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Studio su Hiv e salute mentale: l'università di Sassari indaga l'impatto sulle donne over 50

Studio su Hiv e salute mentale: l'università di Sassari indaga l'impatto sulle donne over 50

Il progetto, realizzato grazie al Fellowship Program 2024 di Gilead Sciences, analizza ansia, depressione e insonnia valutando l'influenza sulla qualità di vita e sull'aderenza alle terapie.

17 ottobre 2024
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Sassari Capire quanto lo stato di salute neuropsicologico delle donne con infezione da HIV over 50 può influenzare la loro qualità di vita e la loro capacità di seguire la terapia, influendo così sul loro stato di salute generale.

È l’obiettivo del progetto scientifico che verrà avviato nei prossimi mesi dall’università di Sassari su una popolazione di 200 donne in trattamento nel Dipartimento di Medicina, Chirurgia e Farmacia dello stesso Ateneo. Un obiettivo che, una volta raggiunto, potrà consentire di conoscere come fattori quali ansia, depressione e insonnia possono incidere sulla salute della persona con HIV e consentire interventi mirati per migliorarla. Il progetto – “Disturbi neuropsicologici nelle donne che vivono con l’HIV e impatto sulla loro qualità di vita e aderenza al trattamento antiretrovirale” – sarà coordinato dal professor Giordano Madeddu e prenderà il via grazie al finanziamento assegnato all’edizione 2024 del Fellowship Program, Bando di concorso promosso in Italia da Gilead Sciences per selezionare e premiare i migliori progetti presentati da Enti di ricerca e cura italiani nelle aree delle malattie infettive, delle patologie oncologiche e oncoematologiche.

Oggi, grazie alle terapie disponibili, l’infezione da HIV è diventata una malattia cronica con cui è possibile convivere con una buona qualità di vita, non diversa da quella di una persona non colpita dall’infezione. A fronte di questo traguardo è fondamentale capire quali fattori possono impedirne il raggiungimento e il mantenimento. Tra questi vi sono in particolare quelli neuropsicologici – come ansia, depressione e insonnia – che non solo possono influenzare il benessere generale della persona ma possono influire sulla capacità di assumere regolarmente la terapia, fattore determinante per arrivare ad avere e conservare una buona qualità di vita.

Ciò vale in particolare nella popolazione over 50 dove la relazione tra salute neuropsicologica, qualità di vita e aderenza alla terapia può essere influenzata dall’accelerazione dei processi di invecchiamento provocati dall’infezione. Si tratta di una relazione ancora poco studiata ma importante da capire se si vogliono mantenere i traguardi raggiunti con le terapie attuali soprattutto in riferimento alla popolazione femminile, generalmente sottorappresentata negli studi clinici, in particolare quella over 50.

«Solo recentemente si è iniziato a studiare la correlazione che può esistere tra stato neuropsicologico e il suo impatto su qualità della vita e aderenza alla terapia nelle persone con HIV. Mancano dati ed evidenze, soprattutto nella popolazione femminile e in quella over 50. Per questo abbiamo pensato di valutare le relazioni tra questi fattori nelle donne con HIV seguite nei nostri ambulatori e, sulla base dei dati raccolti, indagare le differenze tra le donne con e senza disturbi neuropsicologici così da avere evidenze su cui basare azioni e interventi mirati», spiega Madeddu.

Il progetto avrà durata annuale e nei primi nove mesi prevede la somministrazione di questionari mirati a valutare lo stato neuropsicologico, la soddisfazione verso le terapie assunte, la qualità della vita e l’aderenza alla terapia. I risultati ottenuti saranno messi in relazione con le caratteristiche demografiche, cliniche, l’anamnesi fisiologica, i parametri viro-immunologici e l’anamnesi Materiale informativo reso disponibile alla stampa PA2490 terapeutica, che verranno raccolti all’interno di SHINE (Sardinian HIV Network), un database online condiviso e alimentato dai centri ospedalieri della regione che si prendono cura di persone con HIV.

«Completata la raccolta dei dati e lo studio di correlazione, si ricercheranno le differenze nelle caratteristiche demografiche, cliniche, di laboratorio e terapeutiche tra le donne con e senza disturbi neuropsicologici. Gli ultimi tre mesi saranno dedicati all’analisi statistica per poi mettere a disposizione della comunità scientifica i risultati che emergeranno così da poter poi identificare e promuovere possibili interventi laddove necessari», conclude Madeddu. 

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