Gloria Guida: «Io e Johnny Dorelli uniti dall’amore per la Sardegna. Ma all’inizio lui fece l’antipatico»
L’attrice icona della commedia anni ’70 in tv nella serie “Gigolò per caso”. «È stato bello tornare sul set, anche se non è più come una volta»
Con i suoi film ha segnato un’epoca. Il cinema italiano del decennio tra i Settanta e gli Ottanta ha il volto di Gloria Guida. Un’identificazione che non è mai venuta meno, nemme no in seguito alla lunga pausa dalle scene che, a un certo punto, ha deciso di prendersi. Ma ora l’attrice bolognese è tornata sul set. Dal 21 dicembre, infatti, sarà nel cast di “Gigolò per caso”, la nuova serie di Prime video con Christian De Sica e Pietro Sermonti.
Che effetto le fa essere un’icona di un’epoca, un’icona del cinema, un’icona di bellezza?
«Mi sembra di essere un francobollo. È una sensazione carina. Non mi strofino la mano sul petto, ma mi fa piacere».
Gli esordi come cantante. Qual era il suo genere?
«Andavo a scuola di canto dalla maestra Alda Scaglioni, lei sì un’icona per quanto riguarda il canto. Era stata l’insegnante di Gianni Morandi e di tutti i più importanti cantanti emiliani. Io adoravo Caterina Caselli, Patty Pravo. Facevo le file per poterle andare ad ascoltare e il mio genere era quello. Io ho sempre avuto una voce abbastanza bassa».
Wikipedia dice che nel 1973 sfumò la sua partecipazione a Sanremo.
«Ma non è vero. Ho fatto parte della Cgd ma non è mai arrivata alcuna proposta per Sanremo. Ho partecipato al Disco per l’estate, al festival di Mestre, ma Sanremo mi manca. Mi piacerebbe andarci ora».
Ha mai avuto rimpianti per la sua carriera musicale?
«Tutto sommato no, perché dentro di me ho sempre mantenuto viva la mia passione per la musica. Se potevo cantavo nei film, ho sempre cercato di sfruttare questo dono. Forse mi spiace non averlo coltivato di più».
Il suo destino era il cinema: chi le aprì le porte?
«Quello è un mistero. Avevo 15 anni quando ho iniziato a cantare. Facevo provini, servizi fotografici. Una di queste foto finì a Roma in una casa di produzione che doveva girare un film, “La ragazzina”. Fui chiamata per il provino e da lì tutto è iniziato».
La ragazzina, la minorenne, la liceale: quanti film all’anno?
«Tanti, anche tre. Finivo un film il venerdì e ne iniziavo un altro il lunedì. Andavano molto bene. Io ero inesperta, quello che mi offrivano facevo. Forse potevo scegliere meglio, stare più attenta, ma non rinnego nulla. Amo tutti i miei film, sono stati una grande scuola».
Ma quel filone fatto anche di docce, buchi della serratura, doppisensi le piaceva?
«Mi divertiva, non facevo nulla di scandaloso. Visti adesso fanno ridere, oggi si vedono cose ben peggiori. Era un filone che funzionava: i produttori guadagnavano e noi no. Erano commedie ridanciane che oggi non si potrebbero più fare. Oggi il politicamente corretto ci limita».
Anni dopo nella Baghdad libera da Saddam gli iracheni facevano la fila al cinema per “La liceale”. Cosa provò?
«Una grande soddisfazione. Come mi fa piacere che ancora i miei film vengano trasmessi in tv. Sono dei cult».
Anni fa disse che le sarebbe piaciuto fare un film con Edwige Fenech. Lo pensa ancora?
«Perché no? Prima non capivo perché i produttori non avevano mai pensato di unirci. Poi ho trovato la risposta: avrebbero guadagnato meno. Se ci mettevano insieme ci rimettevano».
“Avere vent’anni” è ritenuto il suo film più importante. Le capita di pensare a Lilli Carati?
«Mi capita spesso quando mi compaiono le nostre foto sui social. Lilli era una ragazza molto fragile, lasciata a sé stessa. Lei mi chiedeva di uscire con lei, ma io sono una che ha sempre guardato solo il lavoro, non ci siamo mai frequentate fuori dal set».
Il primo ricordo di Johnny Dorelli?
«Durante la lettura del copione di “Accendiamo la lampada”. Non conoscevo nessuno, ma avevo al mio fianco solo icone del teatro: non solo Johnny, ma anche Paolo Panelli, Bice Valori, Enzo Garinei, Armando Trovajoli. Io ero la giovane della compagnia, avevo bisogno di sentirmi protetta. Dopo la lettura Johnny, con la sua faccia da furbo, disse: “sentiamo la signorina Guida cosa ne pensa”. Provai un sentimento di forte antipatia per questo signore che anziché farmi forza mi aveva messa in imbarazzo. Poi le prove, gli abbracci, i baci e da lì è nato questo amore che dura da 45 anni».
Che ruolo ha avuto la Sardegna nel vostro rapporto?
«Fu un incrocio incredibile. Io venivo nell’isola con i miei genitori già dal 1966: avevo conosciuto un uomo che l’amava come la amavo io. Aveva costruito una casa, era diventato sardo come me. Tanto che all’inizio ci siamo spesso incontrati anche nell’isola: io avevo casa a Baja Sardinia, lui a Porto Rotondo. E poi ci siamo anche sposati a Olbia».
La vostra coppia funzionava anche a teatro, al cinema, in tv.
«Ma non era nostra intenzione portare avanti la coppia. Io ero molto in imbarazzo nel lavorare con lui. Ho sempre preferito fare cose per conto mio. Ci siamo trovati insieme a teatro, poi due film, andavo ospite nei suoi show, ma senza mai pretenderlo perché ero la sua compagna».
C’ è un no che non ridirebbe?
«No, perché è stata mia la scelta di lasciare. Le mie priorità erano altre: mia figlia, la casa, la scuola. Poi era un periodo in cui il cinema stava svoltando e dovevo capire che genere potevo fare: era ridicolo continuare a fare la liceale, ma neanche come mamma ero credibile. Ho preferito smettere per quasi 20 anni».
Dal 21 dicembre sarà nelle serie “Gigolò per caso”. Come è stato ritornare a fare l’attrice?
«È stato bellissimo da un lato. Mancavo da tanti anni, la notte prima non ho dormito per la tensione. Poi alla prima battuta mi sono sciolta. Quello che è cambiato è il rapporto con il regista: un tempo era faccia a faccia, oggi sta davanti a un monitor o sul camion. Ti senti un po’ sola».
“Le ragazze” è stato un successo tv che poi le è stato tolto. È ancora arrabbiata?
«Una bellissima esperienza. Ho amato quel programma e ancora ringrazio Rai 3 per avere pensato a me. Mi hanno fatto fare un po’ la cavia. Quando hanno visto che funzionava mi hanno detto “grazie e arrivederci”. Ma questo è il nostro mondo».
Cantante, attrice, conduttrice: cosa vorrebbe aggiungere?
«Ho fatto anche la radio, i fumetti. Non mi manca nulla. Mi piacerebbe continuare a fare il mio lavoro con ruoli adatti a me. Come “Gigolò per caso”. Chissà che da cosa non nasca cosa».