Valledoria, urbanizzazioni a San Pietro a Mare. Il Tar al Comune: «Acquisitele»
Il braccio di ferro è andato avanti per quasi otto anni. I giudici hanno dato ragione ai 26 proprietari che hanno presentato ricorso
Valledoria Il Comune di Valledoria ha 120 giorni di tempo per prendere materialmente in carico le opere di urbanizzazione della lottizzazione di San Pietro a Mare. Lo ha deciso il Tar pronunciandosi sul ricorso proposto da 26 proprietari delle abitazioni che sorgono nell’area pinetata. Il braccio di ferro davanti ai giudici andava avanti da quasi otto anni.
La storia La lottizzazione di San Pietro a Mare fu realizzata in base a una convenzione stipulata nel lontano 1983, con cui fu prevista la realizzazione delle opere di urbanizzazione da parte dei lottizzanti e la successiva cessione delle stesse, con le relative aree di sedime, al Comune. In sostanza, San Pietro a Mare avrebbe dovuto essere un quartiere come un altro di Valledoria. Negli anni successivi i lottizzanti hanno realizzato una serie di opere come reti idriche e fognarie, strade e impianti di illuminazione, rete antincendio e aree verdi. Il Comune, però, non ha mai collaudato e preso in carico le infrastrutture (a eccezione della rete idrica, già da tempo acquisita e affidata alla gestione di Abbanoa) tanto che le stesse sono tuttora gestite dal Consorzio Pineta San Pietro a Mare, costituito a suo tempo dai proprietari per gestire quello che negli anni è diventato una specie di mega condominio.
Il ricorso Stanchi di questo “fai da te” molti proprietari hanno deciso di portare il Comune davanti ai giudici. Il ricorso è stato messo in piedi nel 2015 dagli avvocati Carlo Tack ed Elisabetta Cherchi; l’amministrazione comunale è stata rappresentata dal legale Pietro Corda. Tra le altre cose, la difesa del Comune ha evidenziato che le opere di urbanizzazione «non sono mai state collaudate né potrebbero superare tale verifica in quanto oggettivamente inadeguate». Inoltre, ha evidenziato anche che la proprietà delle opere di urbanizzazione non è mai stata trasferita al Comune, per cui, sino alla cessione, dovrebbero essere gestite e manutenute dai lottizzanti.
La sentenza Prima di tutto, la seconda sezione del Tar – formata dai giudici Marco Lensi (presidente), Antonio Plaisant (consigliere) e Gabriele Serra (referendario) – ha ribadito che nel caso di Valledoria trovano conferma i principi già espressi più volte sulla materia. E cioè che il trasferimento delle opere di urbanizzazione e la conseguente presa in carico da parte del Comune è un «obbligo inderogabile». I giudici fanno alcune precisazioni di metodo «per giungere correttamente al risultato ultimo dell’acquisto della proprietà e della materiale presa in carico delle opere di urbanizzazione da parte del Comune».
«È ovvio – si legge nella sentenza numero 763/2022 – che tale step conclusivo potrà avvenire solo una volta che sarà accertato, mediante collaudo, che le opere di urbanizzazione si trovano in condizioni “accettabili”, ma ciò non deve tradursi in un rinvio sine die dell’attuazione del prefigurato modello legale di gestione». In particolare, l’amministrazione comunale dovrà «procedere senza indugio al collaudo di quelle opere di urbanizzazione che siano conformi al piano e alla convenzione di lottizzazione». E poco importa che siano collaudabili o meno, secondo i giudici il Comune dovrà fare tutto il possibile. Inoltre, dovrà pagare le spese di lite in favore dei ricorrenti: 2.500 euro oltre gli accessori di legge e il contributo unificato.