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Concluso il Progetto Sef, un piccolo-grande master in sport

Concluso il Progetto Sef, un piccolo-grande master in sport

I radiologi Urigo hanno spiegato ai baby calciatori della Torres l’importanza di gestire in modo corretto gli infortuni

30 maggio 2024
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Sassari Si è concluso il programma del Progetto Sef iniziato a settembre, con l'incontro tra i giovani rossoblù e Vittorio e Carlo Urigo, radiologi. Testimonianze ed esperienze, questo il fulcro della seconda edizione del Progetto Sef, un piccolo grande master in sport, formazione e vita pensato dalla Fondazione Torres del presidente Umberto Carboni e sviluppato insieme alla Torres Sassari griffata Abinsula del presidente Stefano Udassi. Sede dell'appuntamento gli spazi della nuova hospitality del club rossoblù, presenti il responsabile del settore giovanile Torres Luca Raineri, Pierluigi Pinna e Andrea Maddau della proprietà Abinsula, il presidente Torres Stefano Udassi e della Fondazione Umberto Carboni, questi ultimi due hanno introdotto la serata.

Fra gli aspetti del rispetto del proprio corpo c'è la gestione degli infortuni, questo il tema dell'appuntamento conclusivo.  Carlo Urigo ha portato  l’esempio concreto di quanto successo a Cristiano Ronaldo nella finale degli europei 2016. «L’atleta deve saper gestire per primo un eventuale infortunio, più o meno grave. Ronaldo, durante la finale degli europei 2016, dopo 7 minuti ha subito una botta al ginocchio. Lo staff medico è intervenuto. Ronaldo rimane in campo, ma si rende conto di non essere a posto. Vista l’importanza del giocatore e della gara lo staff del Portogallo le prova tutte. Dopo pochi minuti Ronaldo si ferma ancora, ma gli viene applicata una fasciatura e la partita di CR7 prosegue. Poco dopo Ronaldo salta di testa ma ricadendo si rende conto di non farcela e viene sostituito. Il giocatore riportò una lesione al collaterale del ginocchio. La decisione viene presa di concerto dal giocatore e dallo staff medico, ma l’importanza della posta in palio è altissima, si nell’immediato che a lunga scadenza.  Probabilmente in quella situazione la gestione non fu ottimale e l’infortunio capitato di difficile interpretazione». 

«Ci sono dei protocolli ben precisi per gestire il recupero degli atleti – ha aggiunto Carlo Urigo - che devono essere applicati con la massima attenzione. Gli infortuni che i giocatori subiscono spesso determinano l’andamento di una squadra nella stagione. È fondamentale classificare le lesioni muscolari e tendinee, per poi applicare le situazioni al singolo caso. L’atleta deve conoscere il proprio corpo, deve capire i segnali. Ormai, anche attraverso l’intelligenza artificiale, si stanno facendo enormi progressi per monitorare questo tipo di situazioni, ma il primo interprete è sempre il giocatore».

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