La Nuova Sardegna

Libri

Massimo Carlotto: «L’isola è sempre nel mio cuore»

di Luca Urgu
Massimo Carlotto: «L’isola è sempre nel mio cuore»

Lo scrittore al Festival di Gavoi

30 giugno 2024
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Il mestiere di scrivere di Massimo Carlotto punta gli occhi dritti alla realtà. Un panta rei dove tutto scorre, ma dove il focus va indirizzato su aspetti particolari. Emergenze, drammi, situazioni sempre diverse dove i colpi di scena si raddoppiano e si triplicano.

Perché il lettore va accolto, accarezzato e ovviamente premiato fino in fondo. Carlotto torna a “Isola delle storie” di Gavoi, dove era stato nella prima edizione del festival targata 2004. Anche se occorre dire che il maestro del noir dalla Sardegna non se ne è mai andato. Troppi i legami con l’isola e a più mandate dello scrittore padovano, che oltre ad aver vissuto per quindici anni a Cagliari, città di origine di sua moglie, viene da queste parti più volte l’anno. Forse si può definire la sua seconda patria, ma certo è che delle storie di quest’isola si nutre da tempo. Storie per il cuore e per l’anima che a tratti – verrebbe da dire nel modo giusto – confluiscono nei suoi libri con una certa continuità. Scrittore, sceneggiatore, giornalista, saggista fumettista del genere noir, Carlotto è un lavoratore instancabile e particolarmente prolifico del «mestiere di scrivere».

Lo fa con un successo di lettori e critica ormai da diversi lustri adattando con spirito camaleontico i suoi lavori alla realtà. Un mondo che cammina veloce, a tratti corre. Ma lui riesce sempre a stargli dietro. A Gavoi (l’appuntamento è venerdì 5 luglio, alle 22, l’autore dialogherà con Carla Fiorentino in piazza Sant’Antiocru) vuole riassaporare quell’atmosfera del 2004, di un festival all’esordio che poi si è fatto adulto e quest’anno ritorna dopo una pausa di riflessione. «Ricordo un clima di partecipazione festoso ma interessante. Il silenzio delle presentazioni in cui le persone avevano voglia di ascoltare e di confrontarsi», dice Carlotto da Cattolica, sede di un altro festival dedicato al giallo, altro colore di confine affine della narrativa nelle corde dell’autore.

«I festival sono diventati sempre più importanti, un luogo di confronto tra autori e lettori dove circolano nuove idee, la cosa interessante che ogni appuntamento è una realtà a sé, ma complessivamente è da inquadrare come un momento che sostiene la lettura e la letterature», dice lo scrittore.

In Barbagia Massimo Carlotto presenterà la sua ultima creatura, il libro “Trudy”. «Noi noiristi siamo osservatori ossessivi della realtà che ci permette di isolare e approfondire alcune storie. Trudy è un romanzo sul lato oscuro dei poteri che controllano questo Paese – spiega –. Io l’energia e le storie che confluiscono nei miei libri le tiro fuori dalla realtà. Gli spunti arrivano tutti da quello che abbiamo quotidianamente davanti. È sempre un incredibile osservatorio da cui attingere che offre spunti continuamente senza tuttavia ripetersi. È uno dei compiti del romanzo noir raccontare le trasformazioni della società». Per Carlotto compito e missione del noir è rinnovarsi e fotografare l’attualità con la dovuta attenzione.

Il personale vissuto nei romanzi è una parentesi legato al passato, al primissimo Carlotto: «Quello è entrato solo nel mio primo libro “Il fuggiasco”, poi ho chiuso. Di me, della mia vita, non c’è più nulla». E se il focus inquadra ancora una volta la Sardegna, dove ha ambientato diversi romanzi, lo sguardo dello scrittore veneto punta in particolare sul dibattito acceso sulle nuove fonti energetiche e su nuove e pesanti ipoteche ambientali che potrebbero gravare in un territorio su cui gravano altre servitù storiche. «Seguo sempre quello che accade, in questa terra c’è un pezzo del mio cuore. La Sardegna l’ho attraversata in lungo e in largo. Ha una storia complessa e molto affascinante. È presente quotidianamente nel mio vissuto. Su questi temi noto con piacere che si sta sviluppando un dibattito acceso e consapevole, la realtà è decisamente complessa e i pericoli di enormi speculazioni non vanno affatto sottovalutati per non arrivare ancora una volta a gestire l’emergenza».
 

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