Encefalogramma piatto Dinamo fuori dall’Europa
di Andrea Sini
Pesantissimo ko per i sassaresi nel match decisivo per la qualificazione
09 dicembre 2021
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La Dinamo è eliminata dalla Champions League, e questa non è neanche la notizia peggiore: passare dalla migliore prestazione dell’anno a quella più inguardabile, nello spazio di appena tre giorni, per una squadra che prova a uscire da una crisi profonda rappresenta invece l’ennesimo passo indietro di un gruppo ancora una volta in balia degli eventi e degli avversari. Il grande sforzo di domenica viene pagato a caro prezzo, ma il problema è stato ancora una volta l’atteggiamento.
Come un punching ball. Nel penultimo match della fase a gironi, quello che avrebbe potuto decretare il rilancio delle ambizioni di qualificazione, i sassaresi di Piero Bucchi vengono spazzati via dagli ucraini del Prometey, concorrente diretta per il terzo posto che a Sassari aveva vinto di 8. Sul parquet della Yunost di Zaporizhzhia, cinque ore d’auto a sud di Kiev, la Dinamo stecca ancora una volta in maniera clamorosa, proponendo 35 minuti di pallacanestro, atteggiamento e facce penosi: finisce con una scoppola storica, 89-56, con Harrison, Bilan e compagni che si divertono a giocare allo schiaffo del soldato, e con un’unica certezza: anziché essere sulla strada giusta, dopo il cambio di allenatore e di play, il Banco deve ancora una volta ricostruire tutto da capo.
Mai in partita. Domenica i biancoblù avevano fatto un figurone al cospetto dei campioni d’Italia della Virtus Bologna; ieri pomeriggio in Ucraina la loro partita è durata appena 5 minuti. Senza Gentile, rimasto a Sassari, e con Battle dentro grazie al regolamento della competizione, il Banco di Sardegna è rimasto in partita per meno di 5 minuti (16-13), ma sin dalla palla a due aveva mostrato amnesie incredibili a livello difensivo. Umiliato a rimbalzo (alla fine 44-26), fatto letteralmente a fette in area e reso totalmente innocuo in fase offensiva (il 17/53 finale al tiro è da vietare ai minori), il gruppo biancoblù si è squagliato alle prime difficoltà. Proprio come nelle fasi peggiori della gestione Cavina.
Encefalogramma piatto. Il Prometey, che aveva realizzato 13 punti nei primi 3’20”, se n’è andato con due strattoni già nel primo quarto: il primo da 9-1, il secondo da 11-2. Siamo solo al 10’ e il tabellone dice già 27-15. Chessa e Devecchi, protagonisti a Bologna, non entrano nelle rotazioni, mentre l’ingresso di Logan, Diop e Battle, e poi di Treier, non produce alcun effetto. Poco oltre la metà del secondo quarto, sul 39-21, il risultato e il destino europeo dei sassaresi sembrano già scritti. Battle batte un colpo ma è un fuoco di paglia, Bucchi continua a cambiare gli uomini ma non riesce a trovare la chiave per limitare i padroni di casa. Il fuoco di paglia di fine periodo (dal 44-23 al 45-32) si esaurisce in un attimo. Il tempo del riposo e del canestro del -11 di Bendzius, al ritorno in campo, poi l’aria di rimonta viene spazzata via dagli ucraini. La difesa riprende a fare acqua, in attacco arrivano errori in serie e il Prometey fa il vuoto, piazzando un break di 14-0 che fa precipitare i sassaresi a -25, 59-34. Ci sono ancora 15 minuti da giocare, la Dinamo non reagisce e in aggiunta gli ucraini non alzano mai il piede dall’acceleratore. Forse il gruppo inizia anche a pensare a Venezia, fatto sta che alla terza sirena la Dinamo è in apnea, 65-41. La situazione si fa sempre più difficile e il divario tra le due squadre continua ad allargarsi: Evans, tutto solo nell’area biancoblù, sigla il punto del 77-47; arriva anche il -35 (87-52) e persino il garbage time è una sofferenza enorme. Ne viene fuori una lezione memorabile (89-56) – non la prima di questa pessima campagna europea – nel contesto di una stagione che si sta facendo sempre più in salita.
