Daniela Pes: «Orgogliosa delle mie radici»
Stasera 2 settembre riceve il Premio Navicella
Gli applausi, questa sera, le arriveranno dalle gradinate in granito del teatro Mario Ceroli di Porto Rotondo. Daniela Pes è una delle personalità sarde che verranno insignite del prestigioso premio Navicella. Le navicelle d’argento forgiate da Busonera riconoscono gli sforzi di chi, nel proprio campo, ha portato la Sardegna fuori dai suoi confini geografici. Daniela Pes, non ne vogliano gli altri premiati che saranno svelati stasera, in questo momento è la stella più luminosa. La cantautrice con voce di sirena, che scava nella ricerca ancestrale e musicale, sta raccogliendo il primo vero successo del grande pubblico. Ad aprile è uscito il suo album, “Spira”, che da poco è stato valutato Miglior opera prima nientemeno che alla cerimonia delle targhe Tenco. Ma il destino, quello del talento sopraffino, era già tracciato quando nel 2018 vinse il Musicultura mettendo in musica una poesia, “Ca milla dia dì”, di Don Baignu Pes.
Il Navicella, adesso, suggella il riconoscimento di “casa”, della sua Sardegna.
«Mi rende felice perché riconosce il fatto che, con una mia personale forma, stia portando fuori dall’isola le mie radici e la mia cultura. Ne sono orgogliosa. Sento tanto la vicinanza delle persone – spiega Daniela Pes –. È una risposta davvero forte, per me quasi vitale. In questi tre anni di lavoro per “Spira” mi sono sentita tanto sola, alienata, non ho fatto concerti, mi sono focalizzata sulle cose da portare a termine. Vedere che la mia espressione arriva a dei risultati mi fa avvertire come un’onda alle spalle che mi supporta». Fondamentale, nel disco, la sinergia con Iosonouncane, un altro sardo illustre della musica. «Era l’unica persona che poteva comprendere ciò che intendevo fare – rivela lei –. Tra l’altro, non ci siamo mai incontrati in Sardegna. Non ne abbiamo mai parlato, ma mi sento libera di dire che entrambi abbiamo avvertito sempre la consapevolezza di provenire dalla stessa terra». Una ricerca artistica profonda e che rischiava di rimanere incompresa. Invece, il grande successo: «Il percorso di “Spira” è stato di gioia e passione. Per me la musica è vita o morte, non riuscirei a vedermi a fare altro. Mi sono posta domande, mi ha preso lo sconforto, ma ho avuto anche tanti momenti di felicità».