Tentano di rubare in una casa a Osilo: un vicino delle vittime blocca i ladri col fucile
Quattro imputati a giudizio, uno condannato a due anni e sei mesi. Per gli altri presunti complici procedimenti ancora pendenti
Sassari Lui ha giurato di non avere nulla a che fare con quel (tentato) furto in abitazione e di aver solo dato un passaggio da Cagliari a Osilo a quelle due persone, insieme a un amico. Ma per il pubblico ministero Antonio Pala e per il giudice Anna Pintore, invece, l’imputato (un 46enne residente a Ploaghe) era a conoscenza della “missione” dei due coimputati e per questo motivo al termine del processo – che lui aveva scelto di affrontare col rito ordinario – lo ha condannato a due anni e sei mesi. Pena più severa rispetto a quella che aveva chiesto il pm, ossia due anni.
Convinto dell’innocenza del proprio assistito, l’avvocato difensore Pierluigi Olivieri ha preannunciato – una volta che il giudice avrà depositato le motivazioni – il ricorso in appello. Mentre i procedimenti a carico degli altri tre sono ancora pendenti (due in Cassazione, uno in primo grado).
I fatti risalgono al 2018 e a far saltare il colpo dei presunti ladri era stato un vicino di casa della famiglia vittima del furto. Si era accorto di qualche movimento sospetto e aveva prima chiesto a due uomini a bordo di un’auto (il 46enne e l’amico che viaggiava con lui) cosa ci facessero da quelle parti e poi, resosi conto che nell’abitazione poco distante si erano introdotte altre due persone che rovistavano alla ricerca di preziosi, dopo aver chiesto anche a loro spiegazioni, aveva tentato di fermarne la fuga bloccando con forza la porta di casae.
Nel frattempo, stando alla ricostruzione dell’accusa, gli altri due che erano in macchina – e che, sempre per la Procura, aspettavano i complici – si erano allontanati in direzione di Sennori. I ladri, che si trovavano dentro l’abitazione ubicata nella frazione di San Lorenzo, intanto, erano ugualmente riusciti a scappare a piedi in un terreno nel retro.
A quel punto l’audace vicino di casa delle vittime aveva raggiunto velocemente la propria abitazione e aveva preso il fucile da caccia – regolarmente detenuto in quanto in possesso del porto d’armi come cacciatore e come barracello – aveva inseguito i due ladri (che evidentemente non erano riusciti ad allontanarsi poi tanto) e gli aveva intimato di fermarsi. E loro, alla vista di quell’arma e forse temendo che l’uomo potesse realmente sparare, avevano desistito e non si erano più mossi. Fino all’arrivo dei carabinieri che al termine dell’attività investigativa avevano individuato tutti e quattro i componenti della banda.
I due che materialmente erano entrati in casa a caccia di gioielli sono stati condannati a pene superiori ai tre anni e i loro legali sono in attesa dell’udienza in Cassazione. Il terzo imputato che era in auto col 46enne di Ploaghe sta invece ancora affrontando il processo con il rito ordinario.
L’avvocato Pierluigi Olivieri aveva chiesto per il suo assistito l’assoluzione per non aver commesso il fatto e, in subordine, per insufficienza di prove. Istanza che non è stata accolta dal giudice Pintore. «Appena avrò modo di leggere le motivazioni della sentenza – il commento del legale – proporrò ricorso in appello».