La Nuova Sardegna

Sassari

Famiglie fragili

La storia della piccola Bianca che a 5 anni ha ripreso a vivere

di Giovanni Bua
La storia della piccola Bianca che a 5 anni ha ripreso a vivere

Un caso simbolo di affido di minori: a Sassari sono 90 quelli in comunità

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Sassari Bianca ha cinque anni e ha trovato una famiglia affidataria che si prenderà cura di lei. I suoi genitori hanno accettato la situazione, comprendendo che possono conservare il loro legame affettivo. E Bianca finalmente può vivere, per la prima volta da quando è nata, la sua vita da bambina.

L’audizione Non c’è niente di più eloquente di una storia vera (Bianca chiaramente è un nome di fantasia) per raccontare la complessità, la delicatezza, l’importanza di un’azione che rappresenta l’extrema ratio ma spesso anche l’unica salvezza: l’allontanamento del minore dalla propria famiglia d’origine. E il percorso di Bianca, iniziato alla tenerissima età di due anni, è stato infatti il cuore dell’audizione dei giorni nella V commissione presieduta da Vannina Masia dell’Assessora alle politiche sociali Laura Careddu e della responsabile del servizio territoriale Tina Oliva.

Comunità Oggetto dell’incontro la situazione attuale delle comunità per minori, con l’analisi delle esigenze e dei bisogni. E la voglia di raccontare la complessità di un servizio che per sua natura è portato alla privacy più totale. Anche a costo di non potersi mai difendere dagli attacchi delle famiglie da cui i minori vengono, come estrema scelta, allontanati.

I numeri Nel 2024 sono 90 i bambini e ragazzi di Sassari infra 17enni accolti in strutture residenziale, 9 sono neomaggiorenni e 7 over diciotto. Sul totale, 31 minori hanno tra i 14 e i 17 anni, 18 di loro hanno tra i 11 e 13 anni e solo 9 hanno un’età tra 0-2. Dei 90 minori 43 sono femmine e 47 maschi. Il 38,9% dei 90 minori presentano una disabilità (psicofisica o disturbi dell’attenzione e del linguaggio o una vulnerabilità socioculturale).

Nella maggior parte dei casi si tratta di collocamenti disposti dall’Autorità Giudiziaria senza il consenso dei genitori (86 su 106). L’allontanamento del bambino dal proprio territorio di riferimento deve essere oggetto di un’attenta valutazione da parte dei servizi ed è per questo motivo che le comunità ubicate a Sassari accolgono il numero maggiore dei minori. Inoltre 28 su 90 minori sono inseriti in struttura con la loro madre (all’interno di 13 nuclei).

La durata dell’inserimento dei minori in struttura si colloca nel range tra i 0-2 anni. Il costo medio giornaliero per il residenziale nel 2024 è pari ad 94 euro mentre il semiresidenziale è di 49. La retta mensile oscilla da 50 euro a 219. La spesa complessiva degli inserimenti nel triennio 2022-2024 è costante e, grava prevalentemente su Fondi Comunali solo una quota relativa al semiresidenziale trova copertura nel Fondo Povertà

Le strutture Nell’Ambito Puls di Sassari risultano operative: 3 comunità di accoglienza per minori a Sassari (35 posti), 3 strutture gestanti o madri con bambino a Sassari (29 posti), 4 centri diurni a Sassari (60 posti), 2 comunità di accoglienza per minori a Porto Torres (18 posti), una struttura gestanti o madri con bambino a Sassari (10 posti), 2 comunità di accoglienza per minori a Sorso (22 posti).

L’assessora «Partendo dall’assioma che è diritto del minore crescere nella propria famiglia di origine, famiglia che, se in difficoltà, deve essere aiutata dalle Istituzioni – ha spiegato Lalla Careddu – va precisato che il bambino non è proprietà di nessuno e che il suo diritto sta nel crescere in una famiglia affettivamente e educativamente adeguata, un diritto che le istituzioni e la stessa comunità sociale deve tutelare. L’affido di minori a una famiglia diversa da quella biologica o ad una comunità familiare avviene in situazioni rare, a seguito di una valutazione collettiva, nella quale hanno un ruolo: genitori, scuola, assistenti sociali, avvocati, tribunali, quando le difficoltà delle figure genitoriali, ad assicurare al minore un ambiente idoneo, sono in quel momento insuperabili. Non sono i servizi sociali che decidono l’allontanamento, ma i tribunali dopo aver sentito tutti i soggetti coinvolti, servizi sociali compresi. Il fine ultimo è riunificare ed emancipare la famiglia, non separarla, in modo che il minore possa farvi ritorno in condizioni migliori prima possibile».

Servizi sociali «La legge impone ai servizi di tentare tutti gli interventi possibili per tenere il minore a domicilio – ha sottolineato Tina Oliva – Dietro a un allontanamento c’è infatti tutta una storia pregressa di tentativi e percorsi di accompagnamento, mentre nella narrazione collettiva sembra sempre che il minore venga allontanato dalla sera alla mattina. Possono esserci casi urgenti (regolati da uno specifico articolo del codice civile, il 403), ma di solito l’allontanamento rientra in un percorso che è ben più lungo e complesso, e non viene deciso in base a pochi e affrettati elementi valutativi. Con un eccesso di semplificazione: il contenuto delle segnalazioni che arrivano ai servizi sociali (Procura Minori, Scuola, cittadini) viene sempre approfondito e verificato, per decidere se e come intervenire e in quale modo coinvolgere la famiglia stessa fin dall’inizio del percorso di accompagnamento».

Bianca E qui si torna alla storia di Bianca, nata nel 2019 da genitori molto giovani e con importanti fragilità. Che ne delegano la cura ai nonni, si separano poco dopo in maniera conflittuale, appaiono e scompaiono dalla vita di una bimba che frequenta la materna saltuariamente, appare non curata, disorientata. Presa in carico dai servizi sociali, quando ha 4 anni devono intervenire i carabinieri chiamati dal vicinato perché era da sola a casa e piangeva. Provano ad inserirla in comunità insieme alla mamma, che rifiuta. Aspetta un anno e mezzo in una comunità di minori, tra tanti tentativi di ricucire con la famiglia, di mettere in piedi un percorso. Poi, a 5 anni, l’affido a una famiglia, che alla fine anche i genitori naturali accettano. E una vita che finalmente per Bianca può iniziare a scorrere.

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