Chergia X Ghilarza = 350 presenze
di Matteo Cabras
Cagliari, Torres poi il matrimonio a vita coi giallorossi. «Da 12 anni sono qui, ma che fatica conciliare lavoro e allenamenti»
03 dicembre 2021
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GHILARZA. Roccioso, sicuro, determinato. La lista degli aggettivi da accostare al nome di Fabio Chergia è lunga. Interminabile quasi quanto l’elenco delle partite giocate dal trentunenne difensore di Cabras con la maglia del Ghilarza. «Domenica contro l’Asseminese ho festeggiato la trecentocinquantesima gara con la casacca giallorossa - racconta -. È stata una bellissima emozione resa ancora più suggestiva dal fatto che è arrivata in concomitanza con un importante vittoria esterna. Dedico questo traguardo alla mia famiglia. Mia moglie Elisa e la piccola Alice di due anni mi seguono sempre. Sono loro la mia forza. Mi regalano tanto entusiasmo e la voglia di continuare a giocare a pallone a questi livelli».
Chergia conosce bene i veri valori dello sport. Sudore e sacrificio. Non ci sono scorciatoie per arrivare al traguardo del successo. «Mi alleno tanto per restare sempre competitivo e non è facile conciliare il rettangolo verde con gli impegni familiari e lavorativi. Sono un turnista in fabbrica, spesso è praticamente impossibile riuscire a fare tutto. Ecco perché mi affido alle cure di un preparatore atletico personale che mi segue quando non posso allenarmi con i compagni. Grazie alle ferie sono riuscito a dare continuità alla preparazione precampionato, ma per il resto mi devo arrangiare».
Non a caso il capitano rappresenta un punto di riferimento per tutti i compagni. Dentro, ma anche fuori dal campo. «Si è creato un bel gruppo. La società è sana e c’è un ambiente caloroso e familiare». Il risultato è sotto gli occhi di tutti: Chergia da ben dodici anni ha scelto di non spostarsi da Ghilarza. E’ qui che è riuscito a scrivere le pagine più importanti della sua carriera. «Dopo aver iniziato a tirare calci al pallone nel mio paese, ho fatto tutta la trafila delle giovanili del Cagliari, dai Giovanissimi fino alla Primavera».
Cosa è mancato al talento oristanese per spiccare il volo definitivo. «Erano altri tempi. I dirigenti rossoblù di allora non avevano la stessa politica di questi anni rispetto ai giovani calciatori isolani».
Il grande calcio ha solo sfiorato Chergia che tuttavia non si è demoralizzato ed ha reso impenetrabili le difese che di volta in volta si sono affidate alla sua sagacia tattica. Prima il Sanluri in serie D, poi la Torres in Eccellenza per poi approdare al Ghilarza. Il resto è storia recente. Della giovane promessa rossoblù sono rimaste intatte le medesime caratteristiche che hanno reso famoso Chergia nei campi di tutta l’isola. «Sono un difensore roccioso, rognoso per gli attaccanti che mi affrontano. Non punto sulla fisicità, ma sul senso della posizione e sulla voglia di combattere. Quante battaglie epocali con i più grandi centravanti in circolazione. Ricordo con affetto e nostalgia gli scontri con Gigi Marras e Christian Ibba. Tra i giocatori con cui ho avuto la fortuna di dividere lo spogliatoio, non ho dubbi sul fatto che il più forte di tutti sia stato Daniele Ragatzu ai tempi della Primavera del Cagliari».
Chergia è un grande appassionato di calcio e non ha difficoltà a spaziare a tutte le latitudini della galassia pallonara. «Mi sono sempre ispirato a Fabio Cannavaro. Per me è sempre stato un esempio. Sono anche un grande tifoso di Cagliari e Inter».
Chergia conosce bene i veri valori dello sport. Sudore e sacrificio. Non ci sono scorciatoie per arrivare al traguardo del successo. «Mi alleno tanto per restare sempre competitivo e non è facile conciliare il rettangolo verde con gli impegni familiari e lavorativi. Sono un turnista in fabbrica, spesso è praticamente impossibile riuscire a fare tutto. Ecco perché mi affido alle cure di un preparatore atletico personale che mi segue quando non posso allenarmi con i compagni. Grazie alle ferie sono riuscito a dare continuità alla preparazione precampionato, ma per il resto mi devo arrangiare».
Non a caso il capitano rappresenta un punto di riferimento per tutti i compagni. Dentro, ma anche fuori dal campo. «Si è creato un bel gruppo. La società è sana e c’è un ambiente caloroso e familiare». Il risultato è sotto gli occhi di tutti: Chergia da ben dodici anni ha scelto di non spostarsi da Ghilarza. E’ qui che è riuscito a scrivere le pagine più importanti della sua carriera. «Dopo aver iniziato a tirare calci al pallone nel mio paese, ho fatto tutta la trafila delle giovanili del Cagliari, dai Giovanissimi fino alla Primavera».
Cosa è mancato al talento oristanese per spiccare il volo definitivo. «Erano altri tempi. I dirigenti rossoblù di allora non avevano la stessa politica di questi anni rispetto ai giovani calciatori isolani».
Il grande calcio ha solo sfiorato Chergia che tuttavia non si è demoralizzato ed ha reso impenetrabili le difese che di volta in volta si sono affidate alla sua sagacia tattica. Prima il Sanluri in serie D, poi la Torres in Eccellenza per poi approdare al Ghilarza. Il resto è storia recente. Della giovane promessa rossoblù sono rimaste intatte le medesime caratteristiche che hanno reso famoso Chergia nei campi di tutta l’isola. «Sono un difensore roccioso, rognoso per gli attaccanti che mi affrontano. Non punto sulla fisicità, ma sul senso della posizione e sulla voglia di combattere. Quante battaglie epocali con i più grandi centravanti in circolazione. Ricordo con affetto e nostalgia gli scontri con Gigi Marras e Christian Ibba. Tra i giocatori con cui ho avuto la fortuna di dividere lo spogliatoio, non ho dubbi sul fatto che il più forte di tutti sia stato Daniele Ragatzu ai tempi della Primavera del Cagliari».
Chergia è un grande appassionato di calcio e non ha difficoltà a spaziare a tutte le latitudini della galassia pallonara. «Mi sono sempre ispirato a Fabio Cannavaro. Per me è sempre stato un esempio. Sono anche un grande tifoso di Cagliari e Inter».