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Tathiana Garbin: «Pronte per fare l’impresa con l’aiuto dei tifosi sardi»

di Roberto Muretto
Tathiana Garbin
Tathiana Garbin

La capitana nella nazionale femminile presenta la sfida Italia-Francia ad Alghero: «Loro hanno più esperienza ma l’umiltà e l’unità del gruppo sono la nostra forza»

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ALGHERO. Da poco più di cinque anni è alla guida della nazionale maggiore femminile di tennis. Tathiana Garbin è stata una giocatrice di ottimo livello, raggiungendo nel 2007 la posizione n.22 della classifica mondiale. Il suo palmares è ricco di successi, impreziosito dalla doppia partecipazione alle Olimpiadi (2000 e 2004). La capitana delle azzurre parla a ruota libera della prossima sfida nella Billie Jean King Cup con la Francia, in programma ad Alghero il 15 e 16 aprile e del suo rapporto con la Sardegna, iniziato quando era una bambina di 12 anni.

Lei ha detto che il bravo allenatore sa tirare fuori il talento dal suo allievo e lo rende autonomo nel pensare con la propria testa. Come si fa?

«La cosa più importante è crescerli come persone e come giocatrici. Il tennis, in questo caso, è un mezzo per migliorarsi, per raggiungere l’obiettivo. Noi allenatori accompagniamo i ragazzi nel percorso, poi dobbiamo sparire. Nel senso che deve emergere la loro personalità, la voglia e la caparbietà di centrare i traguardi più prestigiosi».

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Della serie: non diventi campione se non lavori su te stesso.

«Proprio così. Il talento è una predisposizione, poi c’è la realtà di tutti i giorni fatta di lavoro. L’allenatore deve adoperarsi per fare in modo che il futuro campione migliori le proprie abilità».

Dopo le vittorie ottenute dalle azzurre con Barazzutti è arrivata lei. Ua responsabilità non da poco.

«Ho accettato una bella sfida. Avevano appena smesso giocatrici come Schiavone, Pennetta e Vinci. Abbiamo dovuto ricostruire partendo da zero. Le ragazze hanno lavorato molto bene, ottenendo vittorie contro nazionali con le quali partivamo sfavorite. Sono orgogliosa di loro, salire dalla terza serie al primo gruppo è tutto merito loro e del gruppo che si è creato».

Qual è il suo rapporto con la Sardegna?

«Sono legata all’isola. Ho giocato ad Arzachena i miei primi tornei quando ero piccolissima. Ricordi piacevoli, perche lì sono cresciuta tanto tecnicamente e mi sono formata il carattere confrontandomi con le migliori d'Italia. Ho anche giocato un torneo 25 mila dollari ad Alghero, dove sono tornata per la Coppa Davis maschile con il Lussemburgo».

Nell’isola per una vacanza?

«Ci voglio andare quest'anno. Vado spesso al Forte Village e lo farò anche dopo la sfida con la Francia. Resterò due settimane per seguire nei tornei di Pula le nostre ragazze più promettenti. Da questi tornei sono passate le giocatrici che ora compongono la nazionale maggiore. In queste competizioni si impara e gestire le emozioni».

Il suo rapporto con il presidente Binaghi?

«Avevo già iniziato a collaborare con la Fit, sono una che ha fatto la gavetta e a lui piace molto questo aspetto. È competente, conosce la materia. Ha una visione aperta e globale. Quando insegni il tennis è molto diverso da quando lo giochi. Molti ex grandi campioni in questo ruolo hanno avuto difficoltà. Perchè? forse non hanno capito che non sei più al centro dell’attenzione ma devi adoperarti per educare un'altra persona a sviluppare le sue qualità».

Quali sono le difficoltà del match con la Francia?

«L'esperienza delle nostre avversarie, La Cornet è tra le prime 30 al mondo ed è stata anche numero 11. E possono contare su un ottimo doppio»

E la vostra forza?

«Una squadra giovane, affiatata e un team di collaboratori di altissimo livello. L’umiltà è un altro nostro punto forte. Sappiamo bene che se alzi troppo la testa, quando cadi ti fai veramente male. Parole sante quelle dette da Benigni».

La superficie sulla quale giocherete vi avvantaggia?

«L'abbiamo scelta noi. Anzi, l’ho scelta io. La Giorgi gioca bene sul veloce, anche la Paolini su questa superficie ha acquisito tanta sicurezza. Ho ringraziato le ragazze per avermi appoggiato. Forse loro avrebbero preferito giocare sulla terra, ma hanno messo davanti alle loro esigenze personali la voglia di dare importanza alla nazionale».

Il pubblico un’arma in più.

«È fondamentale e invito gli appassionati a seguirci. Dopo due anni di chiusura per il Covid avere il calore della gente, sentire i tifosi che ti incitano può fare la differenza. Sono fiduciosa sull’esito finale anche se conosco le qualità delle francesi, ma so anche che la mia squadra può fare questa impresa».


 

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