Vindice Lecis annuncia l’ultimo romanzo: «A marzo esce “La rivolta”»
L’autore sassarese: «La Sardegna è ispirante ma bisogna evitare le mitizzazioni che falsificano i fatti»
«Signor Vi’ le ho portato la spremuta, al solito no?», al bar Attilio, in viale Umberto, a Sassari, in un tavolino appartato Vindice Lecis parla di storia, di Togliatti e di giudici della Sardegna. Gli occhi cerulei si infiammano di entusiasmo nell’elencare personaggi inventati e personaggi realmente esistiti che popolano i suoi romanzi.
Ne ha scritti diciannove, ed è attento a non dimenticare alcun titolo, non per superbia ma per sana passione. Quella che lo porterà ad arricchire ulteriormente la sua bibliografia nel corso del 2025. A Marzo è prevista l’uscita per Condaghes di “La Rivolta”, sequel del romanzo “La conquista” (2020), ambientato nel biennio 1326-27 ai tempi della vittoria dei catalani-aragonesi su Pisa in Sardegna. Ma a fine anno è previsto anche un secondo libro, “Patriotas”, sempre per l’editore Condaghes, che invece fa un balzo in avanti sino a fine ’700 durante la repressione dei moti antifeudali e giacobini. È il seguito di “L’Alternos. Il romanzo della sarda rivoluzione” (2024) che ancora si trova nelle vetrine delle librerie dell’isola.
Dopo una vita da cronista, inviato e caporedattore alla Nuova Sardegna e nei giornali del gruppo l’Espresso, Vindice Lecis ha cominciato a girare l’isola come romanziere. Le sue peripezie mettono sempre al centro l’isola. «La Sardegna è oltremodo ispirante, ma bisogna uscire da certe immagini stereotipate – spiega –. Non c’è bisogno di mitizzazioni che finiscono per falsificare gli eventi. Io? Cerco di far dialogare la storia con personaggi anche di fantasia, ma prima di tutto ricostruisco epoche e atmosfere con acribia archivistica, come dice Lukács. Lo trovo divertente, e così diventano romanzi identitari».
Di solito per esaltare un autore si citano i suoi numeri, e in questo caso Vindice Lecis conta su oltre trentamila copie vendute, due rappresentazioni teatrali e circa cinquecento presentazioni di libri al pubblico messe in fila dall’esordio del 2003. Da quando dalla carta stampata dei quotidiani passava alle pagine dei libri, e fino a quando poi una volta in pensione si è potuto dedicare interamente all’attività da romanziere. «Bisogna essere precisi, i lettori sono attenti», puntualizza Lecis. Un po’ come funziona nei gialli, dove gli appassionati ormai conoscono bene i meccanismi degli investigatori, qui si ha a che fare con chi si ciba di fatti storici. Nella galleria fotografica del suo cellulare, l’autore infatti ha numerosi documenti di archivio. «Nel romanzo non si deve vedere la fatica dello studio, però quest’ultima ci dev’essere eccome».
Si diverte, Vindice Lecis, lo ripete ma non ci sarebbe bisogno perché lo si nota dal largo sorriso che fa ogni volta che risponde alle domande su luoghi e personaggi. In proposito, «i miei preferiti? Non saprei, forse i giudici sardi del medioevo, ognuno con le sue vicende», poi «per Hospitone ho studiato molto», a capo dei sardi barbaricini nel VI secolo durante gli scontri con i bizantini, il politico «Giovanni Maria Angioy», e «Gioacchino Mundula», rivoluzionario al tempo dei Savoia. «La storia sarda è molto ricca», conferma, e cita l’ultimo personaggio di cui ha scritto, che è Enrico Berlinguer, per la pubblicazione uscita con La Nuova proprio a fine 2024. Ora è al lavoro sulle ultime bozze dei due romanzi che cattureranno i lettori nei prossimi mesi.