La Nuova Sardegna

L’intervista

Sabina Guzzanti: «Il web è gestito dalle multinazionali, dobbiamo lottare per rendere più trasparenti gli algoritmi»

di Alessandro Pirina
Sabina Guzzanti: «Il web è gestito dalle multinazionali, dobbiamo lottare per rendere più trasparenti gli algoritmi»

L’attrice sabato 3 agosto a Guspini con il suo spettacolo “Liberidì Liberidà”: «Non è aria per un mio programma in tv: oggi i livelli di censura sono insopportabili»

31 luglio 2024
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Pochi come lei in questi ultimi trent’anni hanno animato la satira politica del nostro Paese. Una scelta spesso pagata cara, anche con messe al bando e show interrotti. Sabato 3 agosto Sabina Guzzanti, con il suo inconfondibile stile che mescola ironia tagliente e critica sociale, sarà a Guspini al festival delle Miniere Montevecchio con il suo spettacolo “Liberidì Liberidà”. Lei vuole parlare solo dello show, lo dice chiaramente: «Non voglio fare l’opinionista». Ma, suo malgrado, è inevitabile che poi l’argomento scivoli sulla attualità e sulla politica di ieri e di oggi.

Sabina, questo suo spettacolo può essere definito uno spazio di libertà assoluta?

«Non esageriamo. È uno spettacolo di satira, una stand up comedy come si dice oggi in cui si fa satira politica prevalentemente intesa in senso ampio. Parliamo di temi come il femminismo, l’intelligenza artificiale».

Nello spettacolo dialoga con Giorgia Meloni ed Elly Schlein.

«Ho scritto tanti monologhi per Propaganda live, mi piacevano, mi sembravano interessanti. Ho preso il meglio di quei discorsi e li ho inseriti in uno tutto intero. Sono io che mi trovo invischiata con loro, sono una sorta di mediatrice culturale».

Alla vera Meloni cosa direbbe?

«Non ne ho idea. Non è questo il punto. Questa è la chiave per fare satira. Non aspiro a parlare con la Meloni, aspiro a parlare con il pubblico».

Oggi come siamo messi a libertà?

«Sono venticinque anni che ripeto le stesse cose, mi sento inutile: è segno che non sono state registrate. In questo Paese la libertà di espressione ha subito una drastica riduzione. E insieme a essa è stato ridimensionato, messo sotto controllo, reso quasi impotente l’intero mondo culturale con tagli, leggi del cavolo, drastica riduzione degli spazi. Negli ultimi trent’anni sono spariti centinaia di teatri, cinema».

A sinistra c’è chi, avendo la destra di Meloni al governo, rimpiange quella di Berlusconi. Si stava meglio quando si stava peggio?

«Sono gli stessi che prima rimpiangevano Andreotti, non mi pare sia più di una battuta, anche un po’ abusata». Però c’è davvero che rimpiange Berlusconi. «Molti a sinistra hanno avuto stima, ammirazione per Berlusconi, tanto che spesso la sinistra con lui ha fatto una politica di alleanza. C’è stata una adesione politica della parte più a destra della sinistra, che è anche tanta. Una ammirazione anche umana per uno che è proprio l’emblema del maschilismo. Il potere di sopraffare, essere scorretto, sgarbato, ma nessuno ti dice niente perché sei Berlusconi. L’avesse fatto un altro gli stessi che lo difendevano l’avrebbero azzannato».

È vero che ha pianto per l’elezione di Elly Schlein?

«Confermo, l’ho votata. È una donna di sinistra. Ma parliamo dello spettacolo».

Ci sarà anche tanta attualità?

«Sarà una chiacchierata divertente con tante parti surreali, comiche. Sarà un discorso più sui principi. Poi, certo potrà scappare qualcosa sulla attualità in senso stretto».

La rete è libertà o rischia di diventare una trappola?

«È la troppa libertà del capitalismo che distrugge la rete. Come al solito è il mercato a essere al di fuori di ogni regola, sono le multinazionali che gestiscono il web a essere fuori legge. Gli algoritmi di tutto il sistema non sono trasparenti. Non abbiamo la possibilità di verificare, abbiamo la certezza che li manipolino. Dobbiamo portare avanti la battaglia perché siano trasparenti i sistemi. Altrimenti non ne usciamo fuori, diventa distruttiva».

Il suoi giudizio sui social?

«Non mi pare abbiano introdotto molti elementi positivi: disgregazione, solitudine, rabbia. Alla fine la possibilità di incidere è diminuita. Se scendi in piazza è un conto, se metti un cuoricino un altro».

Il suo rapporto con i social?

«Li uso solo per fare promozione, per diffondere informazione. Perché già se li utilizzi come influencer è più inutile. Stai comunque elaborando per una multinazionale, stai portando elementi di schiavitù. Alla fine porti soldi a una multinazionale che poi li usa contro di te».

Prima un nuovo libro o un nuovo film?

«Un film. La maggior parte di quelli che avrei voluto fare non li ho fatti, ma alla fine sono riuscita a realizzarne sette. L’ultimo tre anni fa, sotto il Covid. Per il prossimo sono in una fase di studio-ricerca».

E la tv? Solo Propaganda?

«Con Propaganda mi piace collaborare, è uno spazio libero per ora. Un programma mio? Non è aria, non mi interessa. Oggi livelli di censura sono insopportabili».

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