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«Stintino, mare e pallone: il nostro Sudamerica è qui»

di Argentino Tellini
«Stintino, mare e pallone: il nostro Sudamerica è qui»

Rafael e Leandro, un argentino e un brasiliano compagni nella squadra di calcio e amici fuori: «Vogliamo vivere per sempre in questo paradiso»

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Sassari «Per noi Stintino non è solo una squadra di calcio, ma un posto incantevole dove vorremo vivere e abbiamo intenzione di stabilirci». Parlano all’unisono Rafael Zuchi, difensore brasiliano di 30 anni e Leandro Cobas Ladrero, difensore pure lui, 29 anni, argentino e “zurdo”, come in Sudamerica chiamano i mancini naturali. Da subito, da quando sono stati ingaggiati dallo Stintino calcio per questa stagione agonistica, nel campionato Promozione, si sono innamorati del rinomato borgo marinaro.

Un amore a prima vista. «Il primo giorno della preparazione ho capito di non trovarmi in posto normale – spiega Rafael Zuchi –. Un paesaggio incantevole, un mare turchese, la gente tranquilla e ospitale. Mi sono detto: qua è un paradiso». Gli fa eco il collega argentino. «Una bella sensazione, già dalla prima settimana ho capito che questo era il posto per me». I due hanno anche smentito alcuni noti stereotipi, ossia che argentini e brasiliani non vadano d’accordo. «Invece no – dicono entrambi – tra noi c’è intesa perfetta in campo e fuori». Nel frattempo hanno preso casa nel borgo. «Io vivo con la mia ragazza Francesca – precisa Leandro –. È di Genova ma ci siamo conosciuti a Carloforte». «Io con mia moglie brasiliana Lorena – ribatte Rafael – e il nostro figlioletto Miguel, che ha 3 anni e va all’asilo». «E che mi chiama zio», ribatte soddisfatto Leandro.

Per i due, domenica scorsa una bella soddisfazione: 5-0 al Castelsardo in casa. Con tre ciliegine sulla torta: tre gol su calcio di punizione nella prima mezz’ora di Leandro. Non capita tutti i giorni, nemmeno in Promozione. «È andata bene – gongola il difensore argentino –. Domenica avevo il piede giusto, tutte le tre reti scavalcando la barriera». Gol che sono serviti a scacciare un periodo di crisi alla squadra, ora a centro classifica (36 lunghezze) e ancora con qualche punto da conquistare per ottenere una salvezza tranquilla, nel rispetto degli obbiettivi posti dalla società ad inizio annata. «Domenica mi aspettavo una prova di carattere della squadra – afferma a proposito il patron dello Stintino Angelo Schiaffino –. Per fortuna è arrivata. Merito di tutti, anche di Rafael e Leandro, che in campo e fuori stanno fornendo un bell’esempio di integrazione, di cui tutti gli stintinesi dovrebbero essere fieri».

I due stranieri dello Stintino (in realtà in squadra ci sono altri 3 argentini, un colombiano e uno spagnolo-marocchino) sono stati sinora dei giramondo. «Sono di Monte Alto presso San Paolo, cresciuto nell’Atletico Paranaense – spiega Rafael Zuchi –. Dove giocai insieme anche ad Adriano l’Imperatore, a fine carriera. Poi il trasferimento in Giordania, il semiprofessionismo in Spagna, da 4 anni in Sardegna, in squadre come Castiadas e Budoni. Eccomi ora a Stintino, dove intendo fermarmi». Diversi continenti anche per Leandro Cobas. «Sono nato a Buenos Aires, primo contratto argentino in serie C col Deportivo Espanol, quindi Inghilterra, 5 anni in Spagna, 3 anni in Italia, l’anno scorso nella Verde Isola di Carloforte. In estate un amico argentino mi ha consigliato di venire a Stintino, il posto più bello del mondo». Leandro studia, qualche esame universitario per concludere il corso di Amministrazione e Finanze. «Un sogno che intendo realizzare con cui iniziare la mia esperienza lavorativa», conclude il difensore. «Gli affari finanziari sono anche la mia ambizione» ribatte Rafael. E chissà che i due non si ritrovino a fare coppia fissa, come in campo, anche nel mondo del lavoro, aprendo un’agenzia a Stintino. Ogni tanto, ovvio, il loro pensiero torna ai loro paesi di origine “che amiamo e rispettiamo, dove sono rimasti parenti e amici”. Idee differenti, ovvio, sulla squadra del cuore. Il brasiliano Rafael tifa Corinthians, l’ex squadra di Socrates, ma soprattutto la squadra del popolo di San Paolo. Leandro tifa invece Boca, la formazione più amata dagli argentini. Gli echi di quei campionati a volte seguiti dal cellulare nella spiaggia della Pelosa. «I nostri caraibi – dicono i due – ai quali non possiamo più rinunciare».

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