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Musica classica

Beatrice Venezi a Sassari: «L’Internazionale spero sia motivo di pacificazione»

di Massimo Sechi
Beatrice Venezi a Sassari: «L’Internazionale spero sia motivo di pacificazione»

Il 28 giugno “il direttore d’orchestra” dirigerà “Falso tradimento”: all’interno dell’opera è inserito l’inno comunista

25 giugno 2024
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«Il pubblico sassarese sarà conquistato da “Falso tradimento”. È un’opera che ha veramente tutto, una bellissima musica, una sceneggiatura e una storia che emoziona ed una messa in scena davvero meravigliosa». A parlare è Beatrice Venezi, direttrice di orchestra dell’opera lirica che in prima mondiale sarà proposta al Teatro Comunale di Sassari il 28 giugno alle 20,30 e il 30 giugno alle 18,30.

Per lei è una prima volta a Sassari e l’entusiasmo per questo debutto è percepibile in ogni sua parola.

«È un progetto di cui il direttore artistico dell’ente de Carolis Alberto Gazale mi ha parlato da tempo. Verso la fine dello scorso anno ho incontrato Marco Tutino. È stato un lavoro di preparazione lungo perché quando si tratta di musica nuova c’è bisogno chiaramente di uno studio approfondito perché è necessario anche entrare nello stile compositivo dell’autore».

Come è stato fino ad ora il rapporto con l’orchestra dell’Ente de Carolis?

«Fantastico, c’è una grande disponibilità e una gran voglia di fare bene da parte di tutti. Si lavora letteralmente giorno e notte per la riuscita di questo spettacolo. Siamo tutti proiettati verso l’obiettivo. L’orchestra è arrivata già molto preparata dalla prima lettura. Non è un linguaggio semplice, è una cosa nuova per tutti quindi stiamo lavorando molto bene sotto tutti i profili».

È un’opera molto cinematografica con una storia che è un intreccio di eroismo e sentimenti. Le parole hanno dunque un valore molto importante ma la musica ha il compito di esaltare le emozioni che scaturiscono dalla vicenda.

«Assolutamente sì, è molto teatrale e questo dovrebbe essere scontato nell’opera lirica ma in realtà non lo è soprattutto nella musica contemporanea. C’è un forte senso del teatro nella musica di Marco Tutino, c’è passione, ci sono quelle cose che ti commuovono. Spesso nella musica contemporanea questi aspetti sono stati un po’ lasciati da parte. Nella musica di Marco Tutino c’è un ritorno alla melodia, ci sono queste emozioni che muovono lo spettatore, c’è un fortissimo senso della drammaturgia. È un’opera che parla poi di temi molto attuali come una guerra voluta da un’élite e disconosciuta dal popolo».

Ha presentato a Sassari il suo libro “Puccini contro tutti - Arie, fughe e capricci di un genio anticonformista”, come è nato questo libro?

«Sono sempre stata spinta dal desiderio di divulgare, di rendere alla portata di tutti questa grande bellezza che è la musica classica. Penso che ci siano tanti pregiudizi legati alla musica classica, tra cui il fatto di doverne per forza capire qualcosa per potersi avvicinare all’esperienza dal vivo. Io sono nata pucciniana sia per il mio luogo di nascita (Lucca) e poi perché ho eseguito e diretto praticamente tutte le opere di Puccini. Non poteva quindi mancare un mio personale omaggio alla sua figura anche perché mi sono resa conto che viene sempre trattato esclusivamente da una parte, con un taglio specifico e non c’erano dei testi che convogliavano un po’ tutta la sua personalità prismatica e a 360 gradi».

Lei è stata spesso al centro di polemiche, ad esempio nella questione direttore/direttrice. In Falso Tradimento dirigerà l’Internazionale, anche questo sarà un motivo di polemica?

«Magari sarà motivo di pacificazione, non lo so. Forse qualcuno sarà sorpreso, anche se immagino che sia normale per un direttore d’orchestra suonare la musica. Quando Marco Tutino mi ha detto di aver inserito una parte dell’Internazionale ho detto “benissimo”. È un modo per rivendicare la libertà degli artisti. Non so se verrà letta come l’ennesima provocazione o come una sorta di pacificazione».

Tutta questa attenzione che spesso si crea anche per motivi estranei alla musica è le dà fastidio?

«Sicuramente siamo in una società che punta molto allo scontro piuttosto che al dialogo. Si fa fatica nel trovare una pacificazione sotto tanti punti di vista, e questo lo trovo particolarmente faticoso. Il fatto che debba essere sempre tutto una questione di tifoserie è fastidioso, a prescindere dal mio caso specifico. Si fa polemica su questioni artistiche che in realtà con l’arte non hanno niente a che fare e che servono a mascherare questioni ideologiche e politiche».

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