La Nuova Sardegna

«Il mio Gramsci contro gli indifferenti»

«Il mio Gramsci contro gli indifferenti»

Ad Alghero la proiezione del film “Nel mondo grande e terribile” di Daniele Maggioni, il regista parla del suo lavoro

07 dicembre 2017
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ALGHERO . «È ora di smetterla di fare film che parlano di politica. È ora di fare film in modo politico». A questa istanza formulata già da un po’ da Jean Luc Godard, regista, sceneggiatore, montatore e critico cinematografico francese, ora risponde Daniele Maggioni. Milanese, 68 anni, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico, ieri Maggioni era ad Alghero per la presentazione di “Nel mondo grande e terribile”, il film realizzato quest’anno e firmato insieme a Laura Perini e Maria Grazia Perria. La proiezione dell’opera, un lungometraggio di 78 minuti, è stata ieri a Lo Quarter. “Nel mondo grande e terribile” è l’ultima di una serie di iniziative promosse dall’amministrazione comunale di Alghero insieme a numerose associazioni culturali cittadine per celebrare gli ottant’anni della morte di Antonio Gramsci, avvenuta il 27 aprile 1937 a Roma. Per rievocare uno dei pensatori più acuti, complessi e contemporanei che l’Italia può vantare, si è scelto un coro a più voci, in grado di rileggere il pensiero e l’insegnamento gramsciano attraverso il teatro, la letteratura e la musica. E il cinema, appunto. Come nel caso di Daniele Maggioni. Il protagonista dell’evento curato dalla Società Umanitaria di Alghero ha una idea precisa, lineare, del lavoro condotto su Gramsci.

«Questo film è politico non perché parla della politica, ma perché cerca di attivare complessità nello spettatore», spiega Maggioni. «Parliamo del Gramsci uomo, ma è chiaro che il protagonista di questo film ha un pensiero politico, lo dichiara, in alcuni quadri è raccontato il suo impegno – prosegue il regista – ma senza esaltazioni o mistificazioni, provando a restituire autenticità e centralità alle sue parole, al suo pensiero». Ecco, allora, che diventa politico un modo di fare cinema che è anzitutto «un modo di vedere l’uomo e la società».

L’esperimento condotto con quest’opera, la cui realizzazione ha preteso un certo grado di complessità e altrettanta ne pretende la sua fruizione, è esattamente questo. «Il film nasce dal desiderio di ridare la parola a Gramsci – dice Maggioni – anche negli ultimi anni sono stati fatti alcuni lavori su di lui, ma pochi che in qualche modo mettessero in scena le sue parole». È questo che Daniele Maggioni, Laura Perini e Maria Grazia Perria hanno cercato di fare. «Abbiamo usato le lettere e i quaderni come testo, in maniera precisa – racconta il co-autore – quelle del film sono solo le parole delle Lettere e dei Quaderni». Ridare parola ad Antonio Gramsci, farlo attraverso il suo lascito più politico, gli scritti prodotti durante la prigionia, è un’operazione che ha l’effetto di raccontare l’uomo più che l’icona, di restituire l’immagine di una figura alla cui complessità concorrono anche debolezze e fragilità. «Abbiamo fatto un lavoro di mixage, partendo dalla costruzione di una struttura inserita all’interno di un percorso narrativo – riferisce Maggioni – per raccontare lui, a partire dagli anni del carcere, attraverso quella che lui stesso definiva una prigione fisica ma anche mentale».

L’opera «rende presenti nel momento carcerario i fantasmi e i ricordi con cui Gramsci conviveva – anticipa il regista milanese – riaffiorano i ricordi di quando era bambino, a Torino, e ricompaiono come fantasmi le persone che non sono mai andate a trovarlo, come la madre e la moglie». L’umanità di Gramsci è svelata «dai momenti di sconforto totale, quando dichiarava di sentirsi un naufrago». Per Maggioni «il pensiero di Gramsci è di grande attualità». Ma ciò che viene fuori grazie a “Nel mondo grande e terribile” è che Gramsci era anche un uomo. E la lezione è che «Gramsci dimostra come la grandezza dell’uomo stia soprattutto nella continua capacità di trasformazione, nella sua attitudine a migliorare, nella sua aspirazione a essere sempre pronto, qualsiasi cosa succeda, grazie alla propria volontà di capire, di comprendere il mondo». (g.m.s.)

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