Porto Torres La maglia dell’Atalanta l’ha indossata per una sola stagione. Quella del Cagliari per sette anni. Antonio Langella non ha il cuore diviso, lui ha tatuati sulla pelle i colori rossoblù. Segue con la stessa passione sia la squadra di Nicola che la Torres e domani per lui sarà una giornata speciale. A Bergamo ancora i tifosi ricordano le sue galoppate sulla corsia sinistra, mentre chi ha frequentato gli spalti del Sant’Elia, rivede l’immagine di “Arrogu tottu”, il nomignolo che Antonio si è guadagnato perchè in quegli anni ogni volta che scendeva in campo sembrava volesse spaccare il mondo con la sua foga.
Ha un ricordo particolare di Cagliari-Atalanta?
«L’emozione fortissima quando sono tornato in Sardegna da avversario. Era il primo anno che mi spostavo fuori dall’isola e ho provato una sensazione stranissima a giocare contro la “mia” squadra. È stata dura dove affrontare i miei vecchi compagni perchè ero molto legato a quell'ambiente. Con le rispettive famiglie abbiamo vissuto tanti bei momenti».
Però a Bergamo di lei si ricordano benissimo.
«Ancora oggi vengo chiamato per festa della Dea. Quella stagione, con De Neri in panchina è stata grandiosa. Ho segnato nove gol, nonostante giocassi da esterno sinistro nel modulo 4-4-2.
Oggi l’Atalanta è forse una delle migliori realtà del calcio in Europa
«Da sempre il club dei Percassi ha il migliore settore giovanile d'Italia. Per fare un esempio, quando aveva 15 anni si allenava con noi un certo Giacomo Bonaventura. Hanno fatto un gran lavoro, non si vincono per caso una l’Europa League e si partecipa alla Champions. Gasperini è una maestro ma la società ha un’organizzazione che va imitata. Lo stemma dell'Atalanta per i bergamaschi è stampato sulla pelle. Così come per i tifosi sardi quello del Cagliari.
Quindi domani i rossoblù partono battuti?
«Che i favoriti sono i nerazzurri è scontato. Ma il Cagliari contro l'Atalanta ha sempre giocato belle partite. E poi l’imbattibilità dei bergamaschi prima o poi dovrà finire. La squadra di Nicola in casa non molla mai, lotta. Sono pronto a scommettere sulla vittoria dei rossoblù».
Davide Nicola è l’allenatore giusto?
«Mi piace molto. Non era facile sostituire uno come Ranieri. Nicola ha il carisma, le sue squadre una identità. Combattono, stanno sempre sul pezzo. In sintesi, hanno lo spirito giusto per chi si deve salvare. Lui è un tecnico che non guarda in faccia nessuno, vuole il massimo da tutti. Uno schietto, leale, che dice le cose in faccia ai giocatori. Io da ex calciatore, ho sempre apprezzato gli allenatori così».
Nel Cagliari chi potrà essere decisivo?
«Per me conta il collettivo. Ma posso dire che Luvumbo può dare fastidio per la sua velocità. A me piace moltissimo Viola, è mancino come lo ero io. Ha idee quando ha la palla tra i piedi».
Sembra di capire che lei dà per scontata la salvezza.
«Al cento per cento. Il Cagliari è più attrezzato rispetto a tutte le squadre che gli stanno dietro e secondo me, anche a qualcuno che gli sta avanti. Nicola ha dato alla squadra la mentalità giusta. E poi c’è un valore aggiunto».
Ci dice quale?
«Non sono tutti ad avere lo stadio sempre pieno come lo è la Domus. Sembra un particolare poco importante, invece è come avere una marcia in più. E chi ha fatto il calciatore lo sa benissimo».
Cosa pensa del calcio dei giorni nostri?
«È cambiato totalmente. Ai miei tempi non c’era il Var per esempio. Vero che ha corretto decisioni sbagliate, ma ha anche creato confusione perchè io non ho capito quando può e quando non può intervenire. Se c'è deve aiutare, non creare ulteriori dubbi. Ora si fa gol e quasi non si esulta perchè devi aspettare il controllo. E poi il pallone oggi è solo business. Lo era già ai miei tempi ma oggi conta solo fare cassa, la passione, il tifo, tutto in secondo piano».
Sogna un Cagliari stile Atalanta in futuro?
«Non è facile imitarli. Nessuno c'è riuscito. Forse si può paragonare al Chievo dei miracoli di Del Neri. Serve competenza, organizzazione e queste cose si costruiscono negli anni. Una dimostrazione è stato l’infortunio di Scamacca, dopo due giorni hanno preso Retegui. Ecco la competenza e la capacità. Per me in questo momento l’Atalanta gioca il calcio più bello d'Europa».
Sta andando allo stadio?
«Ho visto le partite con Inter e Torino, ma ci andrò ancora più avanti».
Scusi la divagazione, lei segue la La Torres?
«Eccome. Ho conosciuto la dirigenza, sono persone serie, tifosi. Non è un dettaglio. Gli manca esperienza, ma Stefano Udassi è la figura giusta. Con lui ci sentiamo e qualche volta ci vediamo. Sia chiaro: la Torres è nel mio cuore».