Come un punching ball. Nel penultimo match della fase a gironi, quello che avrebbe potuto decretare il rilancio delle ambizioni di qualificazione, i sassaresi di Piero Bucchi vengono spazzati via dagli ucraini del Prometey, concorrente diretta per il terzo posto che a Sassari aveva vinto di 8. Sul parquet della Yunost di Zaporizhzhia, cinque ore d’auto a sud di Kiev, la Dinamo stecca ancora una volta in maniera clamorosa, proponendo 35 minuti di pallacanestro, atteggiamento e facce penosi: finisce con una scoppola storica, 89-56, con Harrison, Bilan e compagni che si divertono a giocare allo schiaffo del soldato, e con un’unica certezza: anziché essere sulla strada giusta, dopo il cambio di allenatore e di play, il Banco deve ancora una volta ricostruire tutto da capo.
Mai in partita. Domenica i biancoblù avevano fatto un figurone al cospetto dei campioni d’Italia della Virtus Bologna; ieri pomeriggio in Ucraina la loro partita è durata appena 5 minuti. Senza Gentile, rimasto a Sassari, e con Battle dentro grazie al regolamento della competizione, il Banco di Sardegna è rimasto in partita per meno di 5 minuti (16-13), ma sin dalla palla a due aveva mostrato amnesie incredibili a livello difensivo. Umiliato a rimbalzo (alla fine 44-26), fatto letteralmente a fette in area e reso totalmente innocuo in fase offensiva (il 17/53 finale al tiro è da vietare ai minori), il gruppo biancoblù si è squagliato alle prime difficoltà. Proprio come nelle fasi peggiori della gestione Cavina.
Encefalogramma piatto. Il Prometey, che aveva realizzato 13 punti nei primi 3’20”, se n’è andato con due strattoni già nel primo quarto: il primo da 9-1, il secondo da 11-2. Siamo solo al 10’ e il tabellone dice già 27-15. Chessa e Devecchi, protagonisti a Bologna, non entrano nelle rotazioni, mentre l’ingresso di Logan, Diop e Battle, e poi di Treier, non produce alcun effetto. Poco oltre la metà del secondo quarto, sul 39-21, il risultato e il destino europeo dei sassaresi sembrano già scritti. Battle batte un colpo ma è un fuoco di paglia, Bucchi continua a cambiare gli uomini ma non riesce a trovare la chiave per limitare i padroni di casa. Il fuoco di paglia di fine periodo (dal 44-23 al 45-32) si esaurisce in un attimo. Il tempo del riposo e del canestro del -11 di Bendzius, al ritorno in campo, poi l’aria di rimonta viene spazzata via dagli ucraini. La difesa riprende a fare acqua, in attacco arrivano errori in serie e il Prometey fa il vuoto, piazzando un break di 14-0 che fa precipitare i sassaresi a -25, 59-34. Ci sono ancora 15 minuti da giocare, la Dinamo non reagisce e in aggiunta gli ucraini non alzano mai il piede dall’acceleratore. Forse il gruppo inizia anche a pensare a Venezia, fatto sta che alla terza sirena la Dinamo è in apnea, 65-41. La situazione si fa sempre più difficile e il divario tra le due squadre continua ad allargarsi: Evans, tutto solo nell’area biancoblù, sigla il punto del 77-47; arriva anche il -35 (87-52) e persino il garbage time è una sofferenza enorme. Ne viene fuori una lezione memorabile (89-56) – non la prima di questa pessima campagna europea – nel contesto di una stagione che si sta facendo sempre più in salita.