Brillano le stelle, è la notte degli Oscar
di Fabio Canessa
La cerimonia della consegna delle statuette su Sky. Favorito “Coda” su una famiglia di non udenti, poche chance per il film di Paolo Sorrentino
27 marzo 2022
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Tonight in the night. La lunga notte degli Oscar che per via del fuso orario in Italia terminerà alle prime luci dell’alba. Chi è disposto a non dormire pur di seguirla in diretta potrà vedere la cerimonia in programma al Dolby Theatre di Los Angeles su Sky oppure su Tv8, a partire dalle 00.15. Un’edizione degli Academy Awards, la 94esima, meno facile da inquadrare dal punto di vista dei pronostici rispetto al solito. Almeno in alcune categorie. In quella dedicata al miglior film, la più attesa e allargata a dieci candidati, sembrava staccarsi nella corsa alla statuetta l’atipico western “Il potere del cane” di Jane Campion, ma nelle ultime settimane sono salite notevolmente le quotazioni di “Coda - I segni del cuore” di Sian Heder dove si racconta la passione per il canto di una ragazza che è l’unica udente all’interno di una famiglia di sordomuti. Un film, remake di un lungometraggio francese di qualche anno fa (“La famiglia Belier”), che gioca sulla facile emozione. Come possibile terzo incomodo per la statuetta si potrebbe indicare “Belfast”, opera semi-autobiografica di Kenneth Branagh sulla sua infanzia durante il conflitto nordirlandese.
Stando alle sensazioni della vigilia, motivate dall’andamento della stagione dei premi che precedono l’Oscar (Golden Globes e non solo), non sembrano avere invece chance gli altri titoli in nomination: “Dune”, “Licorice Pizza”, “West Side Story”, “La fiera delle illusioni”, Una famiglia vincente”, “Dont’ Look Up” e il giapponese “Drive My Car”, molto convincente. Il delicato, profondo film di Ryusuke Hamaguchi ispirato a un racconto di Haruki Murakami vincerà comunque, su questo ci sono pochi dubbi, almeno la statuetta come miglior lungometraggio internazionale dove risulta candidato anche “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino.
Per quanto riguarda la regia difficile che il premio possa sfuggire dalle mani dalla favoritissima Jane Campion, anche se i requisiti giusti li avrebbe avuti Paul Thomas Anderson che con “Licorice Pizza” tratteggia un bellissimo film anarchico e carico di vitalità. Possibile per l’autore americano il premio per la miglior sceneggiatura originale. Sono però i riconoscimenti ad attrici e attori quelli che intercettano maggiormente l’attenzione del pubblico. Come miglior interprete femminile il nome più gettonato, dopo i recenti Sag e Critics Choice Award (i premi del sindacato sceneggiatori e dei critici americani), è quello di Jessica Chastain che nel biopic “Gli occhi di Tammy Faye” si trasforma con il trucco e canta per interpretare la storia della telepredicatrice più famosa d’America. Sarebbe una vittoria meritata, anche considerando il talento dell’attrice finora mai arrivata all’Oscar a differenza delle sue rivali più accreditate in nomination, Nicole Kidman e Olivia Colman, che una statuetta l’hanno già portata a casa.
Come miglior interprete maschile dovrebbe spuntarla senza sorprese Will Smith che in “Una famiglia vincente” interpreta il padre delle sorelle Williams, le campionesse di tennis. Da segnalare tra i candidati l’intensa prova di Denzel Washington in “Macbeth”. Interprete di colore - sottolineatura che serve soltanto per ricordare come gli Academy Awards siano diventati negli ultimi anni sempre più inclusivi - è anche la favorita come miglior attrice non protagonista: Ariana DeBose con un bel ruolo in “West Side Story”, remake del famoso musical firmato da Steven Spielberg. E a proposito di inclusività ci si aspetta l’affermazione come miglior attore non protagonista di Troy Kotsur, membro della comunità sorda, che recita in “Coda”.
Stando alle sensazioni della vigilia, motivate dall’andamento della stagione dei premi che precedono l’Oscar (Golden Globes e non solo), non sembrano avere invece chance gli altri titoli in nomination: “Dune”, “Licorice Pizza”, “West Side Story”, “La fiera delle illusioni”, Una famiglia vincente”, “Dont’ Look Up” e il giapponese “Drive My Car”, molto convincente. Il delicato, profondo film di Ryusuke Hamaguchi ispirato a un racconto di Haruki Murakami vincerà comunque, su questo ci sono pochi dubbi, almeno la statuetta come miglior lungometraggio internazionale dove risulta candidato anche “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino.
Per quanto riguarda la regia difficile che il premio possa sfuggire dalle mani dalla favoritissima Jane Campion, anche se i requisiti giusti li avrebbe avuti Paul Thomas Anderson che con “Licorice Pizza” tratteggia un bellissimo film anarchico e carico di vitalità. Possibile per l’autore americano il premio per la miglior sceneggiatura originale. Sono però i riconoscimenti ad attrici e attori quelli che intercettano maggiormente l’attenzione del pubblico. Come miglior interprete femminile il nome più gettonato, dopo i recenti Sag e Critics Choice Award (i premi del sindacato sceneggiatori e dei critici americani), è quello di Jessica Chastain che nel biopic “Gli occhi di Tammy Faye” si trasforma con il trucco e canta per interpretare la storia della telepredicatrice più famosa d’America. Sarebbe una vittoria meritata, anche considerando il talento dell’attrice finora mai arrivata all’Oscar a differenza delle sue rivali più accreditate in nomination, Nicole Kidman e Olivia Colman, che una statuetta l’hanno già portata a casa.
Come miglior interprete maschile dovrebbe spuntarla senza sorprese Will Smith che in “Una famiglia vincente” interpreta il padre delle sorelle Williams, le campionesse di tennis. Da segnalare tra i candidati l’intensa prova di Denzel Washington in “Macbeth”. Interprete di colore - sottolineatura che serve soltanto per ricordare come gli Academy Awards siano diventati negli ultimi anni sempre più inclusivi - è anche la favorita come miglior attrice non protagonista: Ariana DeBose con un bel ruolo in “West Side Story”, remake del famoso musical firmato da Steven Spielberg. E a proposito di inclusività ci si aspetta l’affermazione come miglior attore non protagonista di Troy Kotsur, membro della comunità sorda, che recita in “Coda”.