Lo scudetto torna a Milano dopo un digiuno di 18 anni
Siena resta avanti fino all’ultimo quarto di gara7 poi deve gettare la spugna I toscani salutano il palcoscenico della Serie A, per l’Armani tricolore numero 26
MILANO. È finita come tutti si aspettavano. Eppure diversamente da come tutti si aspettavano. Milano ha vinto il suo 26esimo scudetto ma per avere la meglio sulle rivali ha dovuto giocare 18 sofferte gare di playoff: 5 ai quarti contro Pistoia, 6 al turno successivo con Sassari e infine 7 nella finale infinita contro Siena, che dopo altrettanti anni al vertice cede il titolo. I toscani si sono arresi solo alla bella, persa al Forum per 74-67, al termine di una partita, di un'intera stagione, giocata al di sopra delle proprie possibilità, ben al di là di quello che era il potenziale del roster. Milano invece ha trovato alla fine il modo di fare fruttare il suo, regalando al patron Armani, e a un'intera città, uno scudetto che mancava dal 1996.
Dopo 18 anni di digiuno, l'EA7 ora maggiorenne di Banchi conquista lo scudetto contro la compagine che glielo aveva negato in tutte e tre le ultime finali giocate. È proprio il coach toscano, che sulla panchina della Mens Sana sedeva fino allo scorso anno, a portarsi dietro il titolo anche a Milano: il primo nella storia del club a riuscirci all'esordio da capoallenatore. Brucia ancora il tiro di Jerrells nella mente dei toscani, pesa sulle loro gambe.
L'avvio è tutto per i padroni di casa, con la difesa a togliere aria all'attacco senese e il trio Gentile-Langford-Samuels a scavare il primo importante solco in doppia cifra (più 13, massimo vantaggio). All'uscita dagli spogliatoi però l'EA7 sbanda, come spesso le è accaduto quest'anno, e prende un'imbarcata fatale nel terzo periodo. Subisce 25 punti in 10 minuti e da più 12 si ritrova sotto di 8, stordita dai canestri di Hunter, Carter e Green (migliore in maglia Montepaschi con 15 punti). Nell'ultima frazione la svolta. Jerrells pareggia con una tripla delle sue e poi la gira Gentile con una serie di canestri da fuoriclasse: 18 punti per lui, miglior marcatore. L'affondo finale è di Moss (tripla tombale dall'angolo) e Hackett, che in entrata ridà il vantaggio decisivo. Per chiudere in bellezza il numero 5 in maglia Armani, a poche ore da un draft NBA.