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Cavasin dalla A ai Dilettanti: «Sardegna, esperienza stupenda»

di Roberto Muretto
Cavasin dalla A ai Dilettanti: «Sardegna, esperienza stupenda»

Il tecnico parla a 360 gradi dopo un anno a Bari Sardo 

18 giugno 2022
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BARI SARDO. Quanti tecnici dopo aver allenato in serie A avrebbero accettato di guidare una squadra di Prima categoria? Forse nessuno. Alberto Cavasin è l’eccezione. Il mister di Treviso, 65 anni (ex Lecce), ha guidato nella stagione appena conclusa il Bari Sardo, vincendo il campionato. Dal Veneto alla Sardegna per un’avventura nata quasi per caso. «Conosco da tempo Paolo Campolo – spiega – , un ex calciatore che ha più o meno la mia età. Ha fatto il ds a buoni livelli e adesso lo fa quasi per hobby. Stavo per andare in Congo, poi è saltato tutto e lui mi ha proposto questa scommessa. All’inizio non ero troppo convinto ma dopo aver conosciuto il presidente ho accettato con entusiasmo».

Come è stato questo anno in Sardegna?

«Bellissimo sotto l’aspetto umano. Bari Sardo è un posto meraviglioso. Ho vissuto con delle persone che mi hanno fatto sentire a casa, accolto benissimo in un clima di grande armonia. Lo rifarei senza pensarci nemmeno un attimo».

Quindi c’è la possibilità di andare avanti?

«La Sardegna ti attrae, ti fa innamorare. Ora le bocce sono ferme. Aspetto la proposta del presidente Roberto Ibba».

Cambiamo argomento, il Cagliari è finito in serie in B, è rimasto sorpreso?

«Sembra quasi che i rossoblù abbiano fatto di tutto per retrocedere. Se avessi fatto una scommessa all’ inizio drella stagione, avrei perso tutto perchè mai mi sarei aspettato questo risultato finale».

Ha visto le partite?

«Ne ho viste tante anche allo stadio e le confesso una cosa: sono riuscito ad arrabbiarmi. Perchè? Mi chiedevo come mai una squadra così potesse offrire spettacoli del genere. La gara col Verona è stata una cosa incredibile. Ma non vincere a Venezia è stato un delitto sportivo. Difficile dare spiegazioni da fuori ma ho avuto la netta sensazione che la squadra fosse in confusione mentale».

Sarà difficile risalire subito?

«Dipende da come saranno fatte le cose. Il Cagliari nella categoria è considerata una big. Ci saranno dei cambiamenti, credo saranno in tanti ad andare via e di conseguenza arriveranno tanti volti nuovi Aspettiamo, dare giudizi adesso sarebbe da presuntuosi».

Hanno scelto Liverani per la ricostruzione.

«Non è una scommessa, conosce il campionato che ha già vinto col Lecce. È un allenatore che fa giocare bene le sue squadre. Da questo punto di vista è una garanzia, penso farà bene».

Tante le pretendenti alla promozione diretta.

«Vedremo un torneo con molte squadre blasonate al via. Il livello della serie B è cresciuto, secondo me sono almeno sette le formazioni che puntano a tornare in serie A dirattamente, evitando i playoff. Tra queste c’è anche il Cagliari».

Parliamo dell’Italia. Dopo gli Europei solo delusioni. Come lo spiega?

«Non andare al Mondiale è stata una mazzata per il nostro calcio. Però va sottolineato che non siamo più la squadra brillante che ha trionfato agli Europei. Esprimiamo un calcio diverso, abbiamo perso un po’ di verve agonistica e solidità in difesa. Stiamo vivendo una fase di confusione. Troppi cambiamenti, tanti nuovi inserimenti di giocatori che saranno il futuro delle Nazionale ma forse non sono pronti. Normale pagare dazio in questi casi».

La prossima serie A sarà avvincente come quella appena terminata?

«Sulla carta tutte si stanno rinforzando. Leggo nomi importanti in arrivo, Inter, Juventus e Milan sono in pole per lo scudetto, ma occhio alla Roma sta mettendo tasselli importanti. Mentre non capisco quale sia la strategia del Napoli»

Quindi secondo lei non c’è una favorita?

«Con Dybala e Lukaku l’Inter sarebbe la più attrezzata. Lo era anche la scorsa stagione, ma alla fine lo scudetto lo ha vinto il Milan. Penso ci sarà ancora equilibrio e le coppe europee incideranno non poco».

Che livello di calcio ha trovato in Sardegna?

«Buono. Noi abbiamo incontrato squadre propositive, attente, concentrate. Ognuno aveva una logica e capacità di cambiare in corsa. Ho allenato un gruppo tecnicamente superiore alle avversarie, facevamo cinque allenamenti a settimana, gli altri solo tre. La differenza è stata anche fisica. Ma qui ho visto ottimi giocatori e buone prospettive per il futuro».

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