Gino Castaldo a Neoneli per raccontare il triennio d’oro della musica d’autore
Gino Castaldo ripercorre il periodo tra il ’79 e l’81 «Un momento unico che non si ripeterà mai più» presenterà il volume oggi 24 giugno per “Licanìas”. Insieme a lui il giornalista Nicola Muscas
Tutto in tre anni. Trentasei mesi in cui sono state scritte le più belle pagine della musica italiana. Trovare un titolo che rappresenti quel florido triennio è impossibile, tanta è stata la produzione di capolavori. Ci ha provato nel suo nuovo romanzo, “Il cielo bruciava di stelle. La stagione magica dei cantautori italiani” (Mondadori), Gino Castaldo, grande firma della musica, voce di Rai Radio 2, che oggi sarà a Neoneli per Licanìas. Nel romanzo Castaldo racconta quei tre anni da lui vissuti in prima persona, dal 1979 al 1981, che hanno visto figure come Dalla, De Gregori, Battiato, De André, Battisti, Guccini, Daniele produrre, in una straordinaria sequenza, capolavori che hanno cambiato il corso della musica e della società italiana.
Castaldo, il romanzo parte dalla Sardegna, dal sequestro di Fabrizio De André e Dori Ghezzi. C’è un perché?
«In quei tre anni è accaduto qualcosa senza precedenti che non si è mai più ripetuto nella storia della canzone d’autore. L’Italia cambiava, arrivavano gli anni Ottanta. È stato un periodo di commistione di cose tragiche e meravigliose. C’erano ancora le stragi, il terrorismo, ma allo stesso tempo si usciva dagli anni di piombo. Mi è sembrata perfetta quella data per fare iniziare il libro. Tra l’altro, De André era talmente innamorato e ideologicamente vicino agli umili che perdonò i suoi rapitori, definendo quei quattro mesi terribili “un’interruzione di felicità”. Che è stato anche uno dei possibili titoli del libro».
Perché proprio allora la musica visse il suo momento di grazia?
«A questa domanda sono riuscito a rispondere nell’insieme nel racconto. È stato un concorso di cose. Intanto, c’era stata una maturazione, già avvenuta anni prima nel mondo anglosassone con i Beatles. Da noi il processo si è compiuto solo negli anni ’70. Gli artisti erano tutti al livello di massima potenza creativa. In quel momento la canzone aveva preso forza da quanto accadeva nel Paese, c’è stato un intreccio con il sentimento della gente. Questa vicinanza è stata una forza: questi cantautori scrivono sull’onda della delega degli italiani, interpretavano il tempo. Il trionfo della canzone».
De André, Dalla, De Gregori, Guccini, Daniele, Gaetano, Vasco, Battiato: tutti diversissimi tra loro. Cosa li accomunava?
«Componendo questo romanzo, mi sono accorto che ognuno di loro era completamente diverso dall’altro. Erano tutte personalità forti. Penso a De André, Vasco, Battisti, Guccini. Erano unici, difficile trovare un elemento comune. Se non che hanno tutti avuto il loro momento più alto insieme. Una coincidenza incredibile».
I rapporti tra loro?
«C’era una casistica ricca e divertente. Alcune cose le ho approfondite rileggendo quegli anni. Tra Dalla e De Gregori c’era un rapporto di attrazione tra diversi, una diversità che funzionava. Ho invece scoperto una ostilità che Rino Gaetano provava nei confronti di De André: gli lanciava frecciatine velenose, ma lui non gli ha mai risposto. Invece Fabrizio e Vasco diventarono grandi amici».
E tra voi che rapporto c’era?
«Il libro l’ho scritto in terza persona, ma alcune cose le ho vissute con questi protagonisti da solo. Forse il rapporto che rimpiango di più è quello con Lucio Dalla, o anche con Battiato. È stato anche un privilegio poter conoscere e frequentare questo tipo di artisti».
Ha un podio delle canzoni di quel triennio?
«Impossibile, le canzoni di quel triennio sono di una quantità smisurata. Dal punto di vista affettivo dico “Futura” di Lucio Dalla: incarna quel momento».
Vasco ha detto: niente San Siro, troppe superstar.
«Vasco in questo periodo ha perso i freni inibitori. È in una fase della vita in cui si diverte a stuzzicare, a fare quello scorretto. Ma è vero che San Siro lo ha inventato lui. Oggi molti lo fanno dopo un solo disco».
Fra 40 anni c’è qualcuno dei contemporanei che potrebbe finire in un libro?
«Sì, ma non in questa chiave. Anche perché molte canzoni di oggi non ce le ricorderemo più».