadenza il ballo dei portatori degli enormi ceri, ma non ne accelera il passo. In tutto, i Candelieri nella loro Faradda percorrono poco meno di un chilometro e mezzo, 1.400 metri circa.
Il calcolo è presto fatto: l’anno passato, con partenza intorno alle 18 e arrivo dell’ultimo cero nel sagrato di Santa Maria poco prima delle 2 del mattino, i Candelieri si sono mossi a una velocità media di dieci volte inferiore ai due chilometri all’ora.
Una lentezza impressionante che sembra peggiorare di anno in anno e che, allo stesso tempo, è sempre più sofferta e mal digerita da fedeli, spettatori e protagonisti della Faradda. Senza dimenticare un dettaglio: in teoria il voto, rivolto dalla città alla Vergine dormiente per proteggersi dalla peste del Seicento, andrebbe sciolto entro la mezzanotte mentre, nei fatti, non accade mai prima dell’una.
La commissione Non è un caso che dopo il ritardo record dello scorso anno, l’Intergremio abbia deciso di chiedere un’assunzione di responsabilità a tutti i tredici gremi che prendono parte alla sfilata. «Anche perché – spiega il presidente dell’Intergremio Fabio Madau -, più tardi finisce la manifestazione, più aumentano le intemperanze degli spettatori». Proprio per cercare una soluzione, l’associazione che rappresenta dodici dei tredici gremi, ha creato fin dall’autunno su impulso del presidente una commissione tecnica. La guida Roberto Loriga, vice presidente dell’Intergremio e presidente dei Macellai, e il segretario è Nicola Senes, storico presidente dei Viandanti. «La commissione è composta da un rappresentante per ogni gremio – spiega Madau – e il suo lavoro è stato approvato anche dal gremio dei Braccianti, che non fa parte dell’Intergremio»
La proposta Il lavoro dei commissari è probabilmente partito dalla constatazione che la buona volontà, manifestata ogni anno dai gremi, non basta e che una macchina complessa come quella della Faradda va regolata con piccoli e frequenti accorgimenti. Ecco dunque la strategia: «Abbiamo stabilito dei milestones con dei tempi di riferimento di percorrenza al fine di rendere la Faradda più fluida e armonica».
Lungo tutto il percorso – piazza Castello, piazza Azuni, corso Vittorio Emanuele, piazza Sant’Antonio, corso Vico e piazza Santa Maria – vengono dunque individuati dei punti, pietre miliari o traguardi intermedi, che ogni cero deve raggiungere e lasciare entro una certa ora. Facile immaginare, per esempio, che sia stata prevista una durata precisa della permanenza davanti a Palazzo di Città, dove ogni gremio saluta il sindaco e il cero balla a lungo.
«Così eviteremo che si creino “buchi”, e il decorso avverrà con distanze più o meno uniformi tra i vari gremi, facendo in modo che la Discesa si concluda in tempi congrui e senza derogare alla festa» spiega ancora Madau. La proposta è stata messa per iscritto, al centro di un patto che è stato firmato dai rappresentanti dei gremi: «Speriamo sia il primo passo di un percorso che ci consentirà di migliorare lo svolgimento della festa» è l’auspicio del presidente Madau.
Fischi e alcol Anche perché, secondo Madau e non solo, c’è una correlazione fra la durata estenuante della Faradda e le intemperanze del pubblico: «Il nostro lavoro vuole dare un contributo, speriamo che la città risponda in modo educato e dignitoso. Lo dissi già l’anno scorso, il tema va affrontato in maniera organica e con un percorso che durerà a lungo: ci vorranno anni, ma abbiamo fiducia che ci riusciremo».
Il post Faradda, lo scorso anno, era stato caratterizzato dalle polemiche sui fischi rivolti all’indirizzo del sindaco Nanni Campus. E nei mesi successivi era arrivato l’avvertimento della presidente del comitato scientifico Unesco per la Rete delle Grandi Macchine a Spalla, Patrizia Nardi: «I fischi e gli insulti al sindaco sono una tradizione inventata che non corrisponde allo spirito Unesco, che invece alimenta il dialogo e il rispetto. Farei una riflessione su questo».