Bonorva conta i danni dopo il rogo di Rebeccu. Il sindaco Massimo D'Agostino: «Situazione insostenibile»
Martedì sono andati in cenere 100 ettari, nei giorni scorsi le fiamme alimentate dal vento avevano lambito il centro abitato
Bonorva Ancora roghi nel territorio di Bonorva: in fiamme la piana di Rebeccu. «La situazione diventa ogni giorno più insostenibile» il commento del primo cittadino Massimo D'Agostino.
Nel centro del Meilogu nell'aria si respira l'odore acre della terra bruciata. Negli animi un senso di sconforto misto a rabbia. Anche quest’anno, purtroppo, incendi, la cui origine è con ogni probabilità dolosa, trascinano la popolazione in un clima di tensione e paura.
L’ingente incendio che ieri, martedì 23, ha interessato circa 100 ettari nell’agro nella piana di Rebeccu in località Coronas va ad aggiungersi a quello che nei giorni scorsi aveva lambito il centro abitato, impiegando le forze dell’Ordine in una lotta contro il tempo.
Dalla zona industriale le fiamme avevano raggiunto la parte alta del paese in località Su Monte mettendo a rischio il centro abitato e alcune aziende agricole. Sul posto 2 canadair, 1 super puma, barracelli, agenti della Forestale e e dell'agenzia Forestas avevano lavorato fino a tarda sera per limitare i danni. Stesso scenario ieri, secondo le prime ricostruzioni, l'incendio avrebbe avuto origine intorno alle 11 del mattino lungo la strada provinciale che conduce al villaggio abbandonato.
L’intervento dei barracelli di Bonorva, unitamente agli agenti della forestale, a quelli di Forestas e ad un elicottero, intorno alle 16 del pomeriggio, sarebbero riusciti a sedare le fiamme, ma il forte vento di maestrale le avrebbe riattivate nel pomeriggio.
Secondo gli allevatori della zona il vento non sarebbe l'unica causa. Anche l’ormai irreversibile abbandono delle campagne avrebbe contribuito al disastro. «Purtroppo l'incuria, l'abbandono sempre più frequente delle campagne aggrava la situazione. Sterpaglie, legna accatastata e vecchi rottami d’auto non agevolano i lavori di spegnimento».