Gad Lerner: «Vi racconto gli errori di Israele caduto nella trappola di Hamas»
Il suo nuovo libro “Gaza. Amore e Odio per Israele” è già diventato un caso letterario
Sarà Gad Lerner, con il suo nuovo libro “Gaza. Amore e Odio per Israele”, il protagonista dell’anteprima, il prossimo 19 giugno al Teatro Garau di Oristano, del Festival letterario Propagazioni. Il suo libro è già un caso letterario a poche settimane dalla sua uscita. «Dopo l’attacco da parte dei miliziani di Hamas del 7 ottobre scorso ho scelto di continuare a esprimere il mio attaccamento e le mie critiche alla terra in cui sono nati i miei genitori e in cui vive gran parte della mia famiglia. Non tacere sulla sequenza di errori che lo ha portato a cacciarsi nella trappola tesa da Hamas è un gesto di amore e di trepidazione per il futuro di Israele».
Qualcuno per questo la definisce maldestramente “ebreo buono”.
«È una definizione che detesto perché in questa compiacenza con cui mi si riconosce obiettività è sempre implicito che accanto all’ebreo buono vi sia anche la normalità del perfido giudeo, che ci siano tanti ebrei cattivi. Invece c’è tanto bisogno di autocritica, non solo per gli ebrei ma anche per i palestinesi. Bisogna essere capaci di contrastare l’egemonia dei fanatici che hanno preso il sopravvento nei due popoli».
Nella copertina viene raffigurato un episodio narrato nella Bibbia e avvenuto proprio a Gaza.
«Sì, è una scultura che raffigura Sansone quando invoca Dio perché gli restituisca per un attimo la forza. In quel momento la frase “muoia Sansone con tutti i Filistei” dà un senso di distruzione e autodistruzione. È quello che sta avvenendo ora, con questa classe dirigente israeliana che nel distruggere Gaza distrugge anche sé stessa».
Ha definito Hamas una serpe in seno, ma anche una creatura allevata e irrobustita dalla destra israeliana.
«Esatto, è il nemico perfetto della destra israeliana. Il sionismo dei padri fondatori era tutt’altra cosa. Con Rabin era stata scelta, faticosamente, la strada del dialogo. Netanyahu ha visto in Hamas il nemico perfetto, perché la sua concezione dell’ebraicità di Israele è speculare, nella sua opposizione assoluta, a quella di Hamas che vede nella Palestina la terra dell’Islam per diritto divino».
Uno dei grandi errori è stato eludere la questione palestinese per troppo tempo?
«Mi sono sempre chiesto quali meccanismi abbiano portato la maggioranza degli israeliani a rimuovere completamente il fatto che vivevano accanto a una prigione a cielo aperto. Gaza si trova solo a 92 chilometri da Tel Aviv, una città molto attrattiva dal punto di vista turistico. Come si può vivere in paradiso avendo un inferno accanto e imponendosi di non vederlo? Questa rimozione è durata più di mezzo secolo con politiche di sopraffazione e di esproprio. La sofferenza del popolo palestinese ha provocato l’errore fatale che dal 7 ottobre ha cambiato anche la percezione che il mondo ha di questa guerra. È cresciuta a dismisura la solidarietà al popolo palestinese ed è drammaticamente diminuita l’attenzione nei confronti di Israele. C’è un ritorno di fiamma dell’ostilità contro gli ebrei dovuta al modo sbagliato con cui Israele ha risposto al massacro del 7 ottobre».
Nel libro affronta anche la questione dell’accusa di genocidio.
«Nel diritto internazionale è previsto il reato di genocidio che non si commisura al numero dei morti causati, ci sarebbe altrimenti incommensurabilità fra i sei milioni di morti ebrei di ottant'anni fa in Europa e le decine di migliaia di morti palestinesi. Così come è osceno contare quanti ebrei sono stati massacrati il 7 ottobre e quanti palestinesi civili innocenti di Gaza sono stati massacrati negli 8 mesi successivi. Io attendo che la Corte dell’Aja si pronunci in merito. Non credo ci sia il bisogno di dare il tormento anche ai sopravvissuti alla Shoah».
A chi è destinato questo libro?
«L’ho scritto per fare i conti con me stesso, con tutta una vita in cui mi sono impegnato alla ricerca di questo dialogo in cui ho cercato di seguire gli insegnamenti di Primo Levi. Ho riscontrato un forte bisogno di conoscenza su questi temi e ho pensato che mettermi in gioco e raccontare anche la mia esperienza potesse aiutare i lettori».