La Nuova Sardegna

Sassari

La protesta

Sassari, nel carcere di Bancali non c’è la Tbc ma l’emergenza resta

di Giovanni Bua
Sassari, nel carcere di Bancali non c’è la Tbc ma l’emergenza resta

Nessun contagiato ma tante criticità sanitarie e gestionali. Sindacati all’attacco: «I penitenziari stanno sprofondando»

06 luglio 2024
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Sassari All’interno del carcere di Bancali non c’è nessun caso di Tubercolosi. La comunicazione ufficiale è arrivata ieri durante la riunione convocata nella sede della direzione generale Asl alla presenza, tra gli altri, dei direttori sanitario e amministrativo dell’azienda, Vito La Spina e Mario Giovanni Altana, il presidente del tribunale di sorveglianza Giommaria Cuccuru, il garante dei detenuti, Gianfranco Favini e il direttore della Clinica Malattie Infettive, Sergio Babudieri.

I numeri Proprio Babudieri, in veste di consulente esterno dell’Asl, ha dato i numeri definitivi sul presunto e per fortuna non presente focolaio: sono state valutate circa 250 persone, 34 in profilassi per Tubercolosi latente, ma non sono stati individuati positivi contagiosi.

Un sospiro di sollievo che non placa però le polemiche sulla situazione sanitaria e generale all’interno della casa circondariale, in parte emerse durante la stessa riunione e in parte denunciate in un durissimo documento firmato dai segretari di Sappe, Uil Pa Pp, e Uspp Luca Fais, Michele Cireddi e Alessandro Cara.

La riunione Per quanto riguarda la riunione infatti, nella quale il garante Favini ha ribadito la totale assenza di comunicazioni nei suoi confronti sulle problematiche dell’istituto dicendosi pronto a dare le dimissioni se questo non cambierà, sono emerse le note criticità per quanto riguarda la sanità penitenziaria, con particolare accento sulla carenza di medici (dovrebbero essere 10 invece ne risultano in forza solo in 4, oltre i medici Ascot, che l’Asl impegna visto che il bando dedicato è andato deserto).

Personale Problemi anche per il “repartino”, con il progetto che sta proseguendo, ma avrebbe comunque il problema del personale in caso di degenza. E anche per quanto riguarda la radiologia: gli impianti sono stati installati e funzionano ma c’è un problema di licenza software che però potrebbe arrivare a breve. C’è poi il noto problema di sovraffollamento, con oltre 500 detenuti presenti, che porta inevitabilmente alla circolazione di malattie (anche infettive) e alla forzata convivenza di personalità con problematiche differenti e incompatibili (ad esempio tossicodipendenti e malati psichiatrici), con il paradosso che da una parte si lamenta la mancanza di possibilità per i reclusi di svolgere attività durante la giornata e dall’altra molti corsi stanno addirittura chiedendo per mancanza di iscrizioni da parte dei detenuti, poiché la maggior parte preferisce stare in cella.

I sindacati Un quadro allarmante a cui si aggiunge la dura presa di posizione dei sindacati che mette in luce un’altra serie di problematiche relative all’aumento vertiginoso delle aggressioni a danno dei poliziotti all’interno delle strutture carcerarie che hanno riportato danni fisici importanti.

«A Sassari – attaccano i segretari – alcuni agenti hanno subito ustioni di secondo grado, nell’intento di soccorrere un detenuto che si era cosparso di alcol per darsi fuoco. Il soccorso si è trasformato presto in una contenzione, in quanto l’autore dell’incendio ha aggredito i soccorritori, poi ricoverati incredibilmente nella stessa camera del detenuto, nel centro ustionati di Sassari. Era scontato ipotizzare che i vertici dell’Istituto si sarebbero precipitati in Istituto o in ospedale , (magari avrebbero scongiurato perlomeno il ricovero del poliziotto nella stessa camera del detenuto) ma come ormai i vertici di Sassari ci hanno abituato, hanno latitato anche in questa occasione. Per riuscire a far ricoverare l’agente in una stanza diversa dal detenuto aggressore, è stato quindi necessario richiedere, per le vie brevi, l’intervento del sottosegretario Del Mastro».

Provveditore «Nel frattempo – attaccano i sindacati – ci aspettavamo di iniziare con il nuovo provveditore un percorso anche per ricomporre la situazione disastrosa lasciata in dote dal suo predecessore. Pensavamo che sotto il livello disastroso era impossibile scendere ed invece siamo stati clamorosamente smentiti. Dopo la riunioni di presentazione, non solo le successive convocazioni sono arrivate rarissimamente ed in quelle pochissime volte il vertice regionale ha cercato di convincere spasmodicamente i sindacati sull’utilità di un suo progetto riorganizzativo che per noi rappresenta invece un clamoroso ritorno al passato. In maniera unilaterale questi progetti sperimentali sono comunque stati imposti agli istituti di Sassari e Cagliari confermando le nostre perplessità». «In tali Istituti regna confusione, le unità operative che le direzioni hanno imposto, contro il parere dei sindacati, sono in evidente contrasto con i protocolli di intesa locali e di fatto sono state eliminate le rotazioni nei posti fissi. Questo modus operandi del provveditore ha legittimato le stesse direzioni a violare regole concordate tra l’amministrazione e i rappresentanti dei lavoratori. Inoltre, la Sardegna è l’unica regione a non aver adeguato il protocollo di intesa regionale con il nuovo accordo quadro e le richieste di attivazione delle commissioni arbitrali regionali continuano ad essere ignorate». «Al sottosegretario ed ai vertici del Dap – chiudono i sindacati – chiediamo quindi di accelerare le procedure per l’invio di un nuovo Provveditore con cui poter riorganizzare fattivamente il lavoro degli agenti di polizia penitenziaria prima che la Sardegna penitenziaria possa sprofondare inesorabilmente».

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