Olocausto, nessuno che sia umano può decidere sulla vita e sulla morte
Nella Giornata della Memoria riemergono le domande su come sia stata possibile una tragedia immane
Olocausto, quando penso a quel che è accaduto, i miei pensieri si riducono ad un silenzio assordante, ad un’assenza di parole, forse volontaria. Uno scervellarsi per cercare di dare spiegazione, a qualcosa che spiegazione non ha. Non trovo parole per una riflessione, trovo vergogna, in fondo, in ogni uomo, perché ciò che è successo spiega fin dove l’uomo può arrivare per sentirsi forte.
Nella mia testa, c’è il nulla, nessun ragionamento logico, nessuno scontato; tante emozioni; rabbia, tristezza, vergogna, disgusto, disapprovazione; l’istinto non fa per me, ragionare è basilare; cerco risposte in tutto, e per tutto; ci ho provato, ma per ciò che è accaduto, all’interno di quel recinto col filo spinato, all’interno di un popolo, contro, un altro popolo, risposte non ne trovo. La frustrazione, si trasforma in cattiveria, per chi vuole il controllo; per cosa poi? Perché non erano considerati all’altezza, o diversi, per avere il privilegio della vita; nessuno può decidere chi o cosa sia all’altezza. Chi è che può decidere chi deve vivere, e chi deve morire? Nessuno; nessuno che sia umano, perché, diverso paese d’origine, diverso sesso, diversi gusti, diverse scelte, diversa religione, diversa lingua, diverse origini, diverso modo di essere, diverso aspetto, diverse possibilità, diverse emozioni; ma umani rimaniamo, e allo stesso modo tutti valiamo. Una cosa che ci contraddistingue tutti, una cosa positiva, è la diversità; diversità: a questo bisogna puntare nella vita. Nella mia testa, ancora il nulla, solo nero. Mi sento proprio come questo colore. Niente, non riesco a pronunciare nessuna parola; non riesco a formulare nessuna frase sensata, solo confusione; c’è una sola cosa che può riassumere, l’immenso caos della mia mente... «Perché?»
*Sofia è una studentessa dell’Istituto Roth di Alghero