La Nuova Sardegna

Vino e associazioni

Donne del vino: Nina Puddu nuova delegata della Sardegna

di Enrico Gaviano
Brindisi dopo l'elezione alle tenute Olbios: Nina Puddu è l’ultima a destra, la seconda è la delegata uscente Elisabetta Pala, fra Maria Luisa Carcangiu Bayre e Denise Dessena; la quarta è Maria Cristina Mamusa
Brindisi dopo l'elezione alle tenute Olbios: Nina Puddu è l’ultima a destra, la seconda è la delegata uscente Elisabetta Pala, fra Maria Luisa Carcangiu Bayre e Denise Dessena; la quarta è Maria Cristina Mamusa

Dall’azienda di Oliena all’associazione: «La prima iniziativa per l’8 marzo»

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Cambio della guardia ai vertici della delegazione sarda delle “Donne del vino”. Dopo due mandati lascia Elisabetta Pala, della cantina Mora & Memo di Serdiana, e con lei la vice Denise Dessena, manager e sommelier. La nuova delegata,nella riunione tenutasi alle Cantine Olbios, è Nina Puddu, delle Cantine dei fratelli Puddu di Oliena mentre le vice sono Maria Luisa Carcangiu Bayre, ristoratrice titolare de Convento San Giuseppe di Cagliari e Cristina Mamusa, sommelier. C’è un filo conduttore che lega Elisabetta Pala che lascia il testimone a Nina Puddu: entrambe cresciute in famiglie in cui il vino è cultura e tradizione, e dove non si è certo fatta distinzione fra uomini e donne, fra ragazzi e ragazze, una vera palestra di pari opportunità. «Io – racconta orgogliosamente Nina Puddu, 46 anni – sono cresciuta in un ambiente in cui mio padre non faceva differenze in azienda. Valori importanti che poi mi hanno aiutato a scegliere di stare in azienda, in famiglia, dopo la maturità classica».

L’avventura dei Puddu è partita negli anni ’70. «Mio padre ha impiantato 30 ettari di vigneti di cannonau e poi nell’80 ha avviato il salumificio. In entrambe le attività abbiamo raccolto successi importanti, come i tre bicchieri per il Nepente e le tre fette per il nostro guanciale dalle guide del Gambero rosso».

Il prodotto di punta della cantina è sicuramente il Pro vois, un Nepente rosso da 15 gradi. «Naturalmente bisogna anche sfatare l’idea che questi vini non sia no bevibili perché ad alta gradazione o poco apprezzabili. È vero il contrario. E comunque noi facciamo diversi prodotti dal cannonau: bianchi, rosè, spumanti, vini rossi da 13,5 gradi. Tutti vini che rappresentano il territorio, con alcuni che hanno un’impronta, diciamo così, più giovane. Prodotti che aiutano a mangiare bene, e a far conoscere il cibo del territorio. E per questo lavoro dobbiamo certamente ringraziare anche il nostro enologo Piero Cella».

Ma tornando alle Donne del vino, Nina spiega come ha iniziato questa avventura. «Mi sono avvicinata nel 2017, quando ho scoperto che altre donne facevano lo stesso mio lavoro. Parlare con altre donne in ottica di pari opportunità è stata una bella scoperta. Parliamo e ci confrontiamo, lo scopo è diffondere la cultura del vino di qualità e valorizzare il ruolo della donna nel vino, senza fini di lucro. E puntiamo a essere sempre di più».

Attualmente la delegazione sarda è composta da oltre 40 socie: produttrici, ristoratrici, esperte di marketing, giornaliste, enologhe. «C’è un bello spirito di collaborazione – dice Nina – in un mondo che, visto dal di fuori, sarebbe prettamente maschile, ma non lo è. Io devo ringraziare chi mi ha preceduto, Elisabetta Pala, che ha guidato la delegazione per due mandati, facendo crescere il movimento. Ora spero di fare altrettanto anch’io. La prima iniziativa? Per l’8 marzo, come tradizione ogni anno. Stavolta il tema sarà: Donne, vino, un mondo unito. Faremo due eventi, uno al nord e uno al sud della Sardegna. L’idea, con le altre delegazioni, è quella di creare una rete mondiale».


 

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