Miracolo di Natale a Bancali: la detenuta bambina e sua mamma lasciano il carcere
In cella da agosto la piccola di un anno e la donna sono state trasferite in una casa protetta. Il garante Gianfranco Favini: «Un grande risultato, arrivato grazie a una lotta civile contro la burocrazia carceraria e le istituzioni territoriali»
Sassari La bimba di un anno, nel carcere di Bancali da agosto, passerà il Natale in una casa protetta dove è stata trasferita insieme alla mamma. A dare la notizia il garante dei detenuti Gianfranco Favini che esulta: «Un grande risultato, con una lotta civile contro la burocrazia carceraria e istituzioni territoriali».
Fin dal 23 ottobre lo stesso Favini aveva promosso una riunione, al carcere di Bancali, di tutti organismi competenti: l’area Socio-Assistenziale, il Comune di Alghero in cui la detenuta ha la residenza, la responsabile dell’area trattamentale del carcere Ilenia Troffa, la garante comunale dei bambini Carmen Fraietta, la direzione del carcere.
Con il benestare del presidente del Tribunale di Sorveglianza Giommaria Cuccuru, in questo contesto si era sviluppata l'Idea che, la detenuta e sua figlia venissero trasferite in una casa famiglia protetta in tempi brevi. «Pur con diversi interventi e contestazioni da parte mia – sottolinea Favini - la burocrazia istituzionale ha fatto passare diversi mesi, fino all'ottenimento del trasferimento in una struttura familiare protetta della piccola e di sua mamma. Dalla scorsa settimana le due ex detenute sono serene e felici e certamente per loro sarà un Natale più sereno».
«Certamente invece – continua Favini – questo non sarà un felice Natale per i detenuti in carcere; si prospettano gravi situazioni all'interno delle celle, causa il sovraffollamento della stessa struttura, oltre 520 detenuti, che subiranno un aumento, fino a quattro, dei letti per cella (già sono tre). Questo potrà determinare un abuso di diritto e contemporaneamente causare l'insorgere di proteste nelle varie sezioni. Proteste civili che, a causa della nuova legge che disapprovo, potranno portare a un ulteriore aggravamento della loro condizione di diritti negati dal sistema repressivo carcerario».