Svuotò il conto della suocera, ora dovrà restituirle 44mila euro
Una 26enne di Valledoria ha offerto 1000 euro ma il pm si è opposto
Sassari «A fare i bonifici ci penso io, non ti preoccupare». E all’inizio - fidandosi ciecamente di lei - le aveva rivelato le password del suo conto corrente bancario e permesso addirittura di installare la applicazione “smart” del Banco di Sardegna sul suo telefono cellulare, in modo da poter gestire autonomamente pagamenti e bonifici dell’attività. Una 65enne di Valledoria si era però accorta che dal suo conto in banca - in meno di dieci mesi - si erano volatilizzati 44mila euro. Dopo la denuncia ai carabinieri una 26enne, anche lei di Valledoria, ex fidanzata del figlio della 66enne, era finita nei guai.
Il processo per lei però non era neanche iniziato, perché il giudice Giancosimo Mura lo scorso ottobre aveva concesso alla giovane, incensurata, la misura alternativa della “messa alla prova”. La 26enne avrebbe dovuto svolgere lavori socialmente utili e non commettere altri reati per almeno sei mesi poi - pagando un risarcimento di soli 1000 euro all’ex suocera- avrebbe potuto chiudere la vicenda. All’ordinanza del giudice si è però opposto il pubblico ministero Angelo Beccu, che aveva seguito le indagini e che ha ritenuto che la proposta risarcitoria fosse inadeguata. La corte di Cassazione, alla quale si è rivolto il sostituto procuratore della Repubblica, ha accolto il ricorso e annullato l’ordinanza del giudice che aveva concesso la “messa alla prova”. Ora spetterà a un nuovo giudice disporre ulteriore indagini al fine di stabilire quanto la 26enne sia in grado di poter restituire all’ex suocera. Se la cifra sarà ritenuta congrua potrà essere ammessa alla misura alternativa, diversamente dovrà affrontare il processo.
Tra aprile del 2022 e gennaio del 2023 la 26enne sarebbe riuscita a trasferire poco più di 44mila euro sul suo conto, da quello dell’attività dell’ex suocera, una 66enne di Valledoria che gestisce una casa di riposo per anziani. Trentuno bonifici diluiti in dieci mesi, per trasferire i soldi - destinati ai pagamenti dei dipendenti e dei fornitori dell’ospizio - sul conto bancario della 26enne, che per due anni aveva convissuto con suo figlio in un appartamento adiacente al suo. I primi sospetti alla 66enne erano venuti a febbraio del 2023. Nonostante gli incassi fossero rimasti costanti, nel saldo del conto corrente aziendale c’era qualcosa che non andava.
Richiesti i tabulati bancari, la titolare della casa di riposo era rimasta a bocca aperta, quando aveva constatato che poco più di 44mila euro erano stati trasferiti - senza alcuna giustificazione - sul conto dell’ex compagna di suo figlio. Davanti a reticenza e risposte contraddittorie la 66enne si era recata dai carabinieri per sporgere denuncia. Dopo le indagini della Procura della Repubblica di Sassari, per la 26enne - assistita dall’avvocato Danilo Mattana - lo scorso ottobre il procedimento penale - per appropriazione indebita- si stava chiudere prima ancora di arrivare al dibattimento. Nonostante la richiesta di condanna da parte del pubblico ministero Angelo Beccu e dell’avvocato Nino Cuccureddu, che assiste la 65enne costituitasi parte civile, il giudice Giancosimo Mura aveva concesso la “messa alla prova”. Davanti alla possibilità di farla franca con soli 1000 euro la Procura della Repubblica si è opposta e la Cassazione le ha dato ragione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA