Dario Vergassola: «Odio il politicamente corretto. I fuorionda? Non sono satira»
L'attore e conduttore al timone del festival Pula Letteraria
Da Giovanni Follesa a Vanni Lai, da Cristina Caboni a Giovanni Gusai. Sabato e domenica il Teatro Maria Carta di Pula vedrà sfilare importanti nomi della letteratura isolana. A fare gli onori di casa sarà Dario Vergassola, comico, attore, conduttore tv, ma anche scrittore.
Vergassola, avrebbe mai detto che un giorno avrebbe condotto un festival letterario?
«No. Le vie della televisione sono imperscrutabili. Ma c’è da dire che sono da sempre un grande lettore».
Primo libro letto?
«Forse la via Pal o Gulliver, non saprei. Ma ricordo che nella nostra parrocchia per la festa della Madonna del Carmine c’era il tiro a segno con i gessetti. Io avevo una buona mira e ne centrai tre di fila. In palio c’erano i Gialli Mondadori e me ne portai a casa una decina. Noi non ne avevamo, eravamo persone fantastiche ma gente povera. Mia madre faceva la donna di servizio e mi portava con lei. Ricordo queste grandi librerie nelle case e io le guardavo ammirato. Adesso anche io ho una mia piccola libreria e mi diverto a riprenderla su Instagram».
L’ultimo libro letto?
«“L’uomo con lo scandaglio” di Patrick Svensson. Amo questa collana, Iperborea, ci sono titoli fantastici. Uno, “Anime baltiche” di Jan Brokken, mi è piaciuto così tanto che ho preso l’aereo e sono andato a vedere quelle zone».
Oggi lei è anche scrittore: su Wikipedia risultano una decina di libri.
«I primi sono raccolte di battute insieme ad altri fantastici autori. Quelli che riconosco sono “La ballata delle acciughe” e “Storie vere di un mondo immaginario”. Più altri due in uscita. Uno è sui cattivi delle fiabe come erano da bimbi. Mi sono divertito a vederli come ragazzi con problemi: la strega di Biancaneve era una fissata con i selfie, il Lupo di Cappuccetto rosso era un vegano accanito».
L’altro libro?
«È una guida Mondadori sulla Liguria. Nelle mie ricerche ho scoperto che in tutti i paesi arrivava sempre un ottomano che metteva a ferro e a fuoco il paese. Alla fine tutti avevano la stessa storia ed è diventata una guida di balle in cui confondo le cose vere con le cose finte».
Il suo debutto in un festival diretto da Giorgio Gaber.
«Fu come la prima volta che vidi De André al Premio Tenco. Vedevi prima un’aura e poi lui. Per me che facevo l’operaio, sempre rimasto con i piedi per terra anche dopo avere fatto la tv, quando la figlia Dalia mi ha detto che il padre si divertiva ad ascoltare le mie canzoni da Costanzo fu una grande emozione. Come essere scelto da Enzo Jannacci per aprirgli i concerti. Era come avere davanti degli extraterrestri, come andare in campeggio con Woody Allen».
Quanto deve a Costanzo?
«Lo dico sempre: io sto a Costanzo come Brosio sta a Medjugorje. È stato la mia vasca miracolosa, ha cambiato la mia vita, è stato il mio Truman show, da operaio mi ha ribaltato la vita. Come ho scritto al figlio: gli devo tanto io, ma anche i miei figli e i miei nipoti».
“Me la darebbe” fu il suo tormentone.
«Oggi non si potrebbe più fare, il politically correct fa schifo. Questa cosa della fisicità non la capisco: quando non c’è cattiveria è semplice cazzeggio. Io sono un basso e ne so qualcosa. Io credo che in certi casi le battute siano una cura omeopatica per accettare una situazione».
I fuorionda sono satira?
«È satira quando chiunque può dire qualsiasi cosa - anche sui morti - ma deve esserci un minimo di battuta. Il fuorionda è già una modalità diversa: uno non lo dice elaborando una battuta. Ma è giusto che ne paghi le conseguenze. Io probabilmente sono stato graziato dai fonici, ma non sono il marito della premier. Faccio il cazzaro».
Vergassola e la Sardegna.
«La Sardegna è la cosa più vicina alla Liguria: siamo un po’ isolani anche noi, chiusi, con il mare e le montagne, con una mano prendiamo pesci con l’altra funghi. La mia prima volta avevo 18 anni, arrivai con un volo Alisarda a Olbia. Ricordo che con due amici andammo a Sassari e suonammo i bonghi in piazza».
Questo weekend sarà a Pula.
«Hanno chiamato me per questa prima edizione. Dunque, non potranno che migliorare».