La Nuova Sardegna

Sassari

Cronaca

Muore nella stanza dell’ospedale a Sassari, i figli: «Era in un lago di sangue»

di Nadia Cossu
<usng-titolo>Muore nella stanza dell’ospedale a Sassari, i figli: «Era in un lago di sangue»</usng-titolo>

La vittima una 77enne ricoverata in Pneumologia per una polmonite. La Procura ha aperto un’inchiesta e ha disposto l’autopsia

31 agosto 2024
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Sassari Sarà l’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Sassari – titolare è la pm Enrica Angioni che ha affidato le indagini ai carabinieri del Nas – a chiarire le cause della morte di una donna sassarese di 77 anni, ricoverata dal 15 agosto per una sospetta polmonite nel reparto di Pneumologia della “stecca bianca” di viale San Pietro e deceduta giovedì scorso in circostanze «da accertare».

L’autopsia che verrà eseguita nell’istituto di patologia forense tra qualche giorno servirà a dare una risposta ai familiari della vittima che chiedono una sola cosa: «Mia madre aveva dei problemi di salute pregressi – dice il figlio – ma sicuramente non doveva morire in quel modo e noi vogliamo sapere cosa è successo».

“In quel modo” sono proprio i familiari a descriverlo e a raccontarlo agli inquirenti che indagano. «Giovedì mattina sono andato a trovarla e stava molto meglio rispetto ai giorni precedenti – dice il figlio – la febbre era scesa, stava rispondendo alle cure antibiotiche. Ho aggiornato mia sorella e la sera è andata lei in ospedale insieme a una nostra cugina. L’hanno trovata sul letto della sua stanza con gli occhi spalancati, in un lago di sangue, col lenzuolo e un asciugamano che solitamente le lasciavamo vicino, inzuppati a tal punto da cadere sul pavimento dove il sangue ha continuato a scendere non sappiamo per quanto tempo». Da allora è stato un susseguirsi di attimi frenetici, veloci, che hanno avuto un esito drammatico: la morte della paziente.

Per ricostruire l’accaduto – in attesa di ciò che stabiliranno gli accertamenti investigativi – bisogna fare un passo indietro e tornare al 14 agosto. Quando cioè la signora viene portata al pronto soccorso «su indicazione del cardiologo che l’aveva in cura e che ci aveva detto di aver sentito qualcosa di anomalo nei polmoni». Il giorno successivo «i medici mi dicono che la Tac era pulita ma che per sicurezza l’esame sarebbe stato ripetuto a distanza di 24 ore».

Da quel momento la paziente viene trasferita in Pneumologia. «Per giorni non si è alimentata, ho fatto presente che non andava di corpo da troppo tempo e probabilmente per quel motivo non mangiava. Solo dopo giorni si è finalmente sbloccata ma ha cominciato a peggiorare. Le hanno inserito un sondino, poi il respiratore, aveva gli occhi chiusi e le è tornata la febbre. Ci hanno comunicato che c’era un nuovo focolaio di polmonite e hanno iniziato a somministrarle un nuovo antibiotico». Che ha fatto effetto.

E qui si arriva a giovedì 29 agosto, giorno del decesso. Con la visita mattutina del figlio – che trova bene la madre – e quella serale della figlia che, sorprendentemente viste le precedenti rassicurazioni ricevute dal fratello, entra nella stanza e vede la mamma piena di sangue. «Perdita che sarebbe partita dal braccio dove aveva l’ago cannula – spiegano – e che non sappiamo da quanto tempo fosse cominciata, il sangue fuoriusciva a zampillo». Una cosa è certa: quando la figlia e la nipote della vittima alle 19.15 sono entrate nella camera, «i macchinari suonavano e la saturazione era a 60. I familiari di un signore che era nel letto vicino (e che sono stati sentiti dagli inquirenti ndc) ci hanno subito riferito di aver già avvisato loro un’infermiera che era intervenuta per poi andare via. Abbiamo subito lanciato l’allarme, sono arrivati gli infermieri e ci hanno fatto uscire chiudendo la porta. Si sono preoccupati di ripulire tutto dal sangue, di portare via lenzuola e asciugamani ma non sappiamo se e cosa abbiano fatto per soccorrere nostra madre. Quando ci è stato consentito di rientrare aveva la bocca aperta, sembrava morta». Quindi l’intervento dei medici del reparto che hanno allertato i colleghi della Rianimazione ma per la 77enne non c’era più nulla da fare.

E adesso, comprensibilmente, la famiglia chiede risposte. «Mi è stato detto – racconta il figlio – che la quantità di sangue perso da mia madre non era tale da provocarne la morte e allora, legittimamente, ho chiesto di poter visionare lenzuola e asciugamani che con tanta fretta avevano portato via. Mi hanno risposto che ormai erano riposte all’interno di scatoloni già chiusi. Ho insistito e intimato loro di non toccare quelle scatole fino all’arrivo della polizia, che nel frattempo avevo chiamato. Non mi sono mosso da lì e quando la pattuglia è intervenuta ha sequestrato il materiale che ora si trova in questura».

La denuncia è partita d’ufficio e l’indagine è quindi passata ai carabinieri del Nas specializzati in questo tipo di attività.


 

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