Lorenzo Patta corre veloce verso Parigi: «L’oro della 4x100 resterà in Italia»
L’oristanese è uno dei protagonisti della staffetta azzurra, la più vincente di sempre «Il segreto? Siamo un bellissimo gruppo, lavoriamo parecchio e ci crediamo molto»
Sassari «Ho sempre sognato una notte come questa, poter festeggiare una medaglia d’oro così importante a casa nostra, insieme ai miei compagni e al nostro pubblico. Grazie mille a tutti per il tifo. Tra poco più di un mese ci sono le Olimpiadi, arriviamo da campioni in carica e faremo tutto il possibile affinché la medaglia d’oro rimanga in Italia... non vediamo l’ora!».
L’intervista a Lorenzo Patta, che forma insieme a Filippo Tortu la coppia sarda della staffetta azzurra più vincente di sempre, parte dal post che il campione olimpico ha pubblicato su Instagram pochi minuti dopo aver vinto l’oro agli Europei di Roma.
Complimenti, dopo l’oro di Tokyo e l’argento dei Mondiali, la 4x100 si prende anche il titolo continentale.
«Vincere davanti al pubblico di casa è stata un’emozione incredibile, che non ricapiterà mai più. Per non parlare del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che è tornato all’Olimpico proprio per vederci correre, infrangendo il protocollo. È stato un onore».
A Roma in tribuna c’erano anche i suoi genitori e sua sorella Alessia che ha abbracciato forte dopo la vittoria.
«Un sogno avere la mia famiglia tra gli spettatori. A Tokyo gli spalti erano vuoti causa Covid, e a Parigi la mia famiglia non ci sarà perché i costi, tra voli e alloggio, sono insostenibili. Devo tutto a miei genitori e ad Alessia, se sono arrivato qui è anche grazie a loro, hanno sempre creduto in me».
In lei crede anche il prof Di Mulo, il ct della velocità. La sposta di frazione, ma lei c’è sempre.
«Ringrazio il ct per la fiducia. Io cerco di dare il massimo, la staffetta è una specialità che mi piace molto. Dopo Tokyo ho vissuto due anni difficili (per colpa degli infortuni, ndr) ma non ho mai mollato la presa e mancato un raduno della 4x100».
A Tokyo è partito dai blocchi, velocissimo allo sparo, ai Mondiali di Budapest e agli Europei di Roma invece si è spostato in terza frazione, forse la più delicata.
«Ho dato la mia totale disponibilità, decide il ct Di Mulo quale frazione devo correre. Io cerco di fare bene il mio lavoro, direi che sono “l’operaio” della staffetta, faccio tutto quello che serve».
In terza frazione riceve il testimone da Jacobs e poi lo passa a Tortu, correndo sempre in curva.
«Non trovo complicato correre in curva , lavorando soprattutto sui 200 metri sono abituato. La terza frazione è più complicata da vedere che da correre: c’è la forza centrifuga che ti spinge fuori, è vero, il segreto è saper correre la curva come se fosse un rettilineo».
La sua è una favola, da promessa del calcio a campione olimpico di velocità.
«A 5 anni ho iniziato a giocare a calcio e ho smesso quando ne avevo 17. Non è stato semplice, perché resta la mia più grande passione, il mio primo amore. Sono un grande tifoso della Roma. Con l'atletica ho iniziato a scuola, con i giochi studenteschi. Ho gareggiato e sono arrivato subito secondo. Il professor Garau, che mi allena ancora oggi, mi ha quasi sfidato: “Secondo me devi provare a fare atletica, poi vediamo come va”. Da lì è nato tutto, mi sono appassionato e a 18 anni mi sono dedicato totalmente all'atletica. Ora ne ho 24 e sono convinto di aver fatto la scelta giusta. Correre è la mia grande e unica passione».
A differenza di Tortu e Jacobs che hanno scelto la Florida, lei continua ad allenarsi a Oristano.
«Col professor Garau siamo in perfetta sintonia, entrambi di poche parole. E a Oristano c’è anche il fisioterapista della Nazionale Matteo Pusceddu. È stata una scelta precisa quella di restare a vivere qui. La mia famiglia e i miei amici mi danno la serenità necessaria».
Lei è piuttosto esile (1,63 per 60 chili), non utilizza i pesi?
«I miei allenamenti sono difficili da spiegare, direi che con Garau alleniamo la forza in maniera diversa. L’obbiettivo è rimanere leggero per correre più veloce».
Ci dica il segreto della staffetta azzurra, oltre alla velocità cosa fa la differenza?
«Motivazione, umiltà e spirito di squadra. Lavoriamo parecchio e ci crediamo molto. Ma quello che conta di più è il fatto di avere un bellissimo gruppo. Quando stiamo insieme, io, Marcell (Jacobs), Filippo (Tortu), Marco (Ricci), Matteo (Melluzzo), Roberto (Rigali) e Fausto (Desalu), ci divertiamo sempre molto. La chat di Tokyo? È ancora attiva ed è sempre molto calda».
Arrivederci a Parigi?
«A fine giugno sarò ai campionati italiani, a La Spezia sfiderò Jacobs nei 100 metri. Poi di corsa a Parigi, difenderemo il titolo con i denti».