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L’intervista

Pavoletti: «La salvezza del Cagliari l’obiettivo. Potrei chiudere qui la mia carriera»

Pavoletti: «La salvezza del Cagliari l’obiettivo. Potrei chiudere qui la mia carriera»

L’attaccante rossoblù parla del futuro, del rapporto con Davide Nicola, della voglia di essere ancora protagonista

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Cagliari «Chiudere la mia carriera qui a Cagliari è un’ipotesi molto concreta. Firmando un contratto biennale a 35 anni, la prospettiva è quella». Così l'attaccante del Cagliari Leonardo Pavoletti a 'Storie di Serie A' su Radio-TV Serie A con Rrd. «Non vorrei però trascinarmi neppure troppo in avanti. Io accetto la panchina ma non al 100%, perché è normale: sono pur sempre un calciatore e un calciatore vuole giocare. Devo mediare tra Società e squadra, lo faccio volentieri perché capisco che il mio ruolo è anche quello. Però voglio fare il calciatore, mi sento calciatore. E sino a quando sento questo fuoco… voglio essere ancora protagonista, penso di avere ancora tanto da dare in campo, anche se i miei numeri non sono più quelli di una volta. La testa - ha aggiunto - la fame è sempre quella. Dall’altra parte però non vorrei arrivare a quel punto in cui si dice 'qua c’è ancora Pavoletti', ecco un peso mai. Il mio obiettivo personale è vincere ancora qualche man of the match, almeno uno da qui a fine stagione. Voglio essere utile per la squadra: prendermi ogni tanto delle gioie personali significherebbe portare delle gioie ai compagni. Perché molto probabilmente sarebbero gol importanti per il nostro obiettivo».

La salvezza è l’obiettivo stagionale del Cagliari. «È il nostro obiettivo, viviamo giorno per giorno per raggiungerla, mi piacerebbe far vivere alla nostra gente una salvezza più serena, ma se servisse abbiamo la pellaccia per lottare fino alla fine» ha detto Pavoletti che ha poi speso parole importanti per il neo portiere Caprile. «È veramente forte. Quello che mi è piaciuto più di tutto è che, già dal secondo giorno qui, sapeva i nomi di battesimo di tutti noi. È arrivato che si era già calato nella mentalità giusta. Se arrivi così poi - ha detto - il campo è solo una conseguenza. Se vivi così ogni giorno, concentrato, sul pezzo, poi le prestazioni non arrivano per caso. Noi lo vediamo tutti i giorni, vediamo la sua attenzione, la voglia con cui è venuto qui».

Infine sul suo rapporto con il tecnico Davide Nicola. Con il mister parliamo molto ma non abbiamo mai parlato una volta della mia situazione calcistica (ride, n.d.r). Ho imparato che negli anni non sono tanto le parole ma sono i fatti che contano. Lui sta dimostrando di tenerci, ha sempre un occhio di riguardo con me e anche molta attenzione nel minutaggio che mi fa fare in campo, non ne abbiamo mai discusso, perché posso giocare un po' di più o di meno e va bene. Parliamo molto del Cagliari e della squadra, mi ascolta. Cerca di capire cosa provo io da calciatore - ha concluso - e cosa provano i miei compagni cercando sempre di trovare la soluzione migliore per tutti. Il mister diventa bravo se tutti nello spogliatoio lo seguono e fanno quello che vuole, e tante volte anche lui si deve mettere a disposizione della squadra. Il mister mi piace perché con lui si parla, ti ascolta e prova a interpretare i messaggi che gli arrivano dallo spogliatoio:, 

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