La Nuova Sardegna

L'intervista

Matteo Paolillo: «E ora tanti progetti oltre Mare fuori»

di Paolo Ardovino
Matteo Paolillo: «E ora tanti progetti oltre Mare fuori»

L’attore salernitano, 28 anni, ha ricevuto il premio Bracco al Figari film fest di Golfo Aranci. Ha appena finito di girare un film con Valentina De Amicis, pubblicato una nuova canzone e un romanzo. Non ci sarà nella quinta stagione della serie Rai

18 giugno 2024
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Matteo Paolillo, 28 anni, è già in quella fase in cui il personaggio va messo alle spalle. Il suo volto per tutti è Edoardo Conte della serie Mare Fuori. Chiaro. Ma l’attore risponde pubblicando un nuovo singolo musicale, un romanzo e rivolgendosi spesso al background teatrale. Insignito ieri sera col premio Beatrice Bracco al Figari short film fest come miglior giovane attore. Sul pontile in legno del lungomare di Golfo Aranci, Paolillo ricorda altri luoghi. «Olbia, Tempio, Sassari, Nuoro, Carbonia, Cagliari», nel 2016, la prima volta nell’isola. «Ma ho visto solo stanze di hotel e teatri, ero in tournée». Oggi l’artista salernitano è uno dei talenti più promettenti della serialità e del cinema italiano.

Eppure tra gli ultimi progetti c’è “2045”, uscito ad aprile per Solferino. Un romanzo in un futuro distopico. Da dove è venuta l’ispirazione?

«Volevo raccontare le mie preoccupazioni sul futuro. Principalmente ho preso quel che già accade nel presente e l’ho proiettato vent’anni avanti. Temo che la tecnologia ci renda più freddi e meno empatici, e soprattutto che offusca i sensi. Filtriamo la vista con lo schermo e l’udito con gli auricolari. Credo sia importante ricordarci cosa significa essere umani. E noi siamo esseri sociali, non social».

Affrontiamo il convitato di pietra, le faccio subito la domanda: come vivrà l’uscita di Mare Fuori 5?

«Non ne ho idea. Stavolta io non ci sarò, e sono curioso di sapere come andrà avanti».

Quanto ha inciso, anche sotto l’aspetto dell’approccio sul set, far parte di una serie così tanto pop come Mare fuori?

«Quando lavoro come attore e come artista in realtà cerco di concentrarmi su ciò che voglio raccontare, la verità. Non mi concentro sull’aspetto commerciale che può avere, anche perché gli attori arrivati dopo sapevano di far parte di un prodotto pop ma io, e gli altri che c’erano dall’inizio, abbiamo continuato a fare quel che abbiamo sempre fatto. Penso che quando un artista si concentra su quanto il suo lavoro possa vendere, si allontana dalla verità. Un po’ come a teatro quando l’attore fa solo “lazzi” e “caccole”, come si dice in gergo».

Fuori dal set, però, la sua vita sarà cambiata dopo la popolarità di Mare Fuori.

«Sì, sotto tanti punti di vista. Ma mi sento sereno, ho un pubblico che mi ascolta e che ci tiene ad approfondire e capire le cose a cui mi dedico».

Ricorrono i trent’anni dalla morte di Massimo Troisi, ogni tanto l’accostamento con attori di oggi spunta fuori. Per uno della sua generazione e conterraneo, Troisi continua a influenzare?

«Troisi penso sia un genio inimitabile ed è inutile provare a fare qualcosa come la faceva lui. Ha fatto parte della mia formazione, certo, ho guardato i film. Sono un attore completamente diverso, però spero di avere quell’ascolto e quella reattività che ha lui in scena, anche se credo sia qualcosa di innato».

Ultimamente a cosa sta lavorando?

«Ho finito da poco di girare un film con Valentina De Amicis alla regia. Sto valutando alcuni progetti e mi concentro sulla musica. Però mi godo l’estate, prima volta dopo alcuni anni. E stare qui in Sardegna è un bell’inizio».

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