Tanto amore e pochi temi sociali: ecco i brani in gara a Sanremo
Tony Effe cita Califano, Cristicchi parla di Alzheimer, The Kolors sarà il nuovo tormentone
La musica di Sanremo torna a essere più leggera che mai, almeno sul fronte dei temi affrontati dai brani in gara. Dal preascolto delle 30 canzoni che si contenderanno la 75esima edizione targata Carlo Conti, infatti, il festival risulta sicuramente “spogliato” – o comunque ne vede ridotta sensibilmente – della presenza di temi sociali o da prima pagina, a favore di un bouquet che spazia dall’amore, in tutte le sue declinazioni, all’introspezione che porta con sé le fragilità, le insicurezze ma anche le speranze che caratterizzano questi tempi.
In quest’ottica approda sul palco dell’Ariston il dualismo tra i due rapper-influencer per eccellenza: Tony Effe e Fedez. Nessun dissing però, con il primo che porta a Sanremo un brano, “Damme’na mano”, incentrato sull’amore per una donna, per una madre, per la sua città, Roma, con tanto di ritornello in romanesco e citazione di Franco Califano: “Ma di noi cosa direbbe Califano, che è durato troppo poco”. Mentre è più inquieto Fedez, che nel suo pezzo, “Battito”, dà spazio alla sua storia recente fatta di montagne russe emotive, psicologiche e matrimoniali sempre a favore di social.
Racconta l’amore anche Brunori Sas. Il cantautore cosentino dedica la sua “L’albero delle noci”, alla figlia, con una dichiarazione d’amore dalle corde poetiche: “Conosco benissimo le dimensioni del mio cuore, e posso navigare anche in assenza di stella polare”. A capovolgere la prospettiva è Simone Cristicchi, che nel suo “Quando sarai piccola” condensa tutto l’amore di un figlio per una madre alle prese con l’Alzheimer. Francesco Gabbani con”Viva la vita” mette da parte i testi ipercitazionisti, per esibirsi in una esaltazione incondizionata della vita con un brano destinato a entrare in testa fin dal primo ascolto.
Tornano a ripercorrere le strade già percorse l’anno scorso Clara, con “Febbre”, e Rose Villain, con “Fuorilegge”. Entrambi i brani, arricchiti da passaggi orchestrali, virano poi su ritmi sospesi tra pop e rap. Lucio Corsi porta all’Ariston il pezzo più introspettivo, con quel “Volevo essere un duro” in cui passa in rassegna, non senza punte d’autoironia, il suo essere “normale” condensato in una chiusa sussurrata appena: “Non sono altro che Lucio”. La “quota critica sociale” è invece ad appannaggio dei brani di Willie Peyote, con “Grazie ma no grazie”, in cui richiama le piazze e i manganelli; e Rocco Hunt, che con “Mille vote ancora” racconta con inflessi napoletani le difficoltà di chi è cresciuto per strada e certe cose le porta dentro di sé per sempre. L’amore maturo di una coppia alle prese con i bivi della vita è il filo conduttore del brano “Se ti innamori muori” di Noemi. La voce potente di Irama, con il brano “Lentamente”, e le vocali incredibilmente aperte di Rkomi, con “Il ritmo delle cose”, rischiano invece l’effetto del “già sentito”.
Altri brani attesi sono quelli di Giorgia, “La cura per me”, che tra note e impressionanti fioriture vocali racconta di una donna che supera “la paura di restare sola”; e Achille Lauro, che con “Incoscienti giovani” porta un brano diverso rispetto a quelli presentati in passato, proponendo un pezzo più melodico con una deliziosa punta di sax. A confermarsi re della disco sono i The Kolors, che con la loro “Tu con chi fai l’amore” promettono di trasformare l’Ariston in una spiaggia di Mikonos o Portorico, prenotando un posto in cima alle classifiche dell’estate. Canzoni interessantissime anche per i due “senatori”, Marcella Bella con “Pelle diamante”, che racconta di una donna “forte, tosta, indipendente’; e Massimo Ranieri, che con “Tra le mani un cuore” ci ricorda l’importanza di accogliere l’amore in qualsiasi forma esso si presenti.
I ritmi latineggianti in un mix italo-inglese-napoletano invece per Serena Brancale con “Anema e core”; mentre più techno la canzone “Amarcord” di Sarah Toscano che nel suo pezzo cita la divina Edith Piaf. Inquietudine invece per i brani di Emis Killa, che in “Demoni” racconta di “baci che sanno di Fentanyl”; e determinazione in Elodie, con la sua “Dimenticarsi alle 7”. Per la terza volta al Festival, i Coma Cose hanno optato per un brano, “Cuoricini”, che racchiude la frustrazione delle nuove forme di comunicazione spesso “sacrificate” da emoticon, come i cuoricini appunto, dietro le quali celare brutte notizie ed errori: “Tolgono il gusto di sbagliare”.
Un intro melodico di chitarra è il tratto distintivo del brano “Balorda nostalgia” di Olly, per una ballad romantica dedicata a un amore finito. “Sta vita non è vita senza te”. Richiami alle sonorità degli anni’60 invece per Joan Thiele con “Eco”, tra un intro western e un bang bang woo sussurrato. Tornano due anni dopo al festival i Modà con ”Non ti dimentico”, un brano in pieno stile Modà che richiama a sonorità un po’ superate probabilmente, ma sempre care agli estimatori del gruppo milanese. A chiudere il lungo elenco sono Gaia, destinata a diventare la regina delle stories di Instagram con il tormentone “Chiamo io chiami tu, chiami tu”; la “Tana del granchio” di Bresh, che profuma d’estati e di amori lontani; Francesca Michielin, che con la sua “Fango in paradiso” canta le ripercussioni emotive di un amore finito; e infine Shablo (con Guè, Joshua e Tormento) portano all’Ariston “La mia parola”, il brano più urban della kermesse.