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Diop: «Torno a casa dopo nove anni, ecco il mio scudetto»

Antonello Palmas
Ousmane Diop aveva 13 anni quando lasciò il Senegal
Ousmane Diop aveva 13 anni quando lasciò il Senegal

Il 22enne centro della Dinamo partì dal Senegal a 13 anni. Da allora non ha mai più rivisto la famiglia

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SASSARI. Per un atleta c'è al mondo qualcosa di più emozionante di contendere la finale scudetto alla squadra più forte del campionato giocando da protagonista? Certo che sì: ad esempio rivedere i tuoi genitori dopo ben nove anni. È ciò che succederà oggi a Ousmane Diop, 22enne ala-pivot della Dinamo Banco di Sardegna, che parte da Milano per la sua terra d'origine, il Senegal. Una storia che ha dell'incredibile, se pensiamo che era il 2013, quando lasciò la sua città Rufisque, a mezz'ora da Dakar. Da allora con la sua famiglia solo contatti telefonici e via social. Ma Ousmane aveva già spalle grosse, e non solo per i suoi 204 centimetri per 98 chili.

«Non si può immaginare l'emozione, da quando abbiamo smesso con gli impegni di campionato non faccio altro che pensare solo a questo. Mi emoziono ogni volta che immagino quel momento, non vedo l'ora. E domani (oggi, ndc) parto, finalmente». Avrebbe voluto farlo già negli scorsi anni, ma ci si è messa di mezzo la pandemia. Ora è il momento: più emozionante questa o l'attesa per una finale scudetto? «Credo proprio la prima - confessa il 22enne, che ha la cittadinanza italiana - stare così tanto tempo lontano e vedere avvicinarsi il momento di rivedere i tuoi non è paragonabile a nient'altro. Sono molto legato a loro, alle mie due sorelle e a mio fratello, e non ci rinuncerei per nulla al mondo».Ora è più facile capire come si è formato questo mix di simpatia e grinta, Ousmane è uno che prima di arpionare rimbalzi e sopportare sportellate sotto canestro ha dovuto reggere ogni genere di colpi per conquistare un posto nella vita. «Mio padre Ibra Diop ha 72 anni, mia madre Degun ne ha 54. Certo né io né loro pensavamo che saremmo stati lontano così tanto tempo quando nel 2013, ero poco più che un bambino, si decise che sarei partito per studiare in Italia e per continuare a giocare a pallacanestro».

Diop racconta: «Ero un bambino quando mi sono trasferito a Udine, da quella che è diventata la mia seconda famiglia, che già i miei conoscevano. per questo erano tranquilli, sapevano che andavo in un posto sicuro. Il mio "secondo padre" aveva una scuola basket. Poi sono stato aggregato alla società del Feletto e così è cominciato tutto. Ci sono stati dei momenti difficili, ma mi sono trovato subito molto bene».

Dopo due anni in A2 con Udine, nel 2018 firma un quadriennale con Sassari che lo gira in A2 alla fu Dinamo Cagliari e al Torino, quindi la chance della A. «Sto bene anche a Sassari, dove abbiamo fatto un 'annata molto bella - dice - iniziata così così, poi abbiamo aggiustato tutto, arrivando in semifinale e perdendo con la squadra migliore d'Italia (Milano, ndc)». Per Ousmane un finale di stagione strepitoso: «Purtroppo sono stato limitato dai problemi al ginocchio dello scorso anno, poi ho dimostrato che quando mi sento bene cerco sempre di dare qualcosa di più». È davanti a un negozio milanese dove vuole acquistare e dei regali da portare ai suoi, cui di recente ha già comprato una casa insieme alla sorella. Prossimo anno ancora in bancoblùi? Alla domanda Ousmane piazza un tagliafuori prepotente, ma è certo che sarebbe contento di una conferma.

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