La Nuova Sardegna

Il libro

La Sardegna inedita di Max Leopold Wagner nelle foto del linguista tedesco

di Luciano Piras
La Sardegna inedita di Max Leopold Wagner nelle foto del linguista tedesco

Reportage in venti tappe nell’isola tra il 1925 e il 1927

09 aprile 2024
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Ci sono i venditori di fichi d’India, bendiróris de vigu muríska, a caccia di affari in piazza a Cagliari. Un gruppo di donne, invece, si lasciano fotografare mentre lavano i panni nelle tinozze, sempre nella città capoluogo. Ci sono, poi, i pescatori di murene, una veduta dello stagno, le nasse per le anguille. Cinque scatti, stampa in bianco e nero, formato originale 9x12 centimetri. Fotografie datate 17-20 gennaio 1926. Il loro autore è Max Leopold Wagner, il famoso linguista etnologo tedesco che dedicò buona parte della sua vita allo studio del sardo. Noto per il monumentale e ancora oggi basilare “Dizionario etimologico sardo”, il “Des”, e di un nutrito elenco di saggi vari sull’isola, Wagner (Monaco di Baviera, 1880 – Washington, 1962) torna ora alla luce, e in libreria, con un nuovo “Viaggio in Sardegna: 1925-1927”. Edizioni Sardìnnia, il volume mette a disposizione «di studiosi e appassionati, i materiali linguistici, iconografici, etnografici e antropologici raccolti da Max Leopold Wagner durante due anni di intense e appassionate ricerche: dal novembre 1925 al luglio 1927» spiega nell’introduzione Giovanni Masala Dessì, curatore e traduttore del libro. «Le fotografie e gli schizzi etnografici sono corredati dalle didascalie originali di Wagner» aggiunge.

È lui, Masala Dessì, che nell’estate del 1999 si è imbattuto per la prima volta con il tesoro linguistico-etnologico inedito proveniente dalla Sardegna e custodito dall’Università di Berna. Nuorese, lettore di Lingua e civiltà sarda del dipartimento di Lingue e letterature romanze delle Università di Stoccarda e Zurigo, Giovanni Masala Dessì ha subito provato una “scossa elettrica”, espressione cara proprio a Wagner quando scopriva, “folgorato”, l’origine di qualche parola. Considerato il più grande studioso di linguistica sarda e uno dei maggiori filologi romanzi del Novecento, Max Leopold Wagner aveva iniziato a interessarsi della Sardegna fin dai tempi della sua tesi di laurea, discussa a Würzburg nel 1904. Quel lavoro gli valse una borsa di studio che utilizzò per il suo primissimo viaggio nella terra dei sardi, tra il 1904 e il 1905. Poliglotta e girovago per indole, da allora Wagner non si è più fermato, facendo tappa in Turchia, Grecia, Inghilterra, Spagna, Sardegna e Messico. Insegnò Filologia romanza nell’Università di Berlino. Nel 1924 si trasferì in Italia. Tra il 1925 e il 1927 soggiornò per lunghi periodi in Sardegna allo scopo di condurre le inchieste dialettologiche per l’ Atlante linguistico ed etnografico dell’Italia e della Svizzera meridionale, dato alle stampe negli anni 1928-1940 da Karl Jaberg e Jakob Jud. È da questa mole imponente di ricerche e approfondimenti che oggi emergono alla luce i materiali rimasti finora inediti di Max Leopold Wagner, ritrovati e riordinati da Giovanni Masala Dessì. Le fotografie, ma anche disegni e disegnini vari, verbali, pagine manoscritte e appunti annotati qua e là dall’accademico tedesco nelle venti località dell’isola visitate e prese come riferimento per eseguire i rilievi e registrare lessico, frasi e forme verbali. Macomer, Nuoro, Cagliari, Sant’Antioco, Sassari, Ploaghe, Villacidro, Tempio, Bitti, Dorgali, Fonni, Desulo, Escalaplano, Perdasdefogu, Baunei, Santu Lussurgiu, Milis, Mogoro, Busachi e Laconi. Venti realtà profondamente pastorali e contadine, immortalate dal filologo bavarese tra il 1925 e il 1927. Un “Viaggio in Sardegna” che va ben oltre gli aspetti prettamente linguistici, già di per sé interessanti, allargando lo sguardo alle vedute antropologiche e sociali in genere, agli usi e costumi, alla vita di tutti i giorni, ai mestieri, agli attrezzi da lavoro, agli utensili domestici. Per non parlare dei volti delle persone ritratte, uomini e donne dalla pelle bruciata dal sole, invecchiati anzitempo, come i pastori di Fonni e Desulo, come i porcari di Ploaghe. I bambini, poi: cresciuti troppo in fretta per poter gestire l’aratro, s’aráðullu, come succede a Escalaplano, e filare il lino e intrecciare cestini, come succede a Busachi.

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