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Voucher per le case dei Rom nel Sassarese, si trasferiscono nei piccoli Comuni: allarme tra i sindaci

di Giovanni Bua
Voucher per le case dei Rom nel Sassarese, si trasferiscono nei piccoli Comuni: allarme tra i sindaci

La misura rivolta alle famiglie sfollate da Piandanna. Mascia: «Sono fondi europei su cui non abbiamo controllo»

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Sassari Un tavolo in Prefettura che sarà convocato a giorni, un acceso faccia a faccia tra primi cittadini andato in scena a Palazzo Ducale mercoledì, quattro nuclei familiari, più o meno numerosi, della comunità Korakhanè, sgomberati dal campo di Piandanna nel 2022, pronti a installarsi nei paesi del circondario. Con l’affitto pagato da voucher erogati dal Comune di Sassari grazie a un bando comunitario semi-dormiente dal 2017 ed entrato a pieno regime quest’anno grazie a robusti, quanto leciti, investimenti di privati.

L’allarme

È una vicenda delicata e complessa che preoccupa quella che da giorni sta tenendo col fiato sospeso i sindaci di alcuni Comuni del Sassarese. Piccoli centri di un migliaio di abitanti che si potrebbero trovare a ospitare interi gruppi familiari della comunità sgomberata il 3 ottobre 2022 con un’imponente operazione condotta dalla polizia locale con la collaborazione di carabinieri, polizia e guardia di finanza al campo di Piandanna. Ma procediamo con ordine. Il mezzo milione di fondi comunitari destinati al reinserimento abitativo degli ospiti dei campi sosta è nella pancia di Palazzo Ducale dal 2017.

Ogni anno il Comune fa una manifestazione di interesse rivolta ai privati chiedendo di mettere a disposizione le loro abitazioni in cambio di voucher affitto. I sassaresi nicchiano e negli anni le risposte arrivate si contano sulle dita di una mano.

Il bando

Quest’anno qualcosa cambia. In parte perché il campo sosta di Piandanna è stato sfollato nel 2022, e in parte perché alcuni imprenditori privati subodorano la possibilità del redditizio (quanto lecito) business e iniziano a mettere a disposizione case di proprietà (o acquistate ad hoc) nei paesi del circondario. Iniziano i contatti tra i privati con le famiglie Rom, che vedono alloggi a Florinas, Chiaramonti, Cossoine, Osilo e Perfugas. I sindaci ne vengono a conoscenza in maniera informale e reclamano, con una certa veemenza, con il Comune di Sassari. Giuseppe Mascia convoca tutti a Palazzo Ducale. Il confronto Il confronto è acceso e franco. E serve a chiarire i margini (e i molti difetti) di un bando che di fatto si traduce in una manifestazione di interesse rivolta ai privati fatta dal Comune di Sassari, che mette a disposizione i “voucher affitto” spendibili, secondo legge, in tutto il territorio nazionale. Il tutto senza nessun coinvolgimento dell’amministrazione del Comune di arrivo, e soprattutto senza nessuna dotazione finanziaria per implementare i servizi di accoglienza.

I sindaci

«È paradossale – spiega il sindaco di Florinas Enrico Lobino –, perché di fatto noi veniamo informati solo nel momento in cui i nuovi arrivati chiedono la residenza. Lungi da noi passare come una comunità non accogliente, ma bisogna anche avere il coraggio di dire le cose come stanno. Nel 2020 Florinas ha accolto una famiglia arrivata dal campo di Porto Torres, che con i voucher comunitari ha acquistato casa. Hanno nove figli minori, di cui tre per ordine della procura dei minori sono seguiti in comunità, con un costo per le casse comunali di 40mila euro annui per ognuno, e sei hanno necessità di un educatore fisso. Il Comune di Florinas ha un vigile urbano un impiegato dei servizi sociali, non ha la stazione dei carabinieri. Abbiamo tenuto, con non poche difficoltà, botta. Ora ci dicono, ufficiosamente, che c’è una trattativa avviata per fare arrivare un altro nucleo, con problematiche simili, da Sassari. Oltretutto di etnia diversa e pare in non buoni rapporti con il precedente. Non diamo la colpa a nessuno, men che mai al sindaco di Sassari, ma è evidente che noi non possiamo reggere».

Trattative (tra il privato proprietario degli immobili e le famiglie rom) che sarebbero ben avviata anche a Perfugas, Cossoine e Chiaramonti. «Siamo un paese accogliente – spiega il sindaco di Chiaramonti Luigi Pinna – dove hanno trovato casa quaranta nuclei familiari di stranieri. Ma siamo anche piccoli, abbiamo servizi sociali deboli, mancano scuole di diversi gradi e abbiamo risorse limitate. Non siamo in grado insomma di gestire un inserimento del genere, che da anni crea problemi anche alla ben più strutturata Sassari, figuriamoci al nostro paesino di 1500 anime. Io capisco che il Comune di Sassari non abbia controllo sul bando, ma trovo anche incredibile che una faccenda così delicata e complessa sia trattata “a sportello” e lasciata nelle mani di un business privato che lecitamente pensa solo ai suoi interessi senza valutare le ricadute dirompenti che può avere sulla vita di intere comunità».

Sassari

«I processi di integrazione e la creazione di un contesto multietnico e multiculturale sono tanto più complessi nei piccoli centri – sottolinea il sindaco di Sassari Giuseppe Mascia – dove sono meno i servizi, la capacità di assistenza e affiancamento e i soggetti deputati a favorire una convivenza pacifica, basata sul rispetto reciproco e su regole comuni. Ma la difficoltà dipende anche dal fatto che in centri piccoli si vive e ci si comporta quotidianamente in modo diverso, trattandosi di luoghi in cui ci si conosce un po’ tutti e le novità possono destabilizzare equilibri e dinamiche sociali ampiamente consolidate».

Metropolitani

«Ecco perché ben comprendo – continua Mascia – la preoccupazione, la frustrazione e anche la rabbia di alcuni sindaci dei Comuni della Città metropolitana, costretti a fare i conti con insediamenti che andrebbero accompagnati sotto ogni aspetto, senza pensare esclusivamente alla questione abitativa. Il Comune di Sassari non ha operato alcuna scelta, men che meno a danno dei Comuni del territorio, ai quali riserva lo stesso rispetto e lo stesso spirito di collaborazione che si attende dagli altri, nonché un impegno collettivo per lo sviluppo e la crescita, anche sul piano sociale e culturale. Siamo pronti a studiare insieme le soluzioni che eventualmente si nascondono tra le pieghe delle norme comunitarie e nazionali, studiando anche col supporto della Prefetta, Grazia La Fauci, cosa si può fare concretamente per evitare che una norma giusta nel principio ma mal congegnata generi attriti tra comunità che distano tra loro qualche chilometro».

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