Sassari, spaccio e sfruttamento in città settantasei indagati dalla Dda
L’inchiesta iniziata nel 2016 riguarda 71 nigeriani e 5 italiani che avrebbero gestito il mercato della droga nel centro della città
Sassari La droga arrivava a Sassari con i corrieri che pativano da Roma, Torino e Napoli, ma anche dalla Toscana e dall’Emilia Romagna, oltre che dall’Olanda, dalla Spagna, dal Brasile e dall’Africa.
Una volta messo piede in città gli affiliati - quasi sempre nigeriani - incontravano i referenti di un’organizzazione criminale, che secondo la Direzione distrettuale antimafia di Cagliari, era in grado di controllare - in una situazione di assoluto monopolio - il traffico di stupefacenti nel centro storico di Sassari, con contatti e diramazioni anche in provincia di Cagliari.
L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Guido Pani, era iniziata nel 2016 e ha permesso - grazie a un lungo e complesso lavoro di pedinamenti, appostamenti e intercettazioni telefoniche e ambientali da parte degli investigatori del nucleo investigativo del reparto operativo del comando provinciale dei carabinieri di Sassari, di scoprire anche un “traffico di esseri umani”, con ragazze di nazionalità nigeriana «prese in carico in Libia – si legge tra le 91 pagine dell’avviso di conclusione delle indagini – per essere introdotte alla prostituzione a Sassari, Cagliari, in Sicilia e in Francia».
In tutto sono 76 le persone finite nel registro degli indagati da parte della Dda, alle quali in questi giorni è stato notificato l’avviso della Procura distrettuale, che ha concluso la lunga indagine che porterà a un processo con accuse pesanti.
Si tratta di 71 nigeriani e 5 italiani, la maggior parte dei quali residenti in Sardegna.
Dei cinque italiani finiti nell’inchiesta, per aver - secondo le accuse raccolte dagli investigatori dell’Arma - smerciato grosse quantità di droga ricevuta dall’organizzazione nigeriana, due vivono a Sassari, uno a Porto Torres e due nella penisola.
A capo della banda, secondo le accuse della Dda di Cagliari ci sarebbero stati due cittadini nigeriani (un uomo di 42 anni e una donna di 39) residenti nel centro storico di Sassari, che averebbero organizzato acquisti e trasporti da varie destinazioni, per far arrivare eroina, cocaina e marijuana in città che poi veniva smerciata prevalentemente a Sassari, Olbia e nel cagliaritano.
La modalità di trasporto scelta dall’organizzazione era solitamente quella degli ovuli di droga. Gli “ovulatori” - ignari di essere intercettati e pedinati dagli investigatori - arrivavano nell’isola con voli provenienti da varie parti della penisola o dal continente europeo o con traghetti di linea. I carichi variavano tra il mezzo chilo e il chilo e mezzo di droga a viaggio. In città l’organizzazione criminale aveva poi i suoi incaricati perla vendita al dettaglio.
La zona dello smercio già dall’inizio dell’indagine, otto anni fa, era quella del vecchio quartiere di San Donato. Con un sistema di vedette appostate nei punti strategici del quartiere, i componenti della banda riuscivano a gestire il traffico di droga che andava avanti dalle prime ore del mattino fino a notte fonda. Telecamere nascoste e microspie hanno registrato buona parte dei traffici illeciti. Dopo l’estate per i 76 indagati, difesi dagli avvocati Maurizio Serra, Claudio Mastandrea, Alessia Salisci, Federico Chessa e Maria Antonella Taccori, potrebbe arrivare il rinvio a giudizio.