La Nuova Sardegna

Intervista

Claudio Lippi: «Non esisterà mai un secondo Silvio Berlusconi. Alla Rai un editto bulgaro verso di me»

di Alessandro Pirina
Claudio Lippi: «Non esisterà mai un secondo Silvio Berlusconi. Alla Rai un editto bulgaro verso di me»

Il conduttore tv racconta la sua carriera e si prepara a ritornare nell’isola per il Gran Prix Corallo. «Per me Alghero è una seconda casa»

14 giugno 2024
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L’ironia, il garbo, l’eleganza sono la cifra della sua tv. Un percorso lungo tra Rai e Canale 5 (e anche Tmc), tra varietà e quiz, buone domeniche e giochi senza frontiere che ha subito una frenata lo scorso anno, quando Claudio Lippi, 79 anni appena compiuti, pronto a rientrare a viale Mazzini, è stato lasciato alla porta per alcune dichiarazioni “pesanti” su conduttori e dirigenti - da Fazio ad Annunziata, fino all’ex direttore Coletta - riportate a un’agenzia di stampa, ma da lui non confermate. L’amarezza per questo veto della Rai è ancora tanta, ma lui intanto è pronto a tornare ad Alghero dove il 13 luglio sarà di nuovo al timone del Gran Prix Corallo.

Lippi, musica o televisione: cosa sognava da bambino?
«Sognavo prevalentemente la musica, anche perché c’era solo quella, stiamo parlando di un periodo pregiurassico».

Un sogno realizzato, visto che la sua carriera inizia proprio come cantante.
«Avevamo la possibilità di avere brani scritti da autori che sceglievano il personaggio. È stato davvero un bel momento. Quando è iniziata l’epoca dei cantautori capii che non avrei più avuto lo spazio che avevo e presi una decisione molto sofferta che ancora rimane una piccola cicatrice. Ebbi la fortuna di farmi notare nell’ambito televisivo e sono arrivate le richieste di radiofonia, la tv dei bambini, la tv dei ragazzi, fino a piccoli passi tutto quello che ha caratterizzato la mia carriera, che è stata molto fortunata. Al di là di alcuni ostacoli che molti abbiamo avuto soprattutto per la scelta di non avere legami con la politica. Che tutti sappiamo avere una forte ingerenza».

Pensa mai come sarebbe stata la sua carriera musicale?
«Ci ho pensato allora e avevo capito non avrebbe avuto un futuro. Il mondo della discografia era cambiato radicalmente, aveva più interesse ad avere brani che venivano interpretati dagli stessi autori. Ho preferito non fare la fine di quello che canta alle feste e ai matrimoni».

Lo Sprolippio il primo show di Telemilano, la futura Canale 5: come avvenne l’incontro con Silvio Berlusconi?
«Grazie a mio fratello Franco, con cui era nato un rapporto di complicità. Un giorno Franco venne a casa: “ti vuole conoscere Silvio Berlusconi”. E io: “perdonami, chi è?”. Lui: “quello che ha fatto Milano 2, ora vuole fare la tv”. Fui chiamato in via Rovani. “Ti va di fare una tv per l’hotel Jolly?”, mi chiese. Perché la sua idea era quella di fare per i clienti dell’albergo una tv che non fosse Rai 1 o Rai 2. Io dissi subito sì e a mio fratello confessai: “ha capacità” E lui: “vedrai, vedrai”».

Di lì a poco Berlusconi diventerà il re incontrastato della tv.
«Prese i tecnici dalle scuole perché nessuno avrebbe lasciato la Rai. Lo stesso Mike Bongiorno dovette riflettere a lungo prima di accettare. Si partì con due programmi: “Lo Sprolippio” e “Un bel giorno ci incontrammo”, con il primo sponsor, il Cynar di Calindri. Da lì è partita la storia di una presunta avventura dalla chiarezza imprenditoriale unica. Sarò forse affascinato, ma ritengo impossibile possa nascere un secondo Silvio».

Lo votava?
«Dipende. Per esempio, stimo Giorgia Meloni ma alle Europee non l’avrei votata perché sapevo che poi non sarebbe andata in Parlamento. Quelli più affidabili danno il loro posto ad altri e non mi piace».

Con Giochi senza frontiere è stato anche lei un po’ il padre dell’Europa unita.
«Il primo padre fu Ettore Andenna. Io sono arrivato quando comunque l’Europa ancora non c’era. Era un gioco che abbatteva le frontiere, peccato davvero non si faccia più. Oggi sarebbe utile, perché anche se le frontiere non ci sono più, sembra che le varie nazioni non abbiano questa voglia di Europa unita».

Il pranzo è servito: come fu succedere a Corrado?
«Fu lo stesso Corrado, ormai stanco di fare uno show quotidiano, a porre l’aut aut: o Lippi o chiudiamo il programma. Quando abbiamo registrato la prima puntata lui mi dava il benvenuto e mi passava la cartellina. Avrei dovuto rispondere: grazie Corrado. Ma mi mancò l’aria e restai come uno stoccafisso».

Capitolo Gialappa: deve tutto al forfait di Teo Teocoli.
«Le cose della vita accadono per caso: più le cerchi e meno si verificano. Ero in aeroporto con il manager di Simona Ventura e mi fa: “passiamo a Milano2”. Arrivai e c’era la Ventura che si agitava, piangeva. I produttori erano disperati. Io volevo conoscere la Gialappa ma come mi vide Marco Santin mi disse: “oggi fai tu la puntata”. “Ma sono vestito da impiegato”, risposi. Mi buttò lo stesso nello studio e iniziarono due anni meravigliosi».

Buona domenica: il sodalizio con Maurizio Costanzo.
«Mi sta facendo rivivere momenti di vita preziosissimi. È stato un altro maestro con cui si è creato un rapporto molto intimo. Ogni domenica pranzavamo insieme alle 11: pollo lesso, perché lui era sempre a dieta. Assistevo a telefonate con i grandi del mondo, era martellato da centinaia di richieste, l’ho visto piangere per la morte di Alberto Silvestri. Maurizio era un cinico, ma molto rispettoso. Credo non abbia mai offeso nessuno».

Le manca la tv?
«Mi manca in parte. Quella che ho fatto io, e ne ho fatta tanta, non c’è più. Oggi tutto il mondo della tv è stato cambiato dalle piattaforme. E chi fa i programmi di grande ascolto sono sempre gli stessi. Gerry Scotti lavora anche con il gesso, Milly Carlucci vorrà essere sepolta nello studio di Ballando. Li capisco. Il resto non mi sembra goda di grandi momenti di fecondità ideativa. Gli autori sono diventati adattatori di format».

L’altro giorno si è di nuovo rivolto all’ad Rai Roberto Sergio.
«C’è stato un incidente di percorso ed è ancora aperta una fase giudiziaria. Ho subito una violenza nell’ambito della mia privacy per la pubblicazione di una intervista mai concessa. Nei miei confronti c’è un editto bulgaro come con Luttazzi. Nessuno mi ha interpellato: “ma tu hai davvero detto queste cose?”. Così i processi si fanno in Cina e in Corea. A mia figlia dico sempre: mai fidarsi degli altri».

Nel frattempo torna ad Alghero per il Gran Prix Corallo.
«Se Dio vuole il 13 luglio... Nicola Nieddu è un figlio adottivo, Costantino Marcias la mia vittima preferita. Alghero è la mia seconda casa».

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