Paola Barale: «Dopo i 50 anni siamo nel pieno della vita: perché dobbiamo sentirci sbagliate?»
La conduttrice e attrice ha presentato al festival di Dolianova il suo libro dedicato alla menopausa
Regina della tv, icona di stile ed eleganza - quante ragazze negli anni Novanta si presentavano dal parrucchiere con la sua foto -, bellezza da calendario. Paola Barale ha segnato un’epoca. I suoi look, i suoi outfit hanno lasciato il segno. Uno stile unico ed eterno che oggi è riuscita a trasferire nella sua ultima fatica: un libro, “Non è poi la fine del mondo. Il potere della fragilità”, edito da Sperling & Kupfer, che giovedì ha presentato allo Street Books di Dolianova insieme ad Andrea Pinna, ovvero LeperlediPinna, con cui lei aveva condiviso l’avventura di “Pechino Express”.
Paola, nel libro parla di menopausa. Lo fa con sincerità e ironia. Cosa l’ha spinta a raccontare questa fase della vita?
«È arrivata l’ora di sfatare un tabù, di allontanarci da certi preconcetti, pregiudizi. Il libro tratta di cose normali perché è una fase normale della vita. Lo dico sempre: l’alternativa sarebbe assai peggiore. Io comunque parto dalla menopausa, ma lo scopo del libro è quello di approcciarsi alla vita in modo diverso».
Esiste una ricetta?
«Io non voglio insegnare niente a nessuno, ma non possiamo più rimanere incollati a pregiudizi che ci limitano. È assurdo che ancora adesso ci facciamo problemi dove non ci sono. Faccio sempre l’esempio dell’occhio: dopo i 40 anni cala la vista, è fisiologico, se tutti rifiutassimo gli occhiali il mondo non sarebbe lo stesso. Una volta la vita media era intorno ai 50 anni, oggi si è allungata: non possiamo passare un terzo della vita sentendoci sbagliate».
È un problema solo femminile?
«È un problema di noi donne perché ci fanno sentire sbagliate. Sicuramente la menopausa è una situazione invalidante per tante cose. Anche il raffreddore lo è, ma ti curi. Oggi ci sono i mezzi e i metodi per vivere al meglio questa fase, per rendere la vita normale. Ma voglio precisare che non è un libro per sole donne, perché ogni donna ha a che fare con gli uomini: è mamma, sorella, moglie, amante. Se ci deve essere un cambiamento deve passare anche per gli uomini».
Il suo è un libro femminista?
«No, perché non lo sono io. Sono sicuramente una che rivendica diritti ma non che lotta contro l’uomo. È un libro che parla di libertà, che fa capire che ci sono vie di uscita e soluzioni. A una certa età noi donne dobbiamo accettare la menopausa. Ma solo se sappiamo di poterla affrontare riusciamo a reagire».
Il suo libro è anche diventato una mozione di legge.
«Ha ispirato una mozione di legge attraverso Martina Semenzato, presidente della commissione di inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere. Proprio l’altro giorno l’onorevole mi ha chiamata per informarmi che nascerà un gruppo interparlamentare, a cui prendono parte tutti gli schieramenti, ma anche esperti, medici, giornalisti, con lo scopo di supportare e prendere in considerazione questa fase della vita. Perché oggi una donna a 50 anni è nel pieno della vita: è mamma, moglie, amante, lavora».
Nel suo lavoro si è mai sentita discriminata per l’età?
«Se ci sono una Barale di 35 anni e una della mia età prendono la prima, ma posso anche capirli. Questo succede non solo nel mio lavoro. Ma proprio per questo, senza diventare vittime di noi stesse e rincorrere la giovinezza, dobbiamo affrontare la menopausa. Perché, per quanto mi possa allenare, mangiare sano, di anni non ne ho 35 ma 57 e voglio viverli al meglio. Averne consapevolezza è l’appagamento più grande».
Come vede la tv di oggi?
«Non ne guardo tanta, ma la colpa non è solo della tv. Oggi non c’è più l’intrattenimento di una volta. Io non amo il gossip e preferisco le serie. Anche se ultimamente mi ha stupito essermi appassionata a un programma, “Temptation island”, che non mi appartiene. Io lo vedo come un esperimento sociologico».
L’anno scorso ha girato il mondo con le Iene per affrontare temi come la maternità surrogata, il turismo sessuale.
«Partirei tutti i giorni con le Iene, anzi ringrazio Gaston Zama che mi propone sempre dei bei temi. Ancora oggi la tv è fondamentale, entra nelle cucine di tutti, anche dove non c’è il wi-fi. La tv ha un compito molto importante e le Iene è un programma che ti permette di raccontare certe verità e conoscere situazioni. Spero di ripartire presto».
Quanto manca alla tv di oggi Maurizio Costanzo?
«Ultimamente lo vedevo poco, solo quando andavo nel suo show. Mi fa strano pensare che uno che è stato così grande non ci sia più. Sarebbe carino rimandare in onda i vecchi Costanzo show, le grandi interviste: erano uno spaccato dell’Italia».
Come è andata a Dolianova?
«Oltre al fatto che si mangia e si beve da Dio, mi è piaciuto tanto questo festival. Mi ha chiamata Andrea Pinna che non vedevo da tempo ed è stato bellissimo ritrovarsi su quel palco. Era come se ci fossimo visti il giorno prima: stessa confidenza, stessa ironia. Andrea è stato uno dei regali di Pechino Express, anche se - glielo rinfaccio sempre- è stato lui a farmi uscire».
Il legame con la Sardegna?
«Ne sono stata una grande frequentatrice in passato. E proprio con Andrea e altri due amici abbiamo fatto il giro di tutta l’isola. Sono atterrata a Cagliari e abbiamo attraversato anche l’entroterra. Della Sardegna amo tutto: il mare, il cibo, la gente».
Cosa c’è dopo l’estate?
«Di tv nulla. Ma c’è il teatro con lo spettacolo “Tris di cuori” con Simone Montedoro, Mauro Conte e Ilaria Canalini. Interpreto Maria Teresa, che ha due mariti ma non riesce a scegliere. Affrontiamo in forma ironica il tema delle relazioni, del tradimento. Oggi c’è difficoltà a portare avanti una storia. È raro trovare persone che stanno assieme da tempo. Vero che prima si tendeva ad aggiustare, ma oggi si butta via subito tutto. Io intendo le relazioni come un viaggio meraviglioso, un regalo. Ovvio, se trovi la persona giusta, ma oggi è impossibile...»
Sicura?
«Io non la sto cercando, ma se dovesse arrivare la porta è aperta. Con calma, però. Nel frattempo voglio divertirmi».