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Mister Giorgio Canali compie 85 anni

di Antonello Palmas
Mister Giorgio Canali compie 85 anni

L’ex giocatore e allenatore di diversi club isolani, considerato un tecnico innovatore e moderno, abita a Olbia ed è sposato con una calangianese

27 giugno 2024
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Olbia Oggi venerdì 28 giugno compie 85 anni, ma mister Giorgio Canali, allenatore di calcio in pensione e orgogliosamente sardo d’adozione, dato che nell’isola ha messo su famiglia, mostra la grinta e lo spirito di sempre. «Abito a Olbia – racconta – sono di Roma ma nella Capitale ci sono solo nato perché la mia famiglia di origine toscana si trasferì subito a Genova: si può dire che sono tosco-ligure, ma da 54 anni, cioè da quando ho sposato Maria, di Calangianus, vivo nell’isola: oramai sono sardo». E qui è nata Katia, oggi avvocato a Firenze.

Tra i nuraghi Canali ha giocato e allenato in diversi club, lasciando ottimi ricordi e sfiorando imprese clamorose, specie a Tempio e a Sassari. «Arrivai in Sardegna per giocare nella Torres, che però aveva una lunga lista di atleti e mi diede al Tempio: con i galletti vincemmo il campionato ma il 9 giugno 1963 perdemmo lo spareggio a Genova con l’Empoli, che era squadra vera. Poi ho giocato a livello di C nel Como, nel Rapallo, quando c’erano squadre davvero importanti».

La sua lunga carriera da allenatore comincia a Calangianus, nella stagione 1971-72, seguita dalla prima volta in B (ma come vice) a Monza dove ha fatto anche il settore giovanile. L’esperienza che lo lancia è però quella alla guida della Sampdoria Primavera con la vittoria del Torneo di Viareggio nel 1977: «Battemmo il Milan davanti a 10mila spettatori, con i nostri avversari ricordo che c’era gente come Baresi... Allora era una manifestazione davvero importante». Tanto che l’anno dopo il club blucerchiato gli diede la panchina della prima squadra appena retrocessa in B: «Io avrei preferito proseguire con le giovanili, chiedendo più organizzazione – spiega Canali – ma erano tempi bui per la Samp, un vero caos, addirittura mancavano i palloni…».

Canali era considerato un precursore, gli piaceva il calcio moderno, la zona che allora era una novità («un famoso giornalista di Genova in sala stampa mi chiese cosa fosse, io gli risposi che era verso Sampierdarena...» ride). Ottavo posto al primo anno, nonostante le difficoltà a portare avanti le sue idee innovative con le “colonne" della squadra come Lippi ed Arnuzzo. Nel secondo la sconfitta nel derby col Genoa gli costò l’esonero a ottobre («tra i due club c’era una enorme differenza di organizzazione e risorse» si rammarica).

Seguirono una serie di stagioni più o meno positive tra D, C-2 e C-1 e nel 1990-81 tornò in Sardegna per guidare il Tempio, con cui ottenne la salvezza in C2: « Laggiù ho ancora tanti amici avendoci anche giocato da ragazzo, ho davvero tanti bei ricordi. Rifiutavo spesso offerte, in attesa di qualche chiamata in Sardegna. Era dura, allora, anche a livello di Serie C, non avevi certo troppe figure a darti una mano, l’allenatore doveva fare un po’ tutto, non come oggi. Se avessi allenato la Juve sarebbe stato più semplice».

Nel 1995-96 andò a un passo da entrare nel mito dei tifosi della Torres: «Un bel campionato, c’erano 4-5 mila spettatori, arrivammo alle semifinali dei playoff di C2 per la promozione, perdendo con l’Alzano Virescit, purtroppo nel finale di stagione pagammo gli infortuni».

Segue sempre il calcio? «Dopo tanti anni nell’ambiente è dura: resisto un tempo, guardo con l’occhio dell’allenatore, vedo se c’è qualche novità e poi stacco. Anche degli Europei, guardo un pezzo di gara, alle 21». Quando chiedi a molti ex giocatori e allenatori com’è il calcio di oggi, la risposta è da nostalgici. Per Canali, non a caso considerato un innovatore, invece «è molto migliorato, sotto l’aspetto della velocità e della tecnica, oltre che della durezza: si danno certe sberle, mamma mia... Prima si facevano 3,5 chilometri, i russi ne facevano 4, oggi se ne fanno 9-10. Certo, non c’è più la tattica, con lo sviluppo della zona».

Canali viene descritto come personaggio dal carattere chiuso. «Io ho sempre battagliato con i presidenti, ovunque. Certo sotto l’aspetto caratteriale, se tornassi indietro, qualcosa cercherei di cambiarla, anche se è difficile se ce l’hai nel sangue». Riservato, al punto che trovare foto di quando allenava è un’impresa, si faceva però voler bene: «Pensi che con i ragazzi di quella Samp che vinse il Viareggio e che oggi si avvicinano alla settantina ogni anno ci troviamo a Viareggio per festeggiare. Una cosa rara nel calcio dove le amicizie durano spesso lo spazio di una stagione». Auguri mister.

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