Musica, grafica, pittura: la nuova vita della carta
A Cagliari e Nuoro l’artista-tipografo americano Gino Robair. Laboratori e concerti, sul palco si stampano spartiti da suonare
Vivere la carta, produrla con le proprie mani, stamparla, dipingerla, infine suonarla su un palco come uno spartito. Gino Robair, musicista e performer californiano, 61enne, racconta un mondo che si immagina ormai marginale, restituendogli vita ed energia. Artigianato creativo quando e dove ormai sembra esserci posto solo per l’intelligenza artificiale. L’artista-tipografo americano ha trascorso dieci giorni in Sardegna, tra Cagliari e Nuoro, impegnato in laboratori creativi con le scuole e concerti sorprendenti accompagnato sul palco da maestri cartai e musicisti improvvisatori. L’ultimo, domenica scorsa nell’auditorium dell’Isre, a Nuoro, ha ottenuto un successo oltre ogni aspettativa degli organizzatori – l’associazione culturale Intermezzo – trattandosi di un progetto (il nome è “Radical divination”) d’avanguardia e non di facile consumo. Comunque chiaro il messaggio: l’era della carta non è finita.
Dal 2018, Gino Robair sviluppa tecniche di stampa tipografica per trasformare quella che normalmente è considerata una pratica artigianale in una forma d'arte performativa. «Applicando il concetto di musica contemporanea alla macchina da stampa, emergono nuove prospettive sugli strumenti e sui materiali – dice –. Operazioni casuali, strutture basate sul gioco e suggerimenti testuali vengono utilizzati come processi generativi che espandono il linguaggio della stampa in contesti compositivi e di improvvisazione».
La ricerca più recente di Robair riguarda la stampa tipografica come generatore di partiture musicali in tempo reale. Esattamente il progetto “Radical divination” che è stato presentato in Sardegna, nei concerti di Cagliari e Nuoro. Si tratta di stabilire un sistema di feedback all’interno di una performance in cui l’output della stampante viene reintrodotto come input per gli artisti. In pratica, nella sala da concerto si una relazione tra stampatori, musicisti e anche il pubblico presente. Ad esempio, la stampante tipografica utilizza operazioni basate sul caso per determinare quali blocchi stampare, dove posizionarli sul piano di stampa e quali colori utilizzare. Quindi, le stampe vengono appese affinché i musicisti possano interpretarle come spartiti grafici.
Dell’esperienza in Sardegna, soprattutto quella nuorese, restano l’emozione di un concerto di grande tensione creativa – sul palco dell’Isre con Gino Robair (direzione e cartaio), Stefania Pretti (cartaia), Silvia Corda (pianoforte), Simon Balestrazzi (oggetti sonori ed elettronica, Adriano Orrù (contrabbasso) e Roberto Migoni (percussioni) – e soprattutto l’esperienza straordinaria dei laboratori creativi: uno musicale con i bambini della scuola materna Guiso Gallisai, l’altro un vero corso di formazione per la fabbricazione della carta con le proprie mani.
Carta riciclata, prima di tutto, perché il processo deve essere rispettoso dell’ambiente. Come in cucina, lo strumento principale per la fabbricazione della carta è un piccolo frullatore domestico da utilizzare per produrre una “pasta” dai ritagli di carta mescolati con l’acqua. A quel punto si formano i fogli utilizzando uno stampo con una cornice, quindi i fogli si asciugano con panni di stoffa. Sarà anche possibile personalizzarli con l’aggiunta di petali di fiori e altri materiali organici per aggiungere colore e consistenza alla carta. Non ci sono note, ma grafici da interpretare e improvvisare in musica. Tutto molto facile, tutto molto naturale. L’ambiente esterno, infatti, influenza molto il processo che porta alla produzione della carta fatta a mano. Il freddo, il caldo, l’umidità, sono tutti elementi che definiscono la vita della carta, la sua diversità e unicità. Per questo tra il cartaio e i materiali utilizzati ci sono dialogo e interazione.
Il concerto è il momento più alto di questo processo produttivo, con la carta che diventa “conduttore” artistico o essa stessa opera d’arte. Sembra complicato, ma in realtà è tutto molto naturale: sul palco i cartai, ispirati da suoni e rumori d’ambiente, creano pagine di spartiti che i musicisti suonano. Alla fine, i cartai e gli artisti sul palco ma anche il pubblico in sala vivono, vedono, ascoltano e interpretano la performance sulla base della propria conoscenza ed esperienza con la materia e la relazione che hanno con essa. Un cerchio perfetto, di carta naturalmente.
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