Luciano Rispoli e la sua tv colta dimenticati dalla Rai
Mariano Sabatini in un libro ripercorre la carriera dell’inventore di “Parola mia” e di tante altre trasmissioni
Oggi Luciano Rispoli avrebbe compiuto 92 anni. Era nato a Reggio Calabria il 12 luglio 1932. Una lunga carriera all’insegna della radio e soprattutto della tv, di quella colta, garbata, educativa. Una televisione che ha fatto scuola, basta vedere quanti talk show ispirati ai tappeti volanti (e non solo) di Rispoli ci sono negli attuali palinsesti. Ma la tv di oggi sembra avere dimenticato il grande autore e conduttore, soprattutto la sua Rai. Ed è per questo che Mariano Sabatini, giornalista e suo storico collaboratore, ha voluto dedicargli un libro, “Ma che belle parole! Luciano Rispoli, il fascino discreto della radio e della Tv”, edito da Vallecchi.
«L’ho scritto perché era giusto ricordare una carriera esorbitante come quella di Rispoli che ha lasciato una rendita di rispetto, simpatia e stima nel pubblico. Rispoli è presente nella memoria collettiva, mentre non lo è nella riconoscenza e nella considerazione dei dirigenti Rai». Sabatini ce l’ha con viale Mazzini, colpevole di avere dimenticato uno dei suoi volti storici e autore di alcune tra le più belle pagine di tv. «Luciano Rispoli ha inventato il talk show in Italia. Nel libro cito un articolo del Radiocorriere in cui “L’ospite delle due” viene definito un talk show. Poi Maurizio Costanzo su questo ci ha giocato tutta la vita, ma il primo talk italiano è stato quello di Luciano con ospiti tipo Ingrid Bergman, Amedeo Nazzari, Macario, un giovanissimo Dario Argento che si raccontavano tra pubblico e privato. E ancora ha inventato il pranzo in tv prima di Maria Latella, con il suo dinner show del 1983. Senza contare “Parola mia” con cui ha contribuito a divulgare la lingua italiana e dove ha furoreggiato parlando di etimologia, modi di dire, letteratura e facendo diventare una star assoluta della tv un accademico con professor Gian Luigi Beccaria».
Sabatini continua con un lungo elenco che tocca anche “La corrida” (poi portata al successo da Corrado) al Bandiera gialla di Renzo Arbore, fino al programma radiofonico “Chiamare Roma 3131”. E ciononostante da parte della Rai solo silenzio. «Hanno dedicato studi a Fabrizio Frizzi, Raffaella Carrà, a tanti altri anche che meritavano sicuramente meno di Rispoli. A lui nulla. L’attuale direttore Roberto Sergio guidava la radio quando andai ospite a “Viva Raiplay”. Fiorello ebbe una geniale idea: dedicare a Rispoli la sala di via Asiago. Ma Sergio non ha mai dato seguito alla proposta. Ma non solo: né della sua morte né per ill 90esimo anniversario della nascita gli è stata dedicata una puntata di Techetechetè».
Prima che collaboratore di Rispoli, Sabatini è stato il suo fan numero uno. «Avevo 14 anni e guardavo “Parola mia”. Cominciai a scrivere lettere per dire quanto fosse bravo. Vedevo in tv questo omino piccolino, con gli occhiali da professore. Mi compravo tutti i libri che consigliava. Queste lettere le mandavo a Maurizio Costanzo, Gigi Marzullo, Claudio Sabelli Fioretti, che sosteneva fossero false e fosse lo stesso Rispoli a firmarsi Mariano Sabatini. Quando diventai giornalista del Tempo chiesi di poterlo intervistare. Nella mia carriera ho intervistato Brad Pitt, Richard Gere, Michelle Pfeiffer, ma Rispoli è stata l’emozione più grande. Lui riconobbe il mio nome e mi invitò al Tappeto volante per fare vedere a Sabelli Fioretti che esistevo. Mi ritrovai sul divano con Catherine Spaak e Walter Veltroni. Da quel momento gli sono rimasto fedele amico e collaboratore fino alla fine. Nel 2002 sono anche riuscito a firmare con lui la riedizione di Parola mia. Lui avrebbe continuato a lavorare fino alla fine, aveva pronta una rubrica per Unomattina con interviste ai grandi vecchi, da Eugenio Scalfari a Giorgio Albertazzi, a Rita Levi Montalcini. Ma non glielo hanno consentito».