La vita un secolo fa al Margherita di Castelvì, scoperto l’annuario pubblicato nel 1924 dall’istituto magistrale di Sassari
All’interno curiosità, i volti e i nomi delle nonne dei sassaresi
Sassari Non è una macchina del tempo, ma un libro ingiallito. Eppure, proprio come una macchina del tempo, permette di osservare da vicino, quasi dall’interno, un pezzo di storia della gente sassarese. Si tratta dell’annuario scolastico 1923/1924 dell’Istituto magistrale “Margherita di Castelvì”: «Curiosamente, sono entrato in possesso di questo documento firmato e curato dal mio predecessore Giuseppe Lelio Arrighi esattamente un secolo dopo la sua pubblicazione» commenta Gianfranco Strinna, dirigente scolastico del liceo.
«Lo ha ritrovato un mio caro amico, Vincenzo Squintu, che doveva svuotare la casa del fratello Antonello, recentemente deceduto. Poi abbiamo immaginato come ci fosse arrivato, a casa loro: la madre, la professoressa di disegno Bice Baldratti Squintu, insegnò qui al Castelvì negli anni Settanta e magari in quegli anni alcune copie vennero donate ai docenti».
Fotografie All’interno del volume si trovano quattro foto di gruppo. È questo l’elemento che potrebbe stimolare di più la fantasia dei sassaresi, perché non è improbabile che qualcuno, guardando bene, possa riconoscervi il volto di sua nonna,
se fosse nata tra il 1905 e il 1910. Le foto hanno una composizione simile, al centro i docenti – uomini e donne – e tutto attorno le studentesse. Quasi tutte ragazze, perché il Castelvì nacque nel 1859 come Scuola normale femminile e proprio nel 1923 divenne Istituto magistrale. C’è chi sorride, chi fa la faccia seria, compare qualche maschietto. Scattare una foto, all’epoca, era quasi un rito, con una lunga e snervante preparazione, e la giornata probabilmente fu una vera e propria festa. C’è poi un’altra fotografia, quella più grande in questa pagina, che potrebbe riservare qualche sorpresa. Protagonisti sono i bambini del Giardino d’infanzia ed è stata scattata per la festa di carnevale: Pierrot è il costume più diffuso, ma in alto a sinistra sembra di vedere un Lawrence d’Arabia e poco più in là un dignitario giapponese, con qualche moschettiere sparso tra le file. Alcuni di quei bimbi avevano meno di tre anni e non si può escludere che qualcuno di loro abbia superato la soglia dei 100 anni e sia ancora vivo.
Le curiosità Gianfranco Strinna sfoglia le pagine e racconta tutte le curiosità che ha trovato al loro interno. Ad esempio, si scopre che il 19 marzo, giorno di San Giuseppe, l’intera scuola si radunò per festeggiare l’onomastico del preside. Si raccolsero 300 lire da versare nella cassa della scuola, e ogni classe offrì in dono al capo d’istituto un mazzo di fiori: «Infine gli insegnanti offrirono una bicchierata al preside e al provveditore e la mattinata si chiuse tra la massima cordialità e letizia» si legge. Non bisogna dimenticare, però, che il fascismo era salito al potere nel 1922 e cominciava, ormai, a far sentire la sua pressione in maniera insistente. Il 28 ottobre, sebbene fosse domenica, la scuola prese parte alla prima commemorazione della marcia su Roma. Il 20 maggio, le studentesse andarono invece in gita alla diga del Tirso, appena inaugurata: all’epoca era la più grande d’Europa. «Diga ciclopica – viene definita nel resoconto – dove si riversò lo sciame delle alunne, fatte attonite dal miracolo umano per cui un grande lago è sorto dove prima era una brulla vallata».
Si può trovare, poi l’elenco dei temi svolti dalle ragazze del corso inferiore, più o meno le attuali scuole medie. Alle studentesse veniva chiesto di raccontare le impressioni nel passaggio dalle elementari alle medie, oppure la gioie del Natale in famiglia o, ancora, le proprie letture preferite. Si trovano anche i programmi e, sotto certi aspetti, sembra che le cose non siano cambiate troppo: in letteratura ci sono Goldoni, Alfieri, Manzoni, Pascoli, Carducci. Lascia un po’ più perplessi la storia antica, che mescola nelle stesse lezioni i miti di Prometeo e Teseo con le Guerre persiane. Un aspetto sconosciuto, all’epoca, era quello della privacy: i nomi delle bocciate compaiono nell’annuario, senza nessuna omissione. Gianfranco Strinna ripone il volume.
«Sarebbe bello se qualche studente universitario venisse a studiarlo e ne facesse una ricerca per la tesi – commenta -. Dentro ci sono informazioni non solo sulla storia di questa scuola, ma dell’intera città. E in fondo, anche del sistema educativo italiano». Il volume verrà preservato: «La scuola ha un archivio storico a cui donerò il volume. Poi insieme alla Soprintendenza capiremo anche come restaurarlo». Magari si riuscirà anche a farne una copia digitale, consentendo a tutti i sassaresi di fare un tuffo nel passato della città e, chissà, forse di ritrovare il volto della propria nonna.
